La Bertè e altre cose che (forse) non sai su Trust e il rapimento Getty
La serie di Danny Boyle tenta di far luce sul rapimento del giovane Getty nel 73 a Roma. Ma la realtà supera la fantasia...
Un caso internazionale, ma anche un (l’ennesimo) mistero italiano: onore al merito a Danny Boyle, che con la sua ricostruzione in Trust ci ha rinfrescato la memoria sul rapimento Getty, avvenuto a Roma nel 1973. Rapimento, che ancora oggi si trascina dietro una sequela di misteri su cui la bella serie tv di Sky invita a soffermarsi. Qualcosa però agli autori è sfuggito: l’economia della sceneggiatura ci ha infatti privato di spunti curiosi. Per esempio, lo sapevate che la notte prima del fattaccio, il giovane Getty era a una festa con dei supervip e che, in un primo momento il sequestro era stata tutta una finzione orchestrata dallo stesso, ingenuo, Paul, per scucire qualche soldo alla famiglia? E che a portargli il cibo in quei giorni di voluta solitudine era una famosa popstar italiana? Ecco 4 cose che abbiamo scoperto sul rapimento Getty…
1. Il rapimento falso e… la Bertè
È ormai acclarato che ad un certo punto il giovane Paul, indebitato per questioni di droga, ebbe la bella idea di inscenare il suo rapimento. In Trust è lui stesso ad accordarsi con dei criminali. Ma nella realtà le cose sarebbero andate un po’ diversamente: “Paul Getty Jr si mise in testa di inscenare il suo rapimento. Voleva rubare qualche milione di dollari al nonno”. A rivelarlo è Loredana Bertè nella sua biografia Traslocando. “Si tumulò in una cantina, un nero buco di Trastevere, assegnando a me e a Tito Schipa Jr l’assurdo ruolo di vivandieri” - racconta la Bertè. “Tito, preoccupato, si defilò rapidamente e non ci andò mai. Io continuai a portargli pasta e vino no a quando, stanchi della pantomima, non decidemmo di rinunciare entrambi”. La cantante anticipa anche il triste finale: “La storia del giovane erede della dinastia Getty non passò inosservata e arrivò all’orecchio di una delle molte ma e che, in accordo con la mala romana, iniziavano proprio in quegli anni a divorare la città. I criminali misero fretta agli informatori e decisero di fare proprio il piano del ragazzo. A rapirlo veramente fu la ’ndrangheta”.
2. La dolce vita con Andy e Mick
Sempre la Bertè racconta che la sera prima del rapimento Paul Getty Jr era stato in compagnia di Roman Polanski, Mick Jagger e Andy Warhol. In realtà basta leggere i diari dello stesso Warhol per trovarne conferma: in quei mesi il padre della pop art si era trasferito a Roma con tutto lo staff della Factory per guirare due film: Andy Warhol's Frankenstein (Il mostro è in tavola... barone Frankenstein) e Andy Warhol's Dracula (Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!). Si trattava di due horror erotici prodotti nientemeno che da Carlo Ponti e con gli effetti speciali di Carlo Rambaldi. Tra gli attori: Roman Polanski, anche lui a Roma, Vittorio de Sica, Dalila di Lazzaro e il mitologico Joe Dallesandro. Anche Paul Getty Jr. in seguito entrò a far parte per un periodo dell’entourage di Warhol.
3. Che fine ha fatto Paul Getty Jr.?
Non vorremmo spoilerarvi il finale di Trust, ma è (tristemente) noto: 5 mesi di sequestro e violenze della ‘ndrangheta non fecero bene al giovane Getty, allora appena 17enne, che diseredato, e costretto a ripagare il debito al nonno con tanto di interessi, anni dopo fu colpito da un ictus a causa di un'overdose. Morì nel 2011 a 54 anni, assistito dalla madre, costretta a pagargli le cure da sola per rifiuto della famiglia, e dal figlio Balthazar Getty, che nel frattempo era diventato un bravo attore di cinema e serie tv (Brothers and sisters). Un Getty atipico: sulla mano ha tatuato “bzar”, quattro lettere che compongono il suo nome ma anche con il significato di “bizzarro”. E non vuole sentire parlare in nessun modo di finanza e collezionismo d’arte, che restano le attività principali di famiglia, a distanza di anni dalla morte del bisnonno. Il fratello minore di Paul, Mark, è invece il fondatore della Getty Images, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo.
4. La versione dei rapitori
Non solo il primogenito di Getty, ma anche Michael Mammoliti, erede del clan che organizzò il sequestro, oggi fa l’attore a Los Angeles (ebbene sì). E si è fatto vivo nei giorni in cui il rapimento è tornato in auge. Il suo sogno era produrre un film su quei giorni, ma i produttori hanno preferito la versione di Ridley Scott e quella tv di Boyle. Auto-nominatosi portavoce della mafiosa famiglia, Michael ha così dichiarato a Variety che la ricostruzione, soprattutto quella del film “tutti i soldi del mondo” non tiene: "la versione Wikipedia di un film. Tutto falso, una menzogna”. A proposito, se il giovane Mammoliti, per interposta persona degli zii, volesse anche rivelarci i dettagli del caso su cui nessuno mai ha fatto luce completamente, questo sì che sarebbe un bello scoop.