Home » Ottanta nostalgia

Ottanta nostalgia

Ottanta nostalgia

Flipper, juke box, videogame retrò. Abbigliamento vintage, feste a tema e negozi specializzati. I boomer oggi guardano alla loro infanzia e sono disposti a spendere piccole fortune pur di circondarsi di oggetti che li riportino indietro nel tempo.


E’ l’oggetto del desiderio più atteso dai boomer, si chiama 2600+ ed è la riedizione di lusso della leggendaria console Atari messa in commercio nel 1977 e ambita dai videogiocatori per tutti gli anni 80. In novembre sarà disponibile (130 euro) e permetterà di utilizzare le cartucce di una volta, per rivivere il tempo mai dimenticato dai veterani di Pitfall e Donkey Kong. L’ennesimo segnale dell’effetto nostalgia che strega gli ex ragazzi degli anni 70 e 80, che ebbero la fortuna di giocare al flipper nei bar e di scoprire su Videomusic le nuove canzoni dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. La «tegolini generation», i diversamente giovani con la sindrome di Peter Pan, ragazzi di 60 anni cresciuti con le merendine di culto e con le penne salmone e vodka. È la nostalgia canaglia cantata da Al Bano e Romina, il sentimento che incanta come una sirena chi non rinuncia al proprio tempo perduto. E in questo caso la madeleine proustiana assume diverse forme: può essere una console da videogame, un piumino Moncler da paninari, una borsa vintage Naj-Oleari, un cabinato arcade oppure un flipper elettronico.

È proprio quest’ultimoer l’oggetto più iconico, quello che ha fatto da filo conduttore tra gli anni 60 e i 90, assumendo un ruolo di ambasciatore di un’epoca. Per questa loro natura, i flipper sono tuttora molto richiesti. Dario Morlacchi, titolare di un’azienda con sede a Milano che vende e noleggia flipper e jukebox, allestisce anche spazi anni 80 per party ed eventi, con flipper, arcade e calcetti. E da cinque anni, una volta al mese organizza una serata in cui il suo showroom è aperto al pubblico, che può giocare con modelli sempre differenti.

«L’età media dei collezionisti è sui 40-50 anni», dice Morlacchi a Panorama. «Ma c’è anche una nuova leva di ventenni e trentenni. Sono attratti soprattutto dai modelli dei primi 90, in cui comparvero nei flipper le sequenze video. In generale, tra i flipper anni 90 sono ricercati quelli di Indiana Jones e della Famiglia Addams. Quest’ultimo può costare dai 6 ai 13 mila euro a seconda delle condizioni. Bisogna poi tener presente che c’è un mercato parallelo delle migliorie, legato ai gadget che vengono aggiunti e alle modifiche tecniche». Gli anni 80 si difendono altrettanto bene. «Quel decennio ha giocato un ruolo importante» osserva Federico Croci, del Museo del flipper di Bologna. «Allora uscirono i primi flipper su licenza, spesso tratti da film di successo. Ma furono presentati pure il flipper legato al videogame Space Invaders e quello ispirato al mondo del gruppo rock dei Kiss».

«Gli anni 80 e 90 sono stati un periodo molto prolifico per i flipper» sottolinea Fabio Gravina, collezionista. «Tra i più famosi, lo Space Shuttle, che nel 1984 ha risollevato il settore del flipper, e il Black Knight, con due piani di gioco. È molto ricercato anche il Fun House della Williams, del 1990, con una testa di pagliaccio che muove la bocca: si trova in vendita sui 4-5 mila euro. Un altro pezzo da collezione è il Whirlwind, anch’esso del 1990, ispirato al tema delle tempeste: nella parte superiore c’è una ventola che spara l’aria sulla faccia del giocatore. Della fine degli anni 90 sono altri due flipper assai richiesti, Medieval Madness e Monster Bash: per ognuno di questi ci vogliono 10 mila euro». Naturalmente la community ha una serie di riferimenti, tra cui i siti Ipdb, The Internet Pinball Machine Database, e Pinside, una sorta di forum con classifiche e approfondimenti su varie tematiche. Ma è difficile che ci si fermi solo ai flipper. In genere si spazia da un genere all’altro, come testimoniano gli aficionados della rubrica «Collezionisti anonimi» del canale 8-bit di Youtube. Il martedì, per tre ore, appassionati di giocattoli e vinili raccontano e «flexano» (flexare in gergo significa ostentare) i loro piccoli tesori sotto l’attenta regia di Manuel Paulo Spaldi.

«In tutto questo c’è sicuramente una componente di nostalgia» nota Spaldi. «Gioca il ricordo di un periodo felice e spensierato. Ma negli anni 80 c’è stato anche qualcosa di irripetibile, e non è un caso che oggi si facciano i remake dei film delle Tartarughe ninja e dei Masters of the Universe. Il gruppo dei Collezionisti anonimi è lo specchio di questa passione, a volte velato da un filo di malinconia. Ora siamo in 40 e c’è una componente di mutuo soccorso collezionistico: ci si aiuta a trovare piccoli oggetti». Fondamentale, poi, è il cinema. A Bergamo si è appena conclusa la quarta edizione di CinemArcord, convention di editoria e collezionismo cinematografici, che ha tra i suoi organizzarori BloodBuster, negozio milanese specializzato in cinema di genere. Fin qui, si vive la golden age degli anni 80 da collezionisti. Se invece ci si vuol calare nella parte, è il caso di far rifornimento di abiti in qualche negozio di abbigliamento vintage, e poi partire alla volta di Ibiza e Tenerife, dove si celebra periodicamente il revival di un’epoca vagheggiata.

All’Hard Rock Hotel di Ibiza e di Tenerife ogni anno, da aprile a dicembre, va in scena, in diverse sessioni, l’evento Children of the Eighties, mentre al Pacha, la famosa discoteca di Ibiza, si tengono i megaparty Flower Power, con musiche anni 60, 70 e 80. Chi frequenta eventi come Children of the Eighties spesso supera i 60 anni, ma ci sono parecchi ventenni che hanno scoperto quel tipo di musica. La giornata tipo ha ritmi molto serrati. Si parte all’Ushuaïa, una delle discoteche più blasonate di Ibiza, alle 4 del pomeriggio, ci si ferma in piscina, poi la sera si esce, si mangia qualcosa, e si va all’Hï, fino a notte fonda. In media, per fare una settimana con il giro delle discoteche, ci vogliono 3.500 euro. È il prezzo della nostalgia.

© Riproduzione Riservata