Fabio Pastrello: "Vi racconto i segreti di Temptation Island"
Intervista all'autore del docu-reality di Canale 5, che da vent'anni lavora con i grandi della tv. Lunedì 29 luglio va in onda la penultima puntata del programma
Il gran finale di Temptation Island 2019 è arrivato e si preannuncia bollente. Il docu-reality di Canale 5 si chiude con la “resa dei conti” delle ultime tre coppie in gioco e una doppietta: lunedì 29 luglio andranno in onda i falò di confronto, martedì 30 invece tocca allo speciale “un mese dopo”, per capire se le storie sono proseguite o definitivamente naufragate. Ma cosa dobbiamo aspettarci? Alla vigilia della finalissima, Panorama.it lo ha chiesto a Fabio Pastrello, uno degli autori del programma e firma di punta della tv: a 45 ha infatti collaborato con i più grandi della tv - da Baudo alla De Filippi – e firmato in vent’anni di carriera un “techetechete” di show e reality da annali della televisione italiana.
Fabio, cosa dobbiamo aspettarci dalle ultime due puntate di Temptation Island?
Dei confronti molto caldi. I protagonisti dovranno fare i conti con ribaltamenti inattesi: come accade nella vita, quando sei con i tuoi amici dici “basta, non la perdono”, poi nei faccia a faccia qualcosa cambia. Infatti, i falò sono durati due ore e mezza l’uno e abbiamo finito di girare a notte fonda.
Martedì scatta il momento più atteso, con il gran finale.
Il pubblico vedrà cos’è accaduto un mese dopo: più di qualcosa è cambiato ma non sempre hanno invertito ciò che è successo ai falò.
Temptation è l’ultimo reality della stagione, eppure sbanca gli ascolti. Qual è il segreto del successo?
Invertendo la prospettiva, potrebbe essere il primo reality della stagione. Detto questo, negli altri reality ti devi appassionare a una convivenza forzata o a una privazione, Temptation parla invece di un tema universale in cui ognuno si riconosce: corna, incomprensioni e colpi di fulmine, capitano a tutti. E poi le dinamiche scattano subito e il pubblico, in tv e sui social, è abituato a scelte cotte e mangiate.
L’accusa più frequente, da twittatore medio, è: “Dai, è tutto finto”.
Non ci sono copioni, perché non è un varietà o infotainment, e non c’è manipolazione. A Temptation ogni autore segue una coppia e sa tutto quello che la coppia fa nel villaggio: spesso capiamo dove andranno e cosa faranno prima di loro.
Tradotto, quanto intervenite nella scrittura di una storia?
Quasi sempre chi commenta non sa nemmeno qual è il lavoro di un autore in un docureality. Di fatto osserviamo, desumiamo i contenuti importanti e li montiamo. Ovvio che dovendo ridurre 21 giorni in sei serate, scegliamo come strutturare la puntata e l’arco narrativo da seguire. Ma non c’è nulla di artefatto.
Nemmeno nella storia di Jessica e Andrea che sono entrati in crisi dopo una manciata di ore nel villaggio?
Non abbiamo accelerato i tempi, è accaduto davvero. Essendo montato in corsa, riusciamo a essere accattivanti e performanti. La parte del montaggio in Temptation è importante quanto la registrazione.
Qualche suggerimento ai protagonisti lo date?
Mai. L’unico contatto con loro lo abbiamo io e Raffaella Mennoia, l’altra curatrice del programma, che andiamo a prendere qualche caffè con le fidanzate e fidanzati con uno scopo: capire ciò che accade e fare chiacchiera senza il filtro della telecamera.
A proposito di Jessica e Andrea: sono stati accusati di aver ingannato il programma, cercando solo visibilità.
Era una bufala cresciuta con un effetto valanga e mi dispiace che sia stata messa in giro senza una minima verifica. Detto questo, in tutti quelli che vanno in tv c’è la voglia di farsi vedere, dopo di che noi siamo bravi a distinguere i “furbetti” da chi ha voglia di mettersi in discussione. Per altro, la paura di fare brutta figura spesso prevale sulla voglia di visibilità.
Rispondi di getto: Temptation è trash?
Provocazione: e se il vero trash fossero quelli che su Twitter attaccano i programmi con tweet urlati solo per qualche retweet. In Temptation non c’è nulla di trash: non c’è sesso evidente, non si parla di cose spinte, non vengono mai tirati in ballo minori, non si sentono parolacce. Sono molto più trash certi talk giornalistici.
Tra qualche settimana scattano le registrazioni di Temptation Vip: che coppie dobbiamo aspettarci?
Oltre che per la notorietà, quest’anno abbiamo scelto coppie che hanno qualcosa da raccontare e risolvere.
Sono veri i nomi di Alex Belli e Nathalie Caldonazzo?
Il cast è fatto ma non posso dire nulla. Alcuni nomi sono verosimili, altri non sono mai stati chiamati ma hanno detto di aver sostenuto i provini.
C’è una coppia che vorresti?
Filippo Bisciglia e Pamela Camassa. Ma direbbero di no. (ride)
Perché è stata scelta Alessia Marcuzzi per la conduzione?
Su Alessia non c’è l’ufficialità ma é molto probabile. La scelta della conduzione viene fatta dalla rete e dalla casa di produzione. Se mi chiedono dico la mia: Alessia ha una grande dote, quella di saper ascoltare, ed è empatica. Qui potrebbe mostrare questa sua capacità che io ho testato nella mia vita privata. È credibile e ha una professionalità indiscussa.
Non rischia l’ennesimo confronto a distanza con Simona Ventura, che lo scorso anno condusse Temptation trasformandolo in un piccolo cult?
No, per un fatto semplice: Simona e Alessia hanno conduzioni opposte, stili e gusti diversi. Un confronto sarebbe inutile.
Sarai anche autore di Amici vip?
No. E poi c’è una concomitanza con Temptation Vip e Amici, di cui stiamo facendo i casting.
Come stanno andando i provini di Amici?
Siamo fortunati perché le annate buone richiamano qualità alta. Ed essendo reduci da una stagione di grandi talenti sia nel canto che nel ballo, stiamo vedendo ragazzi bravi e con personalità forti. Ma i provini sono ancora aperti quindi stiamo a vedere.
Amici cambierà collocazione nel serale del 2020?
Per me sarebbe interessante testare un’altra serata ma non sono io che decido. Il sabato è talmente performante che Amici è una sicurezza: catturiamo il pubblico giovane e attivo, con un programma di qualità.
Però i battibecchi e le liti abbondano.
Ma Amici non è la scuola dell’obbligo e nelle scuole capita di peggio. Il rispetto non si è mai perso: i ragazzi vengono redarguiti se esagerano, ai prof viene fatto notare quando superano i limiti. La disciplina e lo studio sono sempre al primo posto.
Voi autori venite accusati di scivolare sul “pongoregolamento”. Riconosci che qualche volta avete esagerato complicando il meccanismo?
È un’accusa che rispedisco al mittente. Non c’è scritto in nessun manuale della tv che ogni puntata deve essere uguale a un’altra e poi le regole sono sempre eque. A mio parare se in 24 settimane di programma proponessimo sempre la stessa cosa, allora saremmo da linciare. Dove sta il negativo se cerchiamo di dare sempre una piccola novità?
Veniamo alla “Pastrello story”. “Guardavo la tv 7 ore al giorno, era un sogno irraggiungibile”, hai detto. A chi devi dire grazie?
Al caso. A 18 anni feci il provino per fare il conduttore, con Sara Ventura. Ero tremendo e inadatto, ma conobbi Lella Pareti, una casting director che mi scelse come suo assistente. Ho fatto di tutto, dal capo figurante, al redattore fino al collaboratore ai testi e poi, a 24 anni, mi ritrovai a fare l’autore tv. Devo dire grazie a Daria Bignardi: mi proposero l’assunzione a Mediaset ma dissi no perché il mio sogno era quello di fare l’autore. Quello stesso giorno incontrai Daria, le raccontai cosa avevo fatto e mi volle come autore di Tempi Moderni.
Nel tuo curriculum c’è anche una trasmissione con Pippo Baudo, Tiramisù.
Fu una scuola incredibile e una volta mi menò quasi. “Chiama il maestro Caruso, ha fatto un taglio alla canzone perché non mi piaceva. Prendi appunti”, mi disse. Lui canta, io scrivo, poi arriva Caruso e quando Baudo mi chiede di canticchiare la canzone, io sbaglio. “Finisce alta”, disse dandomi una manata sulla spalla. Mi ripagò facendomi seguire Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, ospiti di puntata. Finita la registrazione, accompagnai la signora Mondaini al parcheggio e mi disse: “Ti va di fumarti una sigaretta con me?”. Non lo scorderò mai.
Con Paolo Limiti, ingiustamente snobbato dalla critica, come andò?
Feci con lui un quiz musicale. Era un genio, un affabulatore pazzesco. La sua tv era quasi un rotocalco, era la festa portata a casa, con gli ospiti vestiti eleganti anche al pomeriggio. Non era radical chic e per questo è stato snobbato.
A proposito di “senatori della tv”, hai lavorato anche con Michele Guardì.
Arrivai per caso, non avendo mai fatto la tv in diretta. Anche se era una televisione che sentivo lontana, fu una scuola pazzesca. Guardì non mi conosceva ma mi diede molta fiducia, tanto che spesso seguivo lo studio da solo.
Poi arrivò l’epoca dei reality e tu, da Il ristorante al Grande Fratello e La Fattoria, li hai fatti quasi tutti.
Devo molto ad Andrea Palazzo e a Cristiana Farina, che arrivó ad affidarmi il set esterno de La fattoria, in Marocco, dove coordinavo 150 persone. Per altro La fattoria ebbe un grande successo: non capisco perché non venga riproposto.
A La fattoria hai lavorato con Barbara D’Urso.
Con lei ho fatto anche il Gf e l’allora Domenica 5. È una stakanovista e fa molto bene ciò che fa. Nella vita capita che si prendano strade e gusti diversi ed io ho scelto decisamente un’altra direzione.
Il sodalizio con Maria De Filippi, cosa ti ha dato?
Oggi più che mai, il ruolo dell’autore deve matcharsi con la produzione, fondendo la parte creativa con quella organizzativa e questo spesso porta ad essere più realisti del re. Maria invece è concreta, se c’è un’intuizione con lei va realizzata e non centellinata. Mi ha fatto riscoprire il potere all’idea.
C’è qualcosa che il grande pubblico non sa di lei?
Nulla. Lei é così come appare in tv: ha sesto senso e la capacità profonda di analisi. Sa ascoltare e vede oltre. E poi c’è un altro aspetto importante: rispetta sempre il “materiale umano” dei suoi programmi.
Con Paola Perego hai fatto l’infotainament a Vita in diretta.
Paola è una brava persona, cosa non scontata in questo ambiente. Quella Vita in diretta fu ingiustamente accusata: era il primo anno con Il segreto al top che ci massacrava e dava un volavo incredibile a Pomeriggio 5. Spero le facciano rifare La Talpa.
Rispondi di getto: i programmi di prima serata durano troppo?
Sì. Ma oggi i budget sono cambiati e con un programma solo le reti coprono prima e seconda serata. E poi il prime time inizia molto tardi.
Il conduttore con cui vorresti lavorare?
Lorella Cuccarini e Raffaella Carrà. Sono dei miti e vorrei che restassero tali.
C'è un no di cui ti penti?
Nessuno. Ma credo di aver sfruttato male l’esperienza all’estero. È stata formativa ma non sono mai riuscito a giocarmela bene, avrei dovuto essere più umile.
Il grande sogno?
Sanremo. Rosico per non averlo mai fatto. Da qui a dieci anni punto a voltare pagina: fare l’autore mi piace molto ma vorrei cimentarmi con un altro ruolo, magari come coordinatore di contenuti in una casa di produzione o in una rete.
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