Perché il Sanremo di Claudio Baglioni è stato un successo
Dagli ascolti boom allo stile "identitario". Le scelte del "dittatore artistico" Claudio Baglioni hanno funzionato. E l'eredità si fa pesante
Un successo di questa portata non se lo immaginava proprio nessuno. Forse nemmeno Claudio Baglioni, che ha chiuso Sanremo 2018 con un bilancio clamoroso, grazie a un combinato disposto (per nulla scontato) di ottimi ascolti e stile identitario. In pochi, tra gli addetti ai lavori e forse persino in Rai, ci avrebbero scommesso troppo, invece il “dittatore artistico” non solo ha portato a casa un Festival di quelli da Teche, ma ha realizzato un format destinato a creare un precedente. Ecco perché.
Perché il Festival di Baglioni è stato un successo
Fiorello lo ha detto senza troppi giri di parole, durante il collegamento telefonico nell’ultima serata: per la Rai sarà un’impresa ardua trovare un erede all’altezza di Baglioni. Dati alla mano, sul fronte degli ascolti negli ultimi quattro anni il Festival ha conosciuto un trend positivo, prima grazie al tocco di Carlo Conti, poi con la svolta baglioniana. Il passaggio dal nazional-popolare al popolar-nazionale è riuscito senza scossoni.
Sarà che le aspettative non erano alte, sarà che dopo il muro del 50% di share del 2017 in molti aveva profetizzato il flop. Baglioni si è assunto la responsabilità delle proprie scelte confezionando un format che ha funzionato. La messa a disposizione del bagaglio umano e della sua discografia (nove duetti in totale, che hanno dato vita ad un Baglioni and friends), la scelta di rimettere la musica al centro dello spettacolo – promessa da molti e mantenuta da pochi - e l’abilità della Rai nel confezionare un prodotto di qualità, si sono perfettamente combinati.
“Dieci giorni fa sembrava tutto sbagliato. È bastato parlare tra di noi per rimettere assieme tutti i tasselli. Dalla terza serata in poi ho capito che l’alchimia era perfetta”. Quanto al 2019, Baglioni è discretamente attendista: “Il bis? Non lo so, non so rispondere. Ci penserò. Prima però mi dedicherò al nuovo disco”. Il segreto del suo tocco? Precedere i gusti del pubblico, anziché inseguirli. Il “dittatore” torna a casa con la testa saldamente ancorata al collo.
Hunziker e Favino, la coppia perfetta
Sulla carta erano un megamix di stili improbabili che conciliare. Alla fine, invece, l’ultrapop Michelle Hunziker e il presunto radical-chicchismo di Pierfrancesco Favino si sono ben amalgamati. Per la Hunziker il rischio era grosso, ma ha superato ogni aspettativa: l’upgrade da “spalla di lusso” a conduttrice di serie a, è riuscito. Quanto a Favino, non resta che dire: “È nata una star”. Canta, balla, suona il sax, si prende la scena, recita, presenta, emoziona (e si emoziona), sfodera ironia e stile: uno show tutto suo è quello che adesso ci vuole.
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La scelta “identitaria” degli ospiti
Il mix di popolarità, anti retorica e scelte inedite (ma mainstream) nelle lunghe maratone televisive, hanno funzionato. Il ciclone Fiorello, l’incursione di Virginia Raffaele, il colpo di scena di Laura Pausini che esce dal teatro e canta in passerella, sono stati il mix vincente che s’innesta in una scelta precisa e identitaria del Sanremo di Baglioni: basta con le guest star internazionali strapagate e le loro ospitate tendenza vacanza in riviera, più spazio ai grandi artisti italiani chiamati a spendersi per lo show degli show della nostra tv.
Le 2 finali del Festival 2017 e di #Sanremo2018 diventano i 2 programmi televisivi di prima serata col più alto valore di share degli ultimi 16 anni (eventi sportivi esclusi)@SanremoRai, @RaiUno, @RaiRadio2, @RaiPlay, @RaiNews pic.twitter.com/HcdkmY16lJ
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 11 febbraio 2018
Gli ascolti e i record social della finalissima
Il Festival si chiude con grandi ascolti e con una serata finale che ottiene il secondo miglior risultato dal 2002, con 12 milioni 125 mila spettatori, e uno share del 58,3% (in linea con la passata edizione). Il picco di ascolto è stato registrato alle 21.42 con 14 milioni 976 mila spettatori al termine dell’esibizione di Laura Pausini, quello di share all’1.17 con il 76.6% con la proclamazione dei vincitori.
Boom anche per il "second screen"m quello dei social, con 28 milioni di interazioni nella settimana festivaliera: la prima serata è stato l’evento tv più commentato di sempre in Italia, generando oltre 6 milioni di commenti. Del resto, tutti criticano Sanremo ma poi lo guardano, vedi i 40 milioni di contatti raggiungi in cinque serate.
Questa edizione di @SanremoRai è entrata in contatto con 40.5 milioni di italiani, il 70% della popolazione.#Sanremo2018 con @ClaudioBaglioni, @m_hunziker e @pfavino è stato mediamente seguito per 5 ore e 49 minuti.@RaiUno, @RaiRadio2, @RaiPlay, @RaiNews pic.twitter.com/pgUDFwsXAu
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) 11 febbraio 2018
La potenza degli over e del citazionismo
“Il rinnovamento viene dal passato”, ha ammesso Baglioni durante la conferenza stampa di chiusura, domenica 11 febbraio. Vedi il citazionismo dichiarato – ovvero lo sguardo agli Studio Uno e ai Canzonissima - con le messe in scena pensate per gli snodi e le gag: gli autori non si sono limitati a semplici riempitivi tra una canzone e l’altra, ma hanno scritto (quasi sempre molto bene) dei passaggi di show ben riusciti. “Ma non era reducismo. Esistono dei giganti e noi dobbiamo guardare alla loro statura per alzare un po’ l’asticella”, precisa Baglioni.
Ultima considerazione a margine. Prima del Sanremo Young, il nuovo programma di Antonella Clerici, spazio al Sanremo over, con l’arrivo di Pippo Baudo, (che ha fatto il picco di interazioni su Twitter), le interpretazioni stracult di Ornella Vanoni e l’ottuagenaria ballerina Paddy Jones. I vecchi leoni graffiano e, paradossalmente, il target giovanile del Festival cresce. Misteri catodici sanremesi.