1973, set di Mezzogiorno e mezzo di fuoco. Un curioso Mel Brooks osserva un impegnato Gene Wilder scrivere appunti su un piccolo taccuino: sono le idee per la sceneggiatura di un nuovo film che l’attore propone al regista. Brooks acconsente, a patto che gli venga immediatamente corrisposto un anticipo. Wilder tira fuori dalla tasca tutto quello che ha: 57 dollari. Il patto è concluso.
È la nascita di Frankenstein junior: uno dei film comici più brillanti della storia cinematografica mondiale.
Il film uscì negli Stati Uniti il 15 dicembre 1974 e l’anno successivo, esattamente cinquant’anni fa, in tutte le sale italiane.
Cinquant’anni in cui abbiamo imparato e fatto nostre, inserendole nel gergo quotidiano, le frasi più iconiche di una pellicola, fortemente e volutamente in bianco e nero, capace di far ridere ogniqualvolta si decida di rivederla!
Cinquant’anni in cui, la geniale mente di Mel Brooks, ne ha partorito anche la trasposizione teatrale, e che, da maggio, potremo apprezzare nella versione italiana grazie alla compagnia teatrale Saltafoss, diretta dal regista Adriano Tallarini. Canzoni tutte tradotte e riadattate in italiano, tranne l’indimenticabile “Puttin’ on the Ritz”.. L’esordio sarà in uno dei templi del musical italiano, il Teatro Nazionale di Milano dal 23 al 25 maggio, per poi riprendere nella prossima stagione teatrale.
Reduce dal successo di un altro musical con la stessa compagnia, Happy Days, Tallarini è sempre stato innamorato di questo film cult, e la decisione di riproporlo in forma teatrale cantata e ballata è stata una scelta naturale.
“È stato un lavoro sicuramente appassionante ma molto impegnativo, proprio perché comico. – spiega Tallarini -Considero la comicità molto difficile da portare in scena, fare ridere è sempre più difficile che far piangere, e bisogna sfoderare un certo ritmo. Frankenstein junior è un film entrato nella nostra cultura generale, più o meno approfonditamente, lo conoscono tutti. È una bella sfida perché andiamo a confrontarci con personaggi simbolici e frasi iconiche; e la sfida è proprio riuscire a ritrarli, senza trasformarli in macchiette, riproponendoli come sono stati presentati da Mel Brooks”.
“C’è stato un grandissimo lavoro di approfondimento, di studio e di analisi del personaggio. Prendiamo per esempio Igor: Marty Feldman è praticamente inarrivabile, quindi il lavoro che abbiamo fatto è stato quello di rientrare nel personaggio senza farne una caricatura, per non sminuire il personaggio stesso”
Allo stesso modo del film, il musical si può definire un chimerico miscuglio di ironia, poesia e suggestione, con una vena comico noir, compresa la scelta delle scenografie. “Con il progetto luci – spiega il regista – ho chiesto di poter riprodurre il più possibile in bianco e nero, richiesta per nulla semplice. Con le scenografie, poi, ho voluto ricostruire le principali ambientazioni per far ritrovare anche allo spettatore più purista di Frankenstein junior la sensazione gotica del film, per farlo immedesimare completamente. Ho illustrato la mia visione allo scenografo Paolo Vitale che l’ha trasferita sul palcoscenico.
E per rispettare la tradizione (Mel Brooks ha quasi sempre fatto delle piccole – e meno piccole, comparsate nei suoi film), anche il regista Adriano Tallarini apparirà sotto mentite spoglie, in un cameo irriconoscibile.
Mel Brooks durante le riprese di Frankenstein junior aveva distribuito alla troupe fazzoletti bianchi per coprirsi la bocca e smorzare le risate durante le scene più esilaranti, in modo da non disturbare gli attori. A teatro, invece, i fazzoletti sono assolutamente banditi, perché, oltre che concesso, verrà spontaneo ridere a crepapelle.