Paola Perego: "Ho smesso di stare male per le critiche"
Di nuovo in coppia con Marco Liorni per condurre quattro puntate de Il dono
"Temi le critiche e i giudizi?". "Fino a qualche anno fa sì, ora ho capito che non si può piacere a tutti: ci sono voluti anni di analisi ma ce l’ho fatta". È una Paola Perego insolita quella che si racconta a Panorama.it alla vigilia del debutto con Il dono, nuovo show di emotainment che condurrà da sabato 19 dicembre su Rai 1. Sarà che alle bordate al vetriolo è abituata o che dopo trentadue anni di mestiere ai pregiudizi dà del tu, ma alla vigilia del nuovo impegno professionale – quattro puntate condotte in coppia con Marco Liorni – la conduttrice non si sottrae neppure alle domande più personali. E sul “fattore Presta” ha le idee chiare.
Paola, partiamo da Il dono. Questa volta i protagonisti sono persone comuni che hanno perso l’occasione per dire grazie o chiedere scusa. C’è una storia che ti è rimasta addosso?
Ce ne sono diverse. Mi ha colpito molto quella di un madre che ha avuto lo straordinario coraggio di chiedere scusa a suo figlio: ha fatto un gesto estremo che non è stato capito e ora è pronta a dare delle spiegazioni. È stata una delle più emozionanti. Sono storie che appartengono a tutti, per questo ci si appassiona e ci si emoziona.
Rispondi sinceramente: quanto l’emotainment – vedi Così lontani Così vicini – ha fatto bene alla tua immagine?
Mi fido di quello che mi dice la gente per strada: il pubblico mi ha riscoperto, forse perché viene fuori un lato più empatico, forse perché mi dimentico di condurre. Anche ne Il dono entriamo nella vita delle persone, c’è un contatto diretto senza il filtro dello studio televisivo, andiamo a casa loro, si condividono le emozioni in maniera totale. È un altro modo di fare tivù, forse persino più bello.
Tu però non piangi mai.
Scatta un meccanismo per cui non piango davanti alle telecamere, mi trattengo, respiro con la bocca aperta. Le lacrime arrivano quando la luce si spegne. Per quello forse ancora mi accusano di essere fredda, perché non mi vedono piangere (dice ridendo)
È una delle “accuse” che ti fanno da anni. Sei considerata troppo algida.
So che è paraddossale visto il lavoro che faccio, ma sono molto timida e ho sviluppato un mio modo per schermarmi. Oggi però ho più consapevolezza: non temo il giudizio, so che non si può piacere a tutti e me ne faccio una ragione.
Dovevi condurre anche la nuova edizione di Così lontani Così vicini, invece al fianco di Al Bano ci sarà Romina Power. Ci sei rimasta male?
Sì. Ho apprezzatto il fatto che me l’abbiano comunicato in maniera diretta. Ma mi è dispiaciuto perché è un porgramma che ho amato molto e il gruppo di lavoro per me era diventato una famiglia. Ma in questo mestiere nulla è eterno, lo so bene.
Non puoi lamentarti invece di Domenica In. Dopo il distastro dello scorso anno, in coppia con Pino Insegno, le cose stanno andando bene.
I numeri sono importanti, perché sono il mezzo per capire se il programma piace, ma al di là di quello c’è davvero un bel clima e soprattutto un progetto in cui credo. Maurizio Costanzo è un numero uno assoluto e con Salvo Sottile c’è molta complicita visto che siamo amici da tempo.
Complicità che invece con Insegno proprio non è scattata. È vero che vi siete lasciati male?
Non l’ho mai più incontrato, a dire il vero. Ci conoscevamo da tanto tempo ma non avevamo mai lavorato assieme. Lo scorso anno c’era un progetto che non condividevo fino in fondo e le cose non sono andate bene come dovevano andare. Infatti mi hanno massacrata: se faccio due punti in meno di share diventa una tragedia.
C’entra il fattore Presta?
Non mi fanno sconti, ma me ne faccio una ragione. Ma forse qualcuno si dimentica che lavoro da trentadue anni, ben prima di essermi sposata con Lucio. Che faccio, cambio marito? Non ci penso proprio (ride).
Il crinale tra il successo e il cono d’ombra dell’oblio è sottile. Come si fa a resistere per 32 anni?
Non bisogna mai dare niente per scontato, giocare da mediani se serve e non sempre da attaccanti, non avere paura di sporcarsi le mani con tutti i generi televisivi. Sono cambiata insieme alla tivù, non sono rimasta immobile e poi ho avuto la mia buona dose di fortuna.
Il luogo comune su Paola Perego che meno ti rappresenta?
Nessun pregiudizio mi rappresenta. Ma una cosa è proprio lontanissima da me: quando dicono che sono fredda, mentre in realtà sono un tumulto di emozioni.
Se affidassero La Talpa ad un’altra conduttrice, come la prenderesti?
Mi darebbe un dispiacere enorme, è come se mio figlio andasse a vivere con un’altra famiglia. È il programma a cui mi sento più legata.
Il programma che non rifaresti?
CalcioMania. Non ci capivo nulla di calcio, è stato difficilissimo.
Ti senti più legata a Mediaset o alla Rai?
A Mediaset sono nata e cresciuta, resto legatissima a tante persone che continuano a lavorare lì. La Rai è sempre la Rai, mi ha dato e mi sta dando tante bellissime opportunità. È impossibile scegliere.
Hai più dato alla tivù o più ricevuto?
Sicuramente ricevuto. Mai avrei sognato di realizzare così tante cose. Se non avessi fatto televisione forse ora farei la segretaria a Brugherio.
Domani si spegono luci e riflettori: nel cassetto hai già un piano b pronto?
Non ho la malattia da video, non sono di quella che se non vanno in tivù non esistono. Ho sempre saputo aspettare, non mi sono mai proposta io per un programma. Mi prenderei un anno sabbatico, poi forse continuerei a fare l’autrice: scrivo da tempo i programmi a cui lavoro e la fase creativa mi piace molto.
La popolarità non ti mancherebbe?
Forse sì. Ma non sarebbe un dramma. Non sono attaccata alla notorietà, non ho mai alimentato gossip su di me. Se si spegnesse la lucetta rossa delle telecamera potrei reinventarmi. Ho vissuto con poco o niente quando ero giovane, mi adatterei.
Un programma in coppia con Barbara D’Urso o con Mara Venier?
Con la D’Urso non c’è nessuna affinità, siamo troppo diverse. Mara è un animale da palcoscenico, ci lavorerei ad occhi chiusi.