Gli ormai noti 2 metri sono una misura di contenimento del contagio che risuonano nell’ebraismo come una distanza conosciuta, familiare, già utilizzata anche prima del Covid per rispetto dei fedeli in preghiera in Sinagoga
La battaglia contro il Covid non si sta arrestando. Vivremo ancora un periodo dove le precauzioni igienico-sanitarie non andranno sottovalutate. Il virus è nell’aria, non sembra essere mutato, per fortuna di chi sta sviluppando un vaccino, appare meno letale ma solo perché è tra i giovani che godono di un fisico più forte, di complicazioni cliniche meno articolate e di una risposta immunitaria alta, e ciò non deve farci abbassare la guardia perché sarà quando la trasmissione passerà dai ragazzi ai più anziani che potremmo far di nuovo i conti con il lutto da Coronavirus. La differenza starà nella quasi certa impossibilità di ripiombare in un profondo lockdown, al massimo assisteremo a microchiusure locali.
Ci vuole, dunque, grande rispetto per il prossimo nell’uso sia della mascherina sia della distanza sociale. Gli ormai noti 2 metri sono una misura di contenimento del contagio, che risuonano nell’ebraismo come una distanza conosciuta, familiare, a volte obbligata. Durante la preghiera, infatti, e in particolare nel momento più intimo della preghiera in cui gli ebrei si rivolgono al Signore con 18 benedizioni, divise tra lodi e richieste, si sta diritti in piedi ed è necessario avere il giusto spazio attorno al proprio corpo per effettuare correttamente il rito. Lo spazio che ogni persona deve avere attorno è 4 ammot per 4 ammot, una misura stabilita dai rabbini che corrisponde, centimetro in più o in meno, a due metri per due metri. Come a dire che lo spazio personale corrisponde a due metri quadrati, chi entra in quello spazio invade il campo della persona, della sua preghiera privata, della sua privacy. Invero, prima del lockdown e delle nuove disposizioni, anche nelle Sinagoghe, almeno quelle di mia frequentazione, raramente si vedeva rispettata questa regola, anche in virtù di una affluenza di fedeli che potrebbe non permettere di rispettare la regola stessa. Le leggi della distanza sociale hanno dunque ripristinato la distanza ebraica nella preghiera, obbligatoria in Sinagoga, dunque, almeno per due motivi in questo momento. Di sicuro questo fatto ci aiuta a riflettere. Partendo dal principio per cui dobbiamo cercare di vedere oltre gli episodi e trovare i significati delle cose che accadono, possiamo provare a dire che la distanza sociale non è solo una precauzione sanitaria ma è una risposta al mondo che, nell’era del social network e della presenza di un palcoscenico con i riflettori sempre accesi, aveva abbandonato il rispetto dello spazio altrui.