Corrado Formigli: "A Piazzapulita raccontiamo l'Italia che vuole cambiare"
"Ci sono stati contatti con Mediaset, che ha mostrato interesse per la squadra di Piazzapulita" svela il giornalista
Un lunedì televisivo così affollato non si vedeva da anni. “Ce n’è per tutti i gusti” e mai frase più azzeccata. Soprattutto per i patiti dell’informazione, che avranno un bel da fare per distreggiarsi tra talk, analisi e collegamenti vari. Torna in pista anche Corrado Formigli, che da questa sera torna al timone di Piazzapulita, in diretta in prima serata su La7. Panorama.it lo ha raggiunto telefonicamente in redazione, dove si lavora freneticamente per incastrare tutti i pezzi della prima puntata. “Il nostro obiettivo? Stare sui fatti in maniera quasi ossessiva per quaranta puntate”, spiega alla vigilia di un esordio decisamente caldo.
Sarà un esordio bollente, quello di stasera: sul piatto della puntata, c’è la prima riunione della Giunta delle elezioni al Senato, che dovrà decidere sulla decadenza di Berlusconi.
E’ una giornata cruciale, dunque tratteremo la prima puntata come uno speciale: ruoterà tutta attorno alla figura di Silvio Berlusconi e a ciò che accade in Giunta. E assieme ad alcuni analisti top cercheremo di capirne di più sul tema della decadenza.
Il format resta immutato o ci saranno delle novità?
La novità è soprattutto dal punto di vista di linea editoriale. Viviamo in un paese in cui il futuro, di fatto, è stato abolito: per moltissimi giovani non c’è più il desiderio, la speranza, l’utopia. Raccontare solo gli effetti del declino, le aziende che chiudono o gli imprenditori che si suicidano, non basta più: bisogna continuare a criticare questo sistema e questa classe politica incapace di cambiare le cose, ma anche dare spazio a quelle persone – tra cui tanti giovani eroi - che hanno una visione di come far ripartire il paese ma sono schiacciati da un sistema corrotto e immobile.
Un Formigli tendenza buonismo, insomma.
No, anzi. Io odio il buonismo e la tivù rassicurante, ma raccontare chi ha un’idea su come arrivare a domani e salvare il paese ci sembra un dovere.
Quanto alla linea editoriale, l’arrivo di Cairo ha cambiato qualcosa?
Piazzapulita è andato bene e continua sulla sua strada: abbiamo la nostra autonomia editoriale e Cairo non è intervenuto su questo piano.
Televisivamente parlando, la serata del lunedì è assai affollata. Vi siete prefissati un obiettivo di ascolti?
Siamo passati dal 5,5% di media del primo anno al 6,5% dello scorso, ma obiettivi non ce ne diamo perché è difficile stabilirne uno. E’ l’anno più duro visto il quadro competitivo esasperato. Tutte le reti hanno un’offerta identitaria forte: Rai Uno e Canale 5 hanno le fiction, Rai Due punta su Pechino Express, Rai Tre ha Diacona e poi la Gabanelli, Rete 4 Del Debbio e Italia 1 Colorado. Tre programmi d’informazione in prima serata è un fatto senza precedenti nella tivù italiana. Noi punteremo sull’attualità in modo forte, coniugando lo stare sui fatti in maniera quasi ossessiva – con prodotti freschissimi e attualissimi – con livelli d’inchiesta alti.
Ma consideri il tuo vero competitor diretto Presa diretta o Quinta Colonna?
Rai Tre ha un pubblico più simile al nostro, ma non sottovaluterei le affinità con Del Debbio che con la diretta mette in scena la realtà e ha una temperatura in studio più paragonabile alla nostra. Il pubblico ormai è molto mobile, i target s’incrociano: detto questo, la cosa più importante non è tanto guardare cosa fanno gli altri ma cosa facciamo noi.
A giugno si è parlato molto di un tuo possibile passaggio a Mediaset: fantasie da telemercato o ci sono stati realmente dei contatti?
Non nascondo il fatto che ci siano stati dei contatti con Mediaset, che ha mostrato molto interesse per il nostro gruppo e la squadra di Piazzapulita. Questo per me è un fatto molto positivo, perché ha dimostrato che siamo sul mercato e che siamo percepiti come un programma indipendente, che guarda ad un pubblico trasversale. I contatti ci sono stati, dopodichè la nostra scelta è stata quella di rimanere a La7, dove, a mio parere, ci sono i migliori professionisti dell’informazione italiana.
La7 quest’anno punterà molto (o tutto) sul talk politico in prima serata: oltre a te, scendono in campo Lilli Gruber, Santoro e la new entry Paragone. Non c’è un rischio bulimia da informazione?
Viviamo in maniera nevrotica sugli eventi: non sappiamo quando andremo a votare, chi ci governerà e chi saranno i futuri leaders. Questo vivere alla giornata ha incrementato il talk, che ha costi non eccessivi e rendono perché in Italia c’è una frenesia sull’attualità. E’ chiaro che l’affollamento di talk è un fatto preoccupante per noi, soprattutto perché gli ospiti sono sempre quelli. Questo dovrà spingerci ad una ricerca sui linguaggi più esasperata.
A proposito di ospiti, chi ti piacerebbe avere nel salotto di Piazzapulita?
Ovviamente Berlusconi, che m’interessa più da un punto di vista umano che politico: il dramma di un grande leader, comunque lo si giudichi – e noi siamo sempre stati molto severi con lui – è interessante da analizzare. Siamo ad un passaggio epocale e lo vorrei intervistare per capire come sta vivendo questo momento, come passa le sue giornate e soprattutto chi gli è davvero amico adesso.
Analizzando Piazzapulita, un blog di tivù ha scritto che gli ospiti qualche volta ti maltrattano. Ti riconosci in questa descrizione?
Beh, spesso mi fanno la critica opposta, dicendo che sono io che non tratto bene gli ospiti. Per esempio, i Cinque Stelle sono molto arrabbiati con noi perché dicono che abbiamo maltrattato Morra quando è venuto da noi e altri ospiti se ne sono andati sbattendo la porta arrabbiatissimi. Quando si è dentro ad un talk, a volte si è duri a volte meno.
Chiudiamo con una curiosità: come sono i rapporti con Michele Santoro, dopo gli screzi del passato?
(ride) Buoni. Ci siamo incontrati e ci siamo parlati. Tutto a posto.