Denise Capezza: «I miei sogni tra serie tv, teatro e cinema»
Denise Capezza (Ufficio Stampa)
Televisione

Denise Capezza: «I miei sogni tra serie tv, teatro e cinema»

L'attrice, protagonista del film Cobra non è, del regista Mauro Russo (con il cameo di Elisa e Max Pezzali), in uscita su Amazon Prime Video il 30 aprile, già vista anche in Gomorra, è tra le protagoniste di Baby 3, in uscita su Netflix

Il suo sogno era quello di conquistare i palcoscenici mondiali come étoile di danza classica ma il destino ha scelto per lei un'altra strada, quella della recitazione. Un incidente al ginocchio ha cambiato per sempre la vita di Denise Capezza, la protagonista femminile di Cobra non è, il film di regista Mario Russo disponibile su Amazon Prime Video da giovedì 30 aprile, con la partecipazione di Elisa e Max Pezzali. Dopo una sorprendente parentesi in Turchia – dove ha girato diverse serie di successo – l'attrice napoletana sta macinando un progetto dietro l'altro e dopo aver interpretato la fatale Marinella nella serie tv Gomorra, si prepara a tornare nel controverso ruolo di Natalia nella serie Baby, in uscita su Netflix nei prossimi mesi.

Voleva fare la ballerina, invece è finita sul set a recitare. Quand'è scattato il click e ha deciso di fare l'attrice?

«Nulla accade all'improvviso e nel mio caso è stato un processo lento. Mi dicevano che avevo una mimica forte quando ballavo e inconsciamente mi sono sempre sentita attrice, lo facevo naturalmente e ho provato sin da piccola una grande fascinazione per il cinema».

Poi un indicente al ginocchio ha cambiato i suoi piani.

«Prima del diploma ha avuto un incidente ma sono poi tornata a ballare fino a quando la mia situazione si è aggravata: l'operazione mi ha costretto a stare ferma un anno e in quei mesi è arrivato il punto di svolta. Per lottare contro l'immobilità, mi sono iscritta a un corso di recitazione».

E la passione ha preso il sopravvento.

«La danza è una passione che non ho scelto, la recitazione sì. Mi sono trovata subito a mio agio in teatro e quella è diventata la mia priorità: ho capito che era la mia strada».

Chi è Angela, la protagonista femminile di Cobra non è, disponibile su Amazon Prime Video da oggi?

«Angela è la leader femminile di un gruppo di criminali, una donna forte e felina che riesce a farsi rispettare in un mondo che altrimenti la schiaccerebbe. Ma non si capisce fino in fondo chi è, resta misteriosa: era la fidanzata di Cobra, un rapper sul viale del tramonto».

Dopo dieci anni s'incontrano e cosa capita?

«Lei irrompe nella vita di Cobra e cerca di risolvere il conto in sospeso. Di più non posso dire se non che i personaggi sono pensati per coinvolgere e travolgere chi guarda il film».

In che genere è incasellabile Cobra non è?

«È un pulp, quasi un fumetto che nasce dalla fascinazione di Mauro Russo - alla sua opera prima - per i film di genere, i polizieschi degli anni '70 e '80, ma rivisti con una linea moderna. Non c'è una narrazione realistica, c'è un approccio surreale e folle: per questo il risultato è divertente e ambizioso».

Il film sarebbe dovuto uscire al cinema, ma l'emergenza Coronavirus ha stravolto tutto e, così come molti altri progetti, è uscito su una piattaforma streaming.



«La rivoluzione era già cominciata prima e molti film erano già pensati per essere distribuiti sulle piattaforme, grazie alle quali forse si produce anche più di prima. Il cinema va comunque preservato: la sala è un luogo sacro, il posto dove scatta qualcosa di magico che sul divano non avviene».

Proprio questi giorni si leva il grido di professionisti del cinema, del teatro e della tv: il Governo sembra essersi dimenticato di 250 mila persone che operano in questo settore, ha detto Massimo Ghini.

«Dobbiamo pensare al presente e al futuro degli artisti e delle maestranze. Oggi è fondamentale fare gioco di squadra e urlare che non siamo dei lavoratori di serie b: noi artisti siamo visti come una categoria privilegiata, ma gli artisti ricchi si contano sulle dita di due mani, gli altri campano del proprio lavoro. Vogliamo tornare a girare ma mancano piani per farlo: le risposte concrete servono oggi, non tra tre mesi».

Intanto tra qualche mese uscirà la terza stagione di baby, su Netflix. Come cambia il suo personaggio?

«Natalia avrà un'evoluzione. Il pubblico finalmente capirà qualcosa in più di lei, alcuni lati che non erano ancora emersi».

Come se l'è spiegato il successo della serie, nonostante le critiche feroci?

«ln questa serie più che in altre il reale e le realtà romanzata si mescolano perfettamente e la tematica scabrosa – la prostituzione minorile - si porta dietro il «fascino» del proibito. Ma chi guarda Baby non giudica i protagonisti: si riconosce non nelle scelte dei personaggi ma nella loro inquietudine».

Come ha fatto poco più che ventenne a diventare una star della televisione turca?

«Durante uno dei primi casting che feci, scoprii che cercavano in Italia la protagonista. Feci dei provini in inglese e riuscii a convincerli: in 48 ore preparai delle scene in lingua con l'aiuto di un regista turco che conoscevo, mandai il self tape e mi presero».

I temi delle serie nelle quali ha recitato erano piuttosto forti, dalla prostituzione ai conflitti tra curdi e turchi.

«È stata un'esperienza folle e giravo tra difficoltà enormi non conoscendo la lingua. All'inizio era la co-protagonista, poi al pubblico piacque talmente tanto il personaggio che diventai la protagonista. Sono stata molto popolare, mi chiamavano continuamente per altri film e serie, ho vissuto lì per quattro anni».

Poi è rientrata in Italia: perché?

«Perché venivo vista come l'italiana sexy e i ruoli per me erano sempre quelli della straniera. In più mentre ero lì mi chiamarono per il provino per Gomorra e quell'esperienza pazzesca è stata un incentivo a restare in Italia».

Il dopo Gomorra com'è stato?

«Complicato. Non è mai semplice ricominciare da capo perché niente ti viene riconosciuto in automatico. Per fortuna la danza mi ha insegnato la determinazione».



E poi?

«Disciplina e perseveranza. In più ha formato il mio gusto artistico».

Le manca il teatro?

«Il teatro è la cosa che mi piace di più anche se per destino, e non per scelta, ho fatto poche cose in teatro. Sento esigenza di andare alle radici della recitazione: a teatro si moltiplicano emozioni, sei artefice del tuo destino in scena. In futuro vorrei riportare in scena After the end, un thriller psicologico, con Eduardo Scarpetta (visto ne L'amica geniale)».

È stata diretta da Paolo Sorrentino in uno short movie per Campari. Com'è stato l'incontro con il premio Oscar?

«Fugace ma intenso. È un grande intellettuale ma anche una persona semplice e ironica. Il suo cinema mi ha sempre affascinano e coinvolto: è scontato dire che vorrei girare con lui».

Il suo grande sogno?

«Uscire dai ruoli di outsider e borderline, interpretare un personaggio e restarci dentro, immergermi nel profondo, perché finora ho avuto solo esperienze spezzettate. Voglio incontrare un grande maestro ed esplorare l'inesplorato».

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Francesco Canino