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Herbert George Wells, lo scrittore post-umano

Herbert George Wells, lo scrittore post-umano

Il padre della fantascienza ha scritto di dimensioni parallele dove l’uomo può finire manipolato secondo un progetto «eugenetico». Ma questa era anche la base del suo pensiero: aspirava a una società socialistoide superselezionata. Scientista, ha consonanze angoscianti nel presente.


E’ difficile pensare che Herbert George Wells (1866-1946), uno dei più grandi autori britannici di ogni tempo giustamente riconosciuto come il padre della fantascienza moderna, fosse uno spietato sostenitore dei privilegi delle élite. A leggere alcuni dei suoi scritti, al contrario, appare come un intellettuale molto attento alla formazione culturale delle masse. Nel 1928, in un pamphlet intitolato La cospirazione aperta («Open conspiracy: Blue Prints for a World Revolution»), mostrava di essere ben consapevole della potenza dell’educazione, che riteneva fondamentale per la costruzione di un nuovo mondo. «Le nostre necessità richiedono l’intelligenza e i servizi di tutti coloro che possono essere addestrati a fornirli» spiegava. «Il nuovo mondo richiede quindi nuove scuole, che diano a tutti una solida e completa formazione mentale e dotino tutti di idee chiare sulla storia, sulla vita e sui rapporti politici ed economici invece delle stupide convinzioni attualmente prevalenti. Gli insegnanti e le scuole del vecchio mondo devono essere riformati o sostituiti. Un vigoroso movimento di riforma educativa nasce come espressione naturale e necessaria del risveglio del Cospiratore Aperto. Una rivoluzione nell’istruzione è la parte più imperativa e fondamentale dell’adattamento della vita alle sue nuove condizioni».

Si potrebbe dire che H.G. fosse la dimostrazione vivente di quanto una educazione forte possa modificare il destino di un essere umano. Nella postfazione a Cronache dall’altrove (una bella raccolta di inediti wellsiani in uscita da Mattioli 1885) Francesca Cosi e Alessandra Repossi raccontano che Wells «nacque il 21 settembre 1866 a Bromley, nel Kent, da una famiglia né abbiente né colta: il padre era giardiniere e in seguito aprì, senza fortuna, un negozio di porcellane arrotondando le entrate con il gioco del cricket, mentre la madre lavorava come domestica a Uppark, nella residenza di campagna di una famiglia benestante». Il nostro, insomma, era di umili origini. E non avrebbe certo avuto la possibilità di studiare se non fosse stato per la sua straordinaria determinazione.

Come spiegano Repossi e Cosi, Herbert «continuò a studiare da autodidatta sperando di migliorare la propria posizione e già nel 1881 aveva acquisito buone conoscenze della lingua latina che in seguito gli sarebbero risultate utili: nel 1883 giunse infatti alla conclusione di non essere adatto a vendere tessuti, quindi pregò i genitori di lasciarlo tornare a scuola, grazie a un impiego di tutor che si era guadagnato presso la Grammar School di Midhurst per via della sua padronanza del latino. A Midhurst poté quindi proseguire la carriera scolastica mantenendosi al tempo stesso e con gli ottimi risultati scolastici conseguiti si guadagnò una borsa di studio per la Normal School of Science di South Kensington (Londra). Qui, dal 1884 al 1887, studiò biologia con Thomas Huxley, fisica e geologia, costruendosi una solida preparazione scientifica. Fu in quel periodo che fondò lo Science Schools Journal, la rivista studentesca sulla quale iniziò a pubblicare i propri testi».

Ed eccoci al punto. Fu probabilmente l’incontro con Huxley a determinare l’esistenza di Wells, a renderlo l’uomo e lo scrittore che il mondo ha conosciuto. Huxley era soprannominato «il bulldog di Darwin», un difensore d’acciaio della selezione della specie, un adepto del progresso e della Scienza intesa come una sorta di fede. L’approccio di Wells, per quanto molto più sfumato e innervato di dubbi, non fu poi molto dissimile. La fiducia nelle possibilità illimitate della scienza fu alla base del grande successo anche commerciale dell’autore britannico, riconosciuto come l’inventore della cosiddetta «scientific romance», un genere di cui fa parte per esempio La macchina del tempo, il suo romanzo più celebre e celebrato (ristampato da Einaudi a cura di Michele Mari) assieme a La guerra dei mondi.

Lettore di Auguste Comte e influenzato dal positivismo, Wells non si limitò a fare del progresso scientifico la forza propulsiva della sua fiction: lo posizionò al centro della sua riflessione politica, che fu continuativa, corposa e a tratti parecchio discutibile. Sono numerosi i testi (a partire dal racconto che apre l’antologia Cronache dall’altrove) in cui Wells disegna utopie o immagina uno «Stato perfetto» da realizzarsi nel futuro. La sua Cospirazione aperta mirava proprio a questo: alla creazione di una società perfetta socialistoide, con tratti inquietanti.

Tanto per cominciare, il caro H.G. era uno strenuo sostenitore del controllo delle nascite e dell’eugenetica, come del resto molti intellettuali dell’epoca. «Il controllo intelligente della popolazione», spiega in Open conspiracy, «è una possibilità che pone l’uomo al di fuori dei processi competitivi che finora hanno governato la modificazione delle specie, e non può liberarsi da questi processi in nessun altro modo. […] La comunità mondiale dei nostri desideri, la comunità mondiale organizzata che conduce e garantisce il proprio progresso, richiede un controllo collettivo deliberato della popolazione come condizione primaria. Non c’è un forte desiderio istintivo per una prole numerosa, in quanto tale, nella struttura femminile. Gli impulsi riproduttivi operano indirettamente. La natura assicura una pressione demografica attraverso passioni e istinti che, con sufficiente conoscenza, intelligenza e libertà da parte delle donne, possono essere soddisfacentemente gratificati e tranquillizzati, se necessario, senza la produzione di numerosi figli. Piccolissimi aggiustamenti negli assetti sociali ed economici, in un mondo di chiara conoscenza disponibile e di pratica diretta in queste materie, forniranno sufficiente incentivo o scoraggiamento per influenzare il tasso di natalità generale o il tasso di natalità di tipi specifici come può il senso direttivo della comunità. considerare desiderabile. Finché la maggioranza degli esseri umani viene generata involontariamente nella lussuria e nell’ignoranza, l’uomo rimane come qualsiasi altro animale sotto la pressione modellante della competizione per la sussistenza. I processi sociali e politici cambiano completamente il loro carattere quando riconosciamo la possibilità e la fattibilità di questa rivoluzione fondamentale nella biologia umana».

Idee simili erano, dicevamo, largamente condivise negli elitari circoli culturali e politici britannici. Tra i sostenitori dell’eugenetica vi era ad esempio Winston Churchill, a cui Wells dedicò uno dei suoi ultimi romanzi distopici ovvero Figli delle stelle. Una fantasia biologica (recentemente ripubblicato da Ledizioni). In questo libro, H.G. immagina una ibridazione della specie umana tramite raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo. Lungi dall’essere spaventosa, tale ibridazione appare invece salvifica, talmente importante da produrre addirittura una sorta di nuovo Messia. Nel romanzo, scrive il curatore Carlo Pagetti, Wells sembra «ritornare all’evocazione di un ceto ideale di amministratori illuminati, capaci di detenere il potere per motivi puramente altruistici». Questi sono i contorni dei sogni di Wells: un piccolo gruppo di «illuminati» (in uno scritto il nostro li descriverà come i nuovi samurai) che possa guidare l’umanità verso un futuro radioso, consentendo all’ignobile «uomo-massa» di emanciparsi; metropoli tecnologizzate (come in Metropolis di Fritz Lang, che tuttavia Wells non amò e recensì molto negativamente sul New York Times); controllo delle nascite e ingegneria genetica… C’è di che rabbrividire, ovviamente, ma all’epoca erano pensieri più che rispettabili, che Wells per un periodo condivise con degli ambigui compagni di strada: i fabiani.

Istituita a Londra nel 1884, la Fabian Society prendeva nome dal romano Quinto Fabio Massimo, il cunctator («temporeggiatore)». Il progetto fabiano, infatti, consisteva nella creazione di una società socialista da ottenersi in maniera graduale, penetrando lentamente nelle menti delle persone e nei gangli del potere costituito invece che tramite una rivoluzione. Ne fecero parte Virginia e Leonard Woolf, l’illustre sessuologo Havelock Ellis, George Bernard Shaw, la pasionaria della Società Teosofica Annie Besant, i militanti politici Sidney e Beatrice Webb e molti altri. Scientisti, progressisti ai limiti del transumanesimo, costoro influenzarono largamente la visione del partito laburista inglese in cui a un certo punto confluirono, ed esercitarono un certo influsso anche sul partito democratico americano. In qualche modo, contribuirono a diffondere le utopie di Wells nell’universo ideale della sinistra occidentale, che ancora oggi sembra risentire largamente di tale influsso. Herbert George Wells, il padre della fantascienza, è divenuto per vie contorte e sotterranee anche il padre degli utopisti dei nostri giorni: una minoranza che si ritiene illuminata e pensa di poter donare al mondo magnifiche sorti e progressive. Sorvolando sulla democrazia.

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