La mia sfida? portare in tv le emozioni forti
La tv secondo Simona Ercolani: le Sfide dei campioni, le Emozioni della musica italiana, il rugby raccontato in pillole (a sinistra, Mirco Bergamasco). E le imprese straordinarie di persone comuni in Sconosciuti, format-cult di Rai 3 che appassiona anche il presidente della Repubblica.
"Nessuno crede che le ragazze di La pupa e il secchione, il reality di Italia 1, fossero così naïf. Pensano che fossimo noi autori a dipingerle così. Invece, lo erano, eccome. Un giorno passò a trovarci Pier Silvio Berlusconi. Dopo, una di loro venne da me e mi chiese: scusa, ma chi era quel figo?".
A 17 anni Simona Ercolani gestiva un banchetto di cianfrusaglie a Porta Portese. Oggi è forse l’autrice-produttrice più famosa della tv, firma di un cult come Sfide, in onda dal 1999 e in cui ha coinvolto il campione di automobilismo Alex Zanardi, e di Emozioni dedicato ai protagonisti della musica italiana.
Il suo ultimo nato è Sconosciuti, preserale di Rai 3 che è ripartito dal 13 gennaio con cento nuove puntate: una sorta di censimento degli italiani di cui pare che il presidente Giorgio Napolitano non perda un episodio. Vite di uomini e donne non illustri, ma straordinari: come Alessandro, che ha rilanciato la storica pasticceria di Genova dove da bambino andava col padre. E se con Sfide Ercolani si era lanciata nel calcio pur non capendone nulla, il nuovo progetto la vede impegnata nel rugby con due pillole giornaliere in onda a partire dal 7 gennaio su Dmax.
Cresciuta tra la Federazione giovanile comunista e i boy scout, Simona ha sposato Fabrizio Rondolino, capo della comunicazione di Massimo D’Alema negli anni Novanta. "Io cattocomunista, lui iperliberista. Alle primarie del 2012 ho dato una mano a Pier Luigi Bersani. Fabrizio, renziano dalla prima ora, mi prendeva in giro. La sconfitta del Pd alle elezioni mi ha cambiata. Ho capito che il progetto di Bersani era sbagliato e ho votato per Renzi con convinzione".
Col marito condivide una casa in Nevada, al confine con la Death valley. "Alla fine degli anni Sessanta mio padre era stato capo elettricista di Michelangelo Antonioni sul set di Zabriskie Point (girato proprio nella Valle della morte). Fu il periodo più bello della sua vita e 'Zabriskie Point' furono le sue ultime parole prima di morire. Così, un giorno ci siamo andati. Abbiamo cercato un pezzo di deserto e sbrigato via Internet le pratiche per l’acquisto. Poi, abbiamo scritto alla Contea: abbiamo la terra, cosa dobbiamo fare per costruire casa? E loro, con la tipica praticità americana: just do it".