Beppe Fiorello: "Modugno, solo io potevo farlo"
Nella fiction Volare, in onda su Rai1, l'attore canta con la sua voce le canzoni di Modugno che nel 1958 vinse il festival di Sanremo e pensa a un tour musicale dedicato al Mimmo nazionale. Sul cinema italiano dice che...
Oggi, Beppe Fiorello è considerato uno degli attori più richiesti della fiction made in Italy. Pur avendo iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo sulle orme di suo fratello, ha saputo costruirsi una carriera propria,dedicandosi alla recitazione. Nel suo curriculum, fiction di grande successo, da Salvo D'acquisto a Il grande Torino a Sarò sempre tuo padre.
Il 18 e il 19 febbraio torna su Rai1 nella miniserie Volare - la storia di Domenico Modugno che racconta la parabola ascendente del grande cantautore dai primi anni giovanili fino al trionfo al Festival di Sanremo del 1958, proprio con la canzone Volare. Panorama.it ha incontrato Beppe Fiorello che svela tutti i particolari sulla fiction, parla del famoso fratello e non nasconde una vena polemica nei confronti del cinema italiano.
E' stato difficile calarsi nel ruolo di Modugno, un monumento della musica internazionale?
Ero consapevole di dover affrontare una delle prove più importanti della mia carriera. Ho studiato canto e per sei mesi ho preso lezioni di chitarra: desideravo avvicinarmi il più possibile al modo di suonare di "Mimmo" per il quale lo strumento musicale sembrava parte integrante del suo corpo. Confesso di aver avuto momenti di crisi, superati grazie all'aiuto del regista Riccardo Milani che mi spingeva a cantare le canzoni di Modugno e ogni volta mi gratificava facendomi capire che io solo avrei potuto essere l'alter ego di Modugno. Alla fine l'ho creduto e ne sono orgoglioso.
Al punto che adesso vuol realizzare un tour musicale con le canzoni di Modugno?
L'idea è stata di mio fratello Rosario: mi ha ascoltato cantare gli eterni brani del Mimmo nazionale e mi ha suggerito un tour teatrale che racconti Modugno dal punto di vista musicale. Mi piacerebbe anche incidere un disco che raccolga tutti i brani più famosi da me interpretati nel rispetto delle versioni originali.
A proposito: suo fratello avrebbe mai scommesso sulle sue potenzialità di attore?
Nessuno della mia famiglia avrebbe mai immaginato che sarei diventato un interprete famoso. Fin da quando io e Rosario eravamo bambini tutti coloro con cui venivamo in contatto, predicevano a Rosario un futuro da mattatore nel mondo dello spettacolo. A me, invece, riservavano un futuro più normale.Solo mio padre credeva fermamente in me.
Anche lei e suo fratello, come Modugno, siete partiti da un piccolo paese del Sud
Questa è una sorta di affinità elettiva che mi ha unito al grande Mimmo: le nostre origini in comune. Io, Rosario e Catena, nostra sorella scrittrice e conduttrice televisiva, siamo partiti da un paesino di provincia e abbiamo fatto una lunga gavetta, dalla radio al teatro alla tv, prima di raggiungere il successo. Anche noi, come il giovane Modugno, eravamo visti come dei perditempo che volevano fare gli artisti, ma siamo stati incoraggiati a rincorrere i nostri sogni.
Conosceva Domenico Modugno?
L'ho amato fin da piccolo grazie a mio padre, appuntato della Guardia di Finanza, che apprezzava le sue canzoni. La preferita era Amara terra mia. Apprezzavo Modugno perchè cantava storie terrene, umane, intrise anche di dolore. Oggi, in una sorta di ideale continuità, ho obbligato mio figlio di sei anni a cantare Vecchio Frac suonandone la musica alla chitarra.
Intanto anche lei andrà al festival di Sanremo. Presenterà solo la fiction?
Sarò ospite per annunciare la miniserie, ma canterò anche un medley di canzoni di Modugno. Le confesso che il palcoscenico dell'Ariston mi incute soggezione, quasi paura, perché non perdona, se uno sbaglia è finita. Ma la vita del grande Mimmo è strettamente legata alla kermesse. Pensi che, nel 1958, quando partecipò e vinse con Volare, durante le prove allargò le braccia cantando il brano. Il regista gli fece notare che così facendo non sarebbe rientrato nell'inquadratura. Ma lui da uomo libero qual era disse che sentiva di fare quel gesto a cui non avrebbe rinunciato.Spiegò che era un gesto di libertà che accompagnava indissolubilmente le parole.
E' vero che, con la sua voce, ha tratto in inganno persino la signora Franca Gandolfi, moglie di Modugno?
Un giorno, prima dell'inizio delle riprese, le feci ascoltare la registrazione del brano Vecchio frac senza dirle che la cantavo io. Lei pensò ad una vecchia incisione del marito, poi rimase impressionata da come ero riuscito ad avvicinarmi al suo modo di cantare. E' stata la mia più grande gratificazione.
Intanto Volare è una delle poche fiction che non si conclude drammaticamente con la sua morte in scena
Me lo ha fatto notare Rosario. Finalmente, mi ha detto, fai qualcosa di diverso. Infatti Volare è un prodotto con atmosfere da commedia che racconta l'Italia di fine anni '50 alla vigilia del boom economico e la grande storia d'amore del giovane Modugno con Franca Gandolfi, interpretata da Kasia Smutniak. Proprio in quest'ottica, la vicenda termina nel 1958 con la vittoria di Mimmo a Sanremo. La parte della malattia, del dolore e della sofferenza l'abbiamo lasciata all'intimità della famiglia, rispettandone la privacy.
Torna spesso in Sicilia?
Molto spesso. Ho il mal di Sicilia. Sento il bisogno di rivedere i miei amici d'infanzia, una decina di persone che fanno parte della mia vita.
Lei è stato scoperto anche dal cinema con film come Baaria e Terraferma. Quando la rivedremo sul grande schermo?
Il cinema, a mio parere ha perso molte occasioni in Italia. Personalmente avrei voluto raccontare diverse storie, ma a molti non piace la popolarità, soprattutto televisiva, la vivono come una sconfitta. Il fatto è che non mi affiderebbero mai una pellicola per intero,ma solo piccole parti. Allora ho risposto: no, grazie, mi dispiace per voi.
Dunque in futuro l'appuntamento è ancora in tv. Con quale progetto?
Sto lavorando alla nuova fiction L'oro di Scampia, ambientata nel piccolo paese dell'hinterland napoletano. Niente camorra o faide, è una storia di grande speranza di riscatto che passa attraverso lo sport.