Nonostante il monitoraggio elettronico, le evasioni dagli arresti domiciliari sono quotidiane. E molti tra coloro che hanno avuto la possibilità di stare a casa, invece che in carcere, delinquono a piacimento.
Quello del russo Artem Uss è stato il caso più eclatante. Il figlio dell’ex governatore di una regione della Siberia era evaso dalla sua abitazione di Basiglio (Milano) il 22 marzo scorso dopo che la Corte d’Appello meneghina aveva dato il via libera alla sua estradizione negli Stati Uniti. Uss è riuscito a beffare tutti nonostante il braccialetto elettronico. Abbassati i riflettori, però, il cortocircuito del sistema domiciliare, in gran silenzio, si ripete ogni giorno, lontano dal clamore, nei trafiletti della cronaca locale. Caso dopo caso le ricostruzioni dimostrano che le evasioni dagli arresti domiciliari sono pane quotidiano per le forze dell’ordine e le valutazioni dei giudici sulle esigenze cautelari spesso non si rivelano oculate. Sul nastro trasportatore del sistema giudiziario viaggiano migliaia di segnalazioni per gli allontanamenti di chi è ristretto ai domiciliari. E mentre a volte si tratta semplicemente di chi si prende la libertà di una boccata d’aria, di chi fa un salto al bar per una birra, in tabaccheria o dal barbiere e il tutto si risolve con un’informativa al giudice del Tribunale di Sorveglianza, in altre occasioni c’è chi commette reati. Anche molto gravi. Oppure tenta la strada della latitanza.
Come Massimiliano Sestito che, nonostante portasse in dote due condanne per omicidio (una delle quali definitiva), un’evasione dal carcere e un’accusa di essere affiliato alla ‘ndrangheta, in attesa della decisione della Cassazione lo scorso marzo era agli arresti domiciliari a Pero (Milano). Dopo aver manomesso il braccialetto elettronico è fuggito, sperando di riuscire a far perdere le sue tracce. Gli investigatori l’hanno rintracciato sette giorni dopo in Campania e l’hanno arrestato. Cosa abbia fatto in una settimana da uomo libero è rimasto un mistero. Si era quasi trasformato in una Primula rossa anche Valerio Salvatore Crivello, tre anni di latitanza in Germania dopo aver lasciato l’abitazione dei genitori nella quale, a Scorzè (Venezia), era ristretto ai domiciliari con braccialetto elettronico. Pure lui si portava dietro una condanna definitiva per un omicidio commesso in Calabria. La sua fuga è finita nel settembre scorso.
Poi ci sono gli indomiti, ovvero quelli che continuano a delinquere nonostante le restrizioni. Agli inizi di novembre un uomo di mezza età si presenta in un negozio di Messina e, spavaldo, fa capire ai commercianti che ha una pistola pur senza tirarla fuori dalla tasca del giubbotto. Chiede di prendere 300 euro dalla cassa e tenta un’estorsione. I carabinieri l’hanno arrestato in flagranza di reato e subito dopo hanno scoperto che l’uomo era già agli arresti domiciliari. Non solo: pochi giorni prima i carabinieri avevano raccolto la denuncia di un altro commerciante, sempre per estorsione, con le stesse modalità. Nel secondo caso però il detenuto ai domiciliari che se ne andava in giro a fare l’esattore si sarebbe fatto consegnare 800 euro. Il reato più diffuso da chi se ne infischia delle disposizioni dei giudici, però, sono le rapine. Lo scorso agosto ad Andria (Bt) un trentenne in detenzione domiciliare si è presentato in una farmacia del centro e ha minacciato di morte il farmacista, poi ha cominciato ad armeggiare con il registratore di cassa finché non sono arrivati i carabinieri.
Solo un mese prima a Vicenza un algerino che stava scontando la sua pena ai domiciliari entra in un negozio di occhiali all’interno di un centro commerciale, spintona la commessa e la trascina per alcuni metri, poi prende della merce (dal valore di 600 euro) e torna a casa di corsa convinto di arrivare in tempo per la verifica della sua presenza che i carabinieri effettuavano quotidianamente. Infatti i militari sono arrivati poco dopo, ma per arrestarlo. Durante la perquisizione è saltata fuori anche la refurtiva. Nell’ultimo anno varie rapine commesse da detenuti ai domiciliari ad Agrate e Cogliate (Monza), a Caltagirone e a Militello (Catania), a Trepuzzi (Lecce), a Roma, a Cosenza, a Napoli, a Firenze, a Modena… Segnalazioni anche per i furti. A Brebbia (Varese) un detenuto ai domiciliari non risulta a casa di notte. Con i carabinieri si giustifica così: «Ero andato a comprare le sigarette». In realtà, grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza, si è scoperto che era entrato in una villa con dei chiavistelli, un piede di porco, dei coltelli, un martello e una maschera da clown sul volto per commettere un furto.
Un’altra tipologia di «ristretti ai domiciliari» che poi vengono trovati a girovagare per le città dalle Forze dell’ordine è quella degli armati a tutti i costi. Preferito è il coltello a serramanico (gli ultimi casi si sono verificati a Sant’Elpidio a Mare, in provincia di Fermo, a Napoli, ad Agrigento e a Livorno). In altre occasioni, però, il detenuto si era portato dietro un’ascia, un machete o una pistola. Ma c’è anche chi evade per lavorare. A Qualiano (Napoli) un 55enne riusciva a fare qualche giornata da muratore. Quando i carabinieri sono arrivati sul cantiere l’hanno trovato con i guanti anti-infortunio e un trapano in mano. A Giugliano, sempre in Campania, invece, un uomo di 34 anni sottoposto a custodia cautelare preventiva faceva il pendolare con il paese confinante, Varcaturo, dove aveva trovato un posto in una pizzeria.
L’elenco più nutrito, però, è quello degli stalker: non si contano i casi di aggressione di ex mogli o di ex compagne dopo un’evasione. Compreso qualche tentato omicidio. Ma c’è anche chi mette a repentaglio la propria libertà per puro divertimento: un detenuto di Monreale (Palermo) ai domiciliari per estorsione ha addirittura pubblicato dei video su TikTok dal parco acquatico della località balneare che aveva scelto per le sue vacanze; un moldavo a Bologna è stato trovato in una discoteca a fare baldoria; un libanese stava facendo un giro sul lungomare di Sorrento con un bicicletta elettrica appena rubata. E non manca chi si è fatto arrestare per un’ora d’amore: a Livorno un giovane di 32 anni ristretto a casa per reati contro il patrimonio è stato sorpreso, invece, a casa dell’amante.
Infine ci sono i «fenomeni», che hanno tentato di entrare nel Guinness dei primati: a Santa Maria Capua Vetere un 32enne è evaso cinque volte di fila in un mese; a Perugia una donna di 37 anni è uscita di casa due volte in tre giorni; e ad Ascoli Satriano (Foggia) un pregiudicato ha fatto praticamente impazzire il procuratore Ludovico Vaccaro, perché è stato trovato a spasso nel paese per tre volte in sette ore. Ma il vero record è quello delle toghe, che in tutti questi casi hanno dimostrato di non aver scelto con esattezza la giusta misura di detenzione.