Quando nel 1991 Dallas chiude i battenti dopo 13 anni di onorata carriera, la sensazione è che ormai abbia fatto il suo corso e che il panorama televisivo contemporaneo sia andato troppo avanti perché ci sia ancora spazio per la saga della facoltosa famiglia Ewing (gente che fa quattrini a palate con il petrolio e il bestiame).
Invece eccola ritornare in grande stile: i primi due episodi della nuova serie hanno debuttato ieri sera negli Stati Uniti riprendendo la storia più o meno là dove l’avevamo abbandonata. Il nuovo Dallas non è infatti un reboot, bensì una vera e propria continuazione. Tornano pure gli storici interpreti Larry Hagman (J. R. Ewing), Linda Gray (Sue Ellen Ewing) e Patrick Duffy (Bobby Ewing).
Per il momento sono previsti 10 episodi; prima di continuare è fondamentale capire il responso di pubblico e critica. Mentre nel primo caso ancora mancano dati certi, nel secondo possiamo già tirare le somme: la media dei voti è sopra la sufficienza, ma siamo decisamente lontani dalle produzioni televisive più blasonate del momento (Il trono di spade, per esempio, ma anche Mad Men e Homeland).
Altro elemento interessante: i critici televisivi sono divisi. Tra gli entusiasti ci sono Ken Tucker di Entertainment Weekly (“Dallas ha una trama solida, ottimi dialoghi e colpi di scena che girano lisci come l’olio”) e Brian Lowry di Variety (“È esattamente come dovrebbe essere: capace di non accontentarsi di un doppio gioco quando puoi averne uno triplo”).
Non tutti sono però convinti: il Miami Herald, per bocca di Glenn Garvin, osserva che “il nuovo Dallas è una consapevole sagra del trash, con infinite sequele di tradimenti, scontri, riconciliazioni e ancora tradimenti”.
USA Today e l’Hollywood Reporter ci vanno con la mano pesante. Nel primo caso, Robert Bianco scrive che “puoi trovare mummie più fresche di queste reliquie incrostate di fango e che non hanno la minima idea di quanto i loro cervelli siano vuoti”. Tim Goodman dell’Hollywood Reporter è altrettanto severo: “Dallas è terribile… è scritto male, pieno di ovvietà, gli attori sono comici e nessuna di queste cose benefica in alcun modo della regia”.
Ora non resta che attendere il responso del pubblico, quello che davvero conta per il futuro di una serie TV.