C’è un momento, nella traiettoria di ogni artista, in cui l’urgenza creativa diventa carne, ritmo, voce. Per Coogie, astro brillante e irrequieto del panorama hip-hop coreano, quel momento si chiama UPSET. Il suo secondo full album – un titolo che già da solo è una dichiarazione – è molto più di una raccolta di tracce: è una capsula narrativa, un atto conclusivo, l’ultimo tassello di un racconto cominciato mesi fa e costruito con metodo, visione, lucidità feroce.
Prima c’erano stati i preludi: BEFORE UPSET e BEFORE UPSET 2, come quei capitoli d’introduzione nei romanzi migliori, che non solo preparano alla storia ma la rendono inevitabile. Poi il teaser inatteso, quella “Coogie & I (Feat. lobonabeat!)” apparsa come un sussurro nel video di idontfreestyle e diventata singolo pre-release. Un uovo di Pasqua per chi sa leggere tra le righe. Un invito, sottile ma potente, a non sottovalutarlo mai.
Coogie non è nuovo al rischio, né al desiderio di rompere lo schema. E in UPSET si muove su un doppio asse narrativo: da una parte la rabbia stilizzata del trap in “Shut Up (Feat. ZICO)”, dove la presenza di ZICO – guru e outsider, in un perfetto passaggio di testimone – amplifica la tensione di un brano che vibra di sfida e orgoglio. Dall’altra, “Spaceship”, un flusso melodico che scava più a fondo, quasi spirituale, dove la voce di Coogie si fa velluto e confessione, fragile e verticale al tempo stesso.
Dodici tracce, due title track, e un parterre di collaborazioni che dice molto del suo posto nel gioco: Simon Dominic, Loco, The Quiett, Jvcki Wai, oygli. Non sono solo featuring: sono alleanze, segnali, pezzi di una mappa che definisce il perimetro – e l’ambizione – del Coogie di oggi.
Ma il vero punto è un altro. Coogie non sta più cercando di dimostrare qualcosa. Non ne ha bisogno. Non urla per farsi notare, non recita per piacere. UPSET è l’album di chi ha già preso coscienza del proprio posto nel mondo e adesso vuole solo spostare le coordinate. Dentro c’è tutto: stile, tecnica, coraggio, ma anche un’intimità inattesa, come se la rabbia iniziale si fosse decantata in lucidità creativa.
Coogie non è più una promessa. È una certezza. È il nome che brucia in cima alla lista, ma che non si lascia ingabbiare da nessuna classifica. E forse è proprio per questo che la sua voce continua a distinguersi, in un mare di voci troppo simili tra loro.
Panorama.it ha parlato in esclusiva con lui.
Potresti presentarti ai lettori che ancora non conoscono il tuo percorso come rapper e artista?
Ciao, sono Coogie. Penso che la mia forza come artista sia la capacità di muovermi bene tra diversi generi. Qualunque sia lo stile, cerco sempre di aggiungere il mio tocco personale e farlo suonare come qualcosa di mio.
Qual è stata l’ispirazione principale dietro il titolo del tuo nuovo album [UPSET] e come si collega ai capitoli anticipati in [BEFORE UPSET] e [BEFORE UPSET 2]?
[BEFORE UPSET] era un’anteprima di questo album. Ho pubblicato progetti ogni anno, ma questo è il mio primo album completo dopo cinque anni. Ho voluto raccogliere tutto quello che ho ascoltato e che ho avuto voglia di sperimentare in questo periodo.
Come hai deciso l’arco narrativo che si sviluppa attraverso i tre progetti fino ad arrivare a [UPSET]?
Il mio primo album completo iniziava con molta energia ma rallentava verso la fine. Stavolta ho voluto continuare a correre fino all’ultima traccia.
Il brano “Coogie & I (Feat. lobonabeat!)” era stato inizialmente suggerito come Easter egg in “idontfreestyle”. Com’è stato pubblicarlo come singolo anticipato e come hanno reagito i fan?
La reazione dei fan è stata divisa. Alcune delle mie canzoni più conosciute sono facili da ascoltare, quindi chi mi ha scoperto con i brani più soft ha forse percepito un certo distacco con questo album. Ma i fan del genere hanno apprezzato molto la direzione che ho preso.
Hai collaborato con nomi straordinari – da The Quiett e Simon Dominic a Loco, Jvcki Wai, lobonabeat! e oygli. Come scegli gli artisti con cui collaborare e cosa portano alla tua musica?
The Quiett, Simon Dominic e BILL STAX sono per me come eroi, quindi desideravo lavorare con loro per questo album. Con LOCO ho un rapporto di stima e amicizia. Ci siamo trovati entrambi a Los Angeles per un evento legato al Coachella, e ho voluto creare una traccia che catturasse quell’atmosfera. Jvcki Wai, lobonabeat! e oygli sono tra i miei artisti coreani preferiti. Amo il loro stile di rap, quindi ero entusiasta di collaborare e vedere che tipo di alchimia avremmo potuto creare.
“Shut Up (Feat. ZICO)” e “Spaceship” sono due title track con vibrazioni molto diverse. Come hai bilanciato questi contrasti nella scelta dei singoli?
Come dicevo prima, volevo dimostrare di poter coprire tutto lo spettro dei suoni. Per quanto riguarda Spaceship, per quanto ne so, nessun artista coreano aveva mai realizzato una traccia con questo tipo di beat, quindi volevo essere il primo a provarci.
Puoi raccontarci il tuo processo creativo quando passi da un pezzo trap ad alta energia a una canzone più melodica e introspettiva?
Lavoro costantemente alla musica. Scrivo e accumulo canzoni ogni giorno, e quando arriva il momento di realizzare un album, scelgo i brani in base alla narrazione e al flusso che voglio costruire.
Qual è la traccia di [UPSET] che ti ha messo più alla prova, costringendoti a uscire dalla tua comfort zone, e perché?
Le due tracce sono Sober e Spaceship. Con Spaceship non avevo mai provato quel tipo di BPM o pattern di batteria, ma volevo davvero cimentarmi, ed è stata una sfida creativa. Ho registrato più di 20 guide per quella canzone.
Per Sober c’erano in realtà otto versioni diverse del beat. Il produttore, Jvcki Wai, e io abbiamo scelto ciascuno la nostra preferita, e alla fine abbiamo optato per quella scelta da entrambi.
Quale visione avevi per l’estetica visiva dell’album [UPSET] e dei suoi video musicali, e in che modo si collega ai temi dell’album?
Quando si tratta di progetti completi, ho sempre preferito tracce più dure, meno soft. Vedo gli album come un modo per esprimere la mia vera identità artistica.
Ma siccome alcune delle mie canzoni di maggior successo erano più leggere, credo che questo abbia dato al pubblico un’immagine più morbida di me. Con questo album, volevo mostrare anche il mio lato più ruvido e tagliente.
In che modo senti che [UPSET] rappresenta una crescita o un’evoluzione rispetto al tuo precedente album completo?
Più che mostrare una crescita drammatica, vedo questo album come una fase stabile, un punto fermo che riflette il mio modo coerente di esprimermi.
Come speri che gli ascoltatori vivano il range emotivo di [UPSET] dall’inizio alla fine?
Spero che sia un tipo di musica a cui le persone si rivolgano naturalmente quando vogliono solo sentirsi bene e godersi il momento senza pensarci troppo.
Quali sono i temi o i messaggi che più desideri che i fan colgano in questo nuovo album?
Non c’è un grande messaggio o un tema dominante. Spero solo che chi ascolta riesca a percepire ciò che io ho provato mentre lo realizzavo.
Puoi raccontarci qualche momento memorabile dal dietro le quinte delle registrazioni o delle riprese dei video delle due title track?
Abbiamo girato entrambi i video lo stesso giorno, e anche se non abbiamo fatto tantissime riprese, i tagli sono venuti benissimo e ne sono stato davvero felice.
Sono particolarmente grato a ZICO non solo per aver partecipato al brano, ma anche per essersi presentato sul set. Quello è stato in realtà il nostro primo vero incontro di persona.
Guardando al futuro, ci sono nuove direzioni o sperimentazioni che sei entusiasta di esplorare nel tuo prossimo progetto?
Dopo un periodo in cui mi sono mantenuto in una zona abbastanza stabile a livello espressivo, sto pensando di esplorare direzioni più sperimentali.
Voglio uscire da quella comfort zone e provare qualcosa di nuovo che possa spingere un po’ più in là sia me che chi mi ascolta.
Se dovessi definirti con una sola parola, quale sarebbe?
Direi Ibrido.
Ci sono fan che ti aspettano in Italia, hai in programma una visita?
Sarei felicissimo di esibirmi, se si presenterà l’occasione.
Vuoi lasciare un messaggio finale ai tuoi fan?
Spero davvero di avere presto la possibilità di venire in Italia. Anche solo per incontrarvi qualche momento, mi piacerebbe ringraziarvi di persona.