Eleonora Daniele: "Così rivoluziono Storie Italiane"
Intervista alla conduttrice del programma di Rai 1, in onda da lunedì 10 settembre. Il talk di Eleonora Daniele durerà quaranta minuti in più
Inchieste, dibattiti, attualità e interviste ai grandi personaggi dello spettacolo. Da lunedì 10 settembre riapre l’“arena” di Storie Italiane, il programma di Eleonora Daniele che lo scorso anno si è imposta come leader degli ascolti del mattino, con una media del 20% di share. Quest’anno il talk si allunga di mezz’ora, sarà in onda fino alle 11.30, e s’irrobustisce con un nuovo spazio ancora più forte – quasi un format nel format – che la conduttrice anticipa per la prima volta a Panorama.it.
Eleonora, partiamo dalle novità: come cambia Storie Italiane?
La prima parte sarà simile a quella dello scorso anno: manteniamo l’impianto basato su stretta attualità e grandi inchieste, con una finestra live sempre aperta sulle news. La seconda parte sarà invece un “approfondimento dell’approfondimento”: partiamo da una notizia e ne discutiamo in studio, con uno svolgimento molto forte che vedrà fronteggiarsi due schieramenti opposti.
La mezz’ora in più di programma - che si allunga per poi dare la linea a La prova del cuoco - diventa dunque un format nel format?
Sì, abbiamo lavorato molto sul concept, per dare al pubblico qualcosa in più: per questo abbiamo ampliato lo studio, con una nuova scenografia, e toccheremo temi forti per creare un dibattito gustoso. In più ci saranno degli spazi inediti che non posso anticipare.
L’inchiesta è uno degli architravi del tuo programma: lo scorso anno quella sulla prostituzione minorile a Bari, ad esempio, ha fatto molto discutere.
Saremo on the road con una squadra ampliata: vogliamo mostrare l’altra faccia dell’attualità puntando sulle storie vere che raccontano la pancia del paese. Posso anticipare che torneremo a Bari e ci saranno delle importanti novità.
Qual è la forza di Storie Italiane?
Puntare sull’informazione semplice e senza sovrastrutture, andando controcorrente. La nostra forza è il racconto tra le righe, il partire dalle ricerche fatte dalla nostra redazione: andiamo a cercare la notizia prima degli altri. Tanto che le nostre inchieste – spesso poi riprese da altri – hanno fatto smuovere le cose.
Ci anticipi un tema forte che tratterai nelle prime puntate?
Apriremo uno sportello sulle sette: nell’ultimo anno, parlando del caso Michelle Hunziker, ci sono arrivate moltissime mail. Per questo saremo attivi anche via social su questo tema, poi gireremo le segnalazioni alla Polizia e alle comunità anti sette. Non smetteremo di parlare di disabilità, tema che mi sta particolarmente a cuore.
Sei preoccupata per gli ascolti, visto che Quelle brave ragazze ti lascia in eredità il 14% di share, un dato non proprio alto?
La prima settimana è sempre difficile ma carbureremo un po’ alla volta. Anche lo scorso anno siamo partiti bassi e risaliti fino al 20%: l’obiettivo è tornare a quella media.
Hai mezz’ora in più di diretta ma non ritorna Sabato Italiano. Ti mancherà quell’impegno?
Il sabato è stata una sfida importante che tutta la squadra ha portato avanti al meglio: per quanto mi riguarda l’abbiamo vinta. Ora torno a concentrarmi sulla mattina, che è il mio gioiello. Sono felice per Storie Italiane: siamo partiti sette anni fa con un piccolo spazio e ora è diventano un programma solido.
Dunque non l’hai vissuto come un torto?
Perché dovrei? Sono un’aziendalista e mi metto sempre a disposizione dell’azienda che mi ha permesso di crescere: mi piace la conduzione ma amo creare e testare. Lo studio di Storie Italiane, ad esempio, è esattamente come l’ho pensato io: ce l’avevo in mente e vederlo realizzato mi ha dato una grande soddisfazione. Ho la possibilità di mettere a frutto la mia creatività e di questo sono riconoscente alla Rai.
Di Sabato Italiano cosa resta?
Alcune interviste e alcuni dibattiti li riprenderemo la mattina, così come un certo modo di raccontare la cronaca rosa e lo spettacolo. E poi ci sarà l’intervista allo specchio, una volta la settimana, con un personaggio noto.
A Marco Liorni, che sabato 15 debutta con Italia Sì, darai qualche suggerimento?
Non ha bisogno dei miei consigli perché è un grande professionista: ce ne sono pochi in giro come lui.
Ti manca la prima serata?
Per l’idea di tv che ho sviluppato in questi anni, m’intriga di più la seconda serata: la sento più adatta alle mie corde.
Intanto stai scrivendo un libro sull’autismo, partendo dalla storia di tuo fratello Luigi, scomparso nel 2015.
Non sarà un libro autobiografico ma un romanzo. Non è facile e sta avendo un impatto molto forte su di me: partire dall’accettazione di una mancanza, apre ferite profonde.
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