Tra le persone non più autosufficienti e chi le aiuta spesso è difficile capirsi. Ora la app Age.vol.a permette traduzioni in 7 lingue. E’ scaricabile gratuitamente su smartphone e fa superare questa barriera linguistica.
Aldo, 87 anni, vive a Varese. Non è più autosufficiente, soprattutto dopo l’infezione da Covid, e i figli abitano lontano. Così, da giugno, è Iryna a prendersi cura di lui. La donna, 37 anni, è fuggita dalla guerra in Ucraina. Racconta del suo arrivo in Italia e della voglia di iniziare una nuova vita. Ha seguito un corso di italiano ma le difficoltà a farsi capire sono state molte. A rompere la barriera linguistica tra Iryna e Aldo è stata l’app Age.vol.a (Ageing Volunteers Assistants), una sorta di pronto soccorso in 7 lingue, nata dalla collaborazione tra l’Università dell’Insubria di Varese e quella di Milano. Grazie all’app, Iryna riesce a capire meglio i bisogni del suo assistito e a comunicare con i familiari e i medici.
Il progetto, sviluppato nel quadriennio 2018-2022 e finanziato da Fondazione Cariplo, si è posto l’obiettivo di creare uno strumento multilingue capace di fornire agli assistenti domiciliari di lingua straniera la terminologia e le informazioni pratiche relative ai loro assistiti e alle istituzioni con cui si interfacciano abitualmente. L’app gratuita per cellulari e il sito web (www.agevola.org) contengono un glossario in italiano, inglese, spagnolo, rumeno, russo, albanese, ucraino. Ed è diviso in tre sezioni: salute, vita quotidiana e istituzioni. Per soddisfare i bisogni comunicativi tra anziani, badanti e familiari, i ricercatori hanno condotto uno studio sulle relazioni sociolinguistiche dei soggetti, valutando le abitudini lavorative e gli scenari migratori.
Sulla base dei risultati, sono state selezionate le lingue e le espressioni da tradurre, tuttora implementabili grazie ai suggerimenti di tutti (nel sito c’è una mail a cui scrivere). Lo strumento, unico nel suo genere, è stato accolto, oltre che dai cittadini, anche dalle Aziende per la tutela della salute per un possibile impiego nelle strutture locali. «L’Italia è oggi, insieme al Giappone, uno dei Paesi più vecchi al mondo, per questo abbiamo voluto mettere al centro il benessere degli anziani» spiega la professoressa Alessandra Vicentini, che insieme a Kim Grego e al team di esperti linguisti, statisti e antropologi, ha dato il via al progetto.
L’Italia invecchia velocemente: entro 10 anni si avrà un calo demografico dell’80 per cento dei comuni, con punte del 94 per quelli classificati come aree interne. Le persone destinate a vivere sole, nel 2041, saranno 10,2 milioni. Nel 2050, il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) arriverà a essere circa 1 a 1. Nella sola provincia di Varese, focus della ricerca, l’indice di vecchiaia dice che ci sono 183,5 anziani ogni 100 giovani. Mentre gli stranieri residenti in città, a gennaio 2021, sono 10.095: il 12,7 per cento della popolazione.
In questo scenario demografico, le persone che assistono gli anziani vengono quasi sempre da altri Paesi, con lingua, tradizioni e cultura diverse. Chi ha mezzi economici non ha più l’autosufficienza, chi non ha sostentamento cerca lavoro: due mondi che hanno bisogno l’uno dell’altro. Il sistema economico rischia di non reggere più quando il rapporto tra anziani, sempre più longevi, e lavoratori sarà 1:1. Sanità e comuni dovranno fronteggiare lo spettro dei costi.
«Negli ultimi 15 anni abbiamo subìto la crisi economica del 2008, la decisione del governo di tagliare del 90 per cento la spesa dei servizi sociali, la pandemia e la guerra» afferma l’assessore ai servizi sociali di Varese, Roberto Molinari. «Tutto ciò ha aggravato i bilanci comunali e impedisce di soddisfare i bisogni primari. La tecnologia, con l’uso della telemedicina e delle app multilingue, può prolungare la capacità di autonomia degli anziani». Sull’onda del successo iniziale di Age.Vol.A, aggiunge Daniel Russo, uno degli esperti del team: «Stiamo collaborando con il Centro di ricerca per l’invecchiamento di successo dell’Università Insubria per estendere i contenuti dell’app nell’ambito dell’Alzheimer e della demenza senile. Rivalutare il valore degli anziani è una sfida che occorre vincere».