Aldo Di Gennaro, Benito Jacovitti, Tanino Liberatore, Milo Manara. Ecco le mostre dove vedere (in Italia) le loro tavole più belle e inedite, esposte come opere.
Nonostante lo strapotere dei manga, che da alcuni mesi hanno fortemente ridimensionato lo spazio della produzione europea in libreria, il fumetto italiano gode di ottima salute. Nelle edicole, che un tempo pullulavano di copie colorate, resiste quasi solo Bonelli, è vero. Ma il mercato di librerie, store e fumetterie è cresciuto del 260 per cento rispetto al 2019. E l’impetuoso successo di Zerocalcare e Pera Toons nulla toglie agli astri nascenti come Miguel Vila e Iris Biasio: finché ci saranno editori che investono nei nuovi talenti, come Tunuè, Bao Publishing e Coconino, il fumetto italiano può prosperare. Con un fattore specifico: online e su iPad non funziona. Il lettore vuole lo sfoglio su carta». Questo il parere del giornalista Alessandro Trevisani, esperto di fumetti come pochi in Italia. Che aggiunge: «Di recente, a Recanati, una mostra su Hugo Pratt, ora a Parigi, ha staccato settemila biglietti. Ha fatto da traino alle visite alla casa di Giacomo Leopardi, nessuno lo avrebbe creduto possibile». Meno positivo il parere di un altro esperto, che resta anonimo perché tra gli addetti ai lavori. «L’Italia è uno dei primi Paesi come produzione fumettistica. Ci sono ottimi disegnatori, ma mancano le personalità autoriali di qualche decennio fa. Dove sono i nuovi Magnus, Battaglia, Giardino, Pratt, Crepax? Il fumetto italiano contemporaneo è riflessivo, introspettivo, estetizzante. Spesso lascia il tempo che trova, siamo lontani da maestri internazionali come Chris Ware, Ho Che Anderson, i fratelli Hernandez. Il convento passa molta fuffa e pochi contenuti».
Con questi ragionamenti nelle orecchie ci siamo messi alla ricerca di mostre fumettistiche. Rara avis, si contano sulle dita di una mano, da nord a sud della Penisola, e alcune sono visibili ancora per pochi giorni. Due sono dedicate a un gigante, di cui è stato celebrato il centenario: Benito Jacovitti, la matita delle fette di salame e lische di pesce a bordo pagina, di donne pettorute e pistoleri del Far West (Cocco Bill) che ordinano camomilla al saloon, invece del canonico whisky.
Si tratta di mostre parallele e complementari: al Maxxi di Roma (Maxxi.art) e al museo di Arte contemporanea a Termoli (Fondazionemacte.com), la prima aperta fino al 18 febbraio, quella nella città natale di Jacovitti fino al 25. Jacovitti, conosciuto come Jac, è uno scrigno di tesori, maestro nel fumetto umoristico, irriverente, gioioso e giocoso. Si è espresso per albi, libri, diari scolastici (il Diario Vitt che accompagnò generazioni di studenti), manifesti, caroselli pubblicitari, pagine di giornali.
C’è da perdersi nella folla dei suoi personaggi: Tarallino, Oreste il guastafeste, Battista l’ingenuo fascista, Zorry Kid, Tom Ficcanaso, la Signora Carlomagno, Pippo Pertica, Jack Mandolino e l’immenso, già citato, Cocco Bill. Tutti personaggi che hanno punteggiato la storia del fumetto italiano. Jacovitti giocò pure con l’erotismo, nel suo Kamasultra, realizzato nel 1977 su testi di Marcello Marchesi. Pur essendo tutto, meno che un libro volgare, gli causò qualche problema con la casa editrice cattolica Ave, per la quale disegnava. Si dice che Jacovitti fosse di destra, addirittura fascista, ma non è vero: era uno spirito libero, sicuramente anticomunista, e tanto gli valse per essere visto con sospetto (dagli intellettuali, non dal pubblico, che sempre lo adorò).
Bella mostra, alla Krazy Art Gallery (nuova realtà milanese dedicata al fumetto e all’immagine), su Aldo Di Gennaro, più conosciuto per il suo lavoro che per il nome. «Uno Zelig dell’illustrazione», lo definisce la nota di presentazione che accompagna le opere esposte per Il colore periodico, titolo della mostra aperta fino al 25 febbraio. Di Gennaro ha 85 anni ed è in campo fin da ragazzo. Ha lavorato per il Corriere dei Piccoli e La Domenica del Corriere, ha illustrato romanzi popolari, firmato fumetti completi, è stato tra i disegnatori dell’editore Sergio Bonelli, realizzando gli Almanacchi dedicati a Tex, Zagor, Martin Mystère.
A Milano (Krazyartgallery.com) ne scopriamo alcuni lavori su supporti diversi, tutti dal tratto suadente e con attenzione maniacale al colore, di cui Di Gennaro è un alchimista. Colori arditi, materici, rarefatti, classici, imprevisti, dice una nota critica dai toni (giustamente) entusiastici. Perché i maestri, Aldo Di Gennaro lo è, vanno venerati.
Altro maestro indiscutibile è Milo Manara, dalla forza erotica mai attenuata, in tanti anni di carriera (è fumettista conosciuto in tutto il mondo, con notevoli quotazioni di mercato tra i collezionisti).
Ebbene, fino al 9 marzo, al museo Irpino di Avellino (museoirpino.it) sono in mostra i disegni di Manara ispirati a Così fan tutte, una delle opere più celebri di Mozart, che debuttò a Vienna il 26 gennaio 1790. Manara l’affronta, in omaggio a quei tempi, con spirito libertino. Satiri zufolanti, cupidi, ninfe, attirano lo sguardo, portando in un mondo di sensualità senza freni: un Settecento a fumetti per abbandonare, momentaneamente, un presente dalle passioni tristi, chiuse nei perimetri asfittici del politicamente corretto.
Ciliegina sulla torta di questo excursus tra le rare mostre di fumetto è l’australopiteca Lucy, anello dell’evoluzione umana, vista da Tanino Liberatore, fumettista e artista internazionale (vive a Parigi) che con le sue tavole diede impulso alla scena culturale underground dei tardi anni Settanta, sulle riviste Cannibale e Frigidaire, con il suo Ranxerox, nato in collaborazione con Andrea Pazienza e Stefano Tamburini.
Nel Senese, al museo civico per la Preistoria del Monte Cetona (Preistoriacetona.it), sono in mostra fino al 2 giugno disegni e bozzetti a matita di Liberatore, che su Lucy ha lavorato oltre vent’anni. I disegni, iperrealistici, sono accompagnati dall’evoluzione digitale di ciascuno, per sottolineare la perizia tecnica, anche al computer, di Tanino Liberatore.



