La mossa del cavallo: tutto sul film tv di Rai 1
La pellicola è tratta da un romanzo storico di Andrea Camilleri, in onda su Rai 1 lunedì 26 febbraio. Michele Riondino è il protagonista di La mossa del cavallo
Un giallo avvincente, a tratti grottesco, pieno di sorprese, personaggi e situazioni caratteristiche della Sicilia post-risorgimentale. Si preannuncia come un grande evento televisivo La mossa del cavallo-C’era una volta Vigata, il primo film tv tratto da un romanzo storico di Andrea Camilleri, il "papà" di Montalbano. Il protagonista della pellicola, in onda lunedì 26 febbraio, è Michele Riondino.
La mossa del cavallo-C’era una volta Vigata, le anticipazioni
È ambientato nell’immaginaria - ma pur sempre realistica - cittadina di Vigata La mossa del cavallo, il film diretto da Gianluca Maria Tavarelli e prodotto da Palomar in collaborazione con Rai Fiction. Il regista è lo stesso delle due apprezzatissime serie tv Il giovane Montalbano, nate sempre dalla geniale fantasia di Camilleri, interpretate con successo da Michele Riondino.
Questa volta l'attore si cala negli ottocenteschi panni dell'intransigente "ispettore ai mulini" Giovanni Bovara. Nato a Vigata ma sempre vissuto al nord, viene inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull’imposta sul macinato, l’odiata "tassa sul pane" come veniva allora chiamata, che sta provocando episodi di corruzione e strane morti tra i funzionari. Proprio mentre indaga su loschi traffici tra mulini clandestini, gestiti dal boss locale, le cose per il giovane Bovara si complicano.
La trama del film tv con Michele Riondino
Montelusa, 1877. Il quarantenne Giovanni Bovara (Michele Riondino) è il nuovo ispettore capo ai mulini, incaricato di far rispettare l’invisa tassa sul macinato. Siciliano di nascita ma ligure di adozione, da bambino si è trasferito con la sua famiglia a Genova. Ragiona e parla come un uomo del nord e non comprende le dinamiche mafiose e omertose che regolano la terra siciliana.
La sua intransigenza gli procura subito diversi nemici, soprattutto quando le indagini lo portano a scoprire un ingegnoso sistema con il quale i mugnai evadono la tassa sul macinato e scopre l’esistenza di un mulino clandestino nel terreno dell'uomo più potente della città. Quando sopraggiunge per caso sul luogo dell'omicidio del parroco del borgo, Bovara si ritrova invischiato in qualcosa molto più grande di lui, un complicato sistema di depistaggi e giochi di potere.
I suoi avversari cercheranno di eliminarlo e sarà solo entrando nella mentalità dei suoi aguzzini e ricorrendo alle loro stesse strategie che Bovara riuscirà a salvare la propria vita. Bovara sovrà fare quell’abile "mossa del cavallo" che, come spiega Andrea Camilleri nella sua nota al romanzo, "è il recupero del dialetto siciliano. E quindi potersi muovere agevolmente dentro il dialetto ritrovato e rivoltare a suo beneficio il senso e il significato delle parole".
"Con buona pace per #Montalbano, questo è uno dei romanzi a cui tengo di più..."
— RadiocorriereTv (@RadiocorriereTv) 22 febbraio 2018
Andrea #Camilleri ospite di @Cartabiancarai3 ci dà appuntamento a lunedì 26 febbraio per "La mossa del cavallo. C'era una volta #Vigata", prima serata @RaiUno@RaiTre @RaiPlay @sellerioeditore pic.twitter.com/r1QZYOYJeL
Il cast de La mossa del cavallo
Oltre al protagonista, Michele Riondino, nel cast c'è anche Ester Pantano, nei panni di Trisina Cicero, un’allegra e bellissima giovane vedova che ha una relazione con padre Carnazza (Antonio Pandolfo), ma quando incontra il nuovo pigionante della sua villetta di Vigata, il bell’ispettore Bovara, non può fare a meno di infatuarsi di lui. Maurizio Bologna è Memè, un rampollo nullafacente, accecato dall’odio per il cugino, padre Carnazza. Roberto Salemi incarna invece l'integerrimo giudice Pintacuda.
"Mi sono divertito a mischiare i generi, perché il romanzo di Camilleri, pur essendo ambientato nel 1877, è scoppiettante di battute, grottesco, assurdo, strampalato e allo stesso tempo estremamente reale e attuale", spiega il regista Gianluca Maria Tavarelli. "Ed è per questo che ho pensato che bisognasse girarlo in modo moderno: è un film sulla connivenza che legava i governanti e i gendarmi dell’epoca ai potenti di allora, racconta di un’Italia divisa in due, sia politicamente che linguisticamente. Una storia, quindi, che riguarda da vicino l’Italia di oggi".
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