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La svolta di Spotify, che macina abbonamenti e ricavi

La svolta di Spotify, che macina abbonamenti e ricavi

Il colosso svedese della musica in streaming chiude il primo anno di completa redditività, grazie all’aumento degli abbonati e alla crescita dei ricavi legati alla pubblicità. Nei prossimi mesi attesi nuovi piani di abbonamento

Splende alto il sole nel cielo di Spotify. Diciassette anni dopo la sua fondazione, il colosso della musica in streaming ha registrato il primo anno di completa redditività. Che è frutto della costante diffusione del servizio presso nuove fasce di pubblico, con l’incremento di utenti che si affidano alla compagnia svedese per ascoltare la personale colonna sonora della giornata. “Sono entusiasta per il 2025 e fiducioso per la nostra posizione, sia come prodotto che come azienda”, ha dichiarato Daniel Ek, cofondatore (insieme a Martin Lorentzon) e CEO di Spotify. “Continueremo a fare scommesse che avranno un impatto a lungo termine, aumentando la nostra velocità e mantenendo i livelli di efficienza raggiunti. Perché è questa combinazione che ci permetterà di costruire la migliore e più preziosa esperienza utente, di crescere in modo sostenibile e di offrire creatività al mondo”.

Le parole di Ek nascono dai risultati ottenuti nel quarto trimestre del 2024, il migliore nella storia di Spotify. L’azienda ha rivelato che gli utenti attivi sono 675 milioni, con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente; gli abbonati sono circa 263 milioni, anche in questo caso con una crescita in doppia cifra (11%), grazie a 11 milioni di nuovi abbonati rispetto al trimestre precedente, mentre il rialzo è pari al 16% considerando i ricavi complessivi in confronto all’ultima parte del 2023, in virtù dei 4,2 miliardi di euro finiti nelle casse societarie (3,7 miliardi provenienti dagli abbonamenti e 537 milioni di euro ottenuti dalla pubblicità). L’utile operativo trimestrale è aumentato a 477 milioni di euro, mentre l’utile netto annuale è stato di 1,14 miliardi di euro, con una netta inversione di tendenza rispetto ai 532 milioni di euro persi nell’anno precedente.

La svolta di Spotify, che macina abbonamenti e ricavi
Spotify
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A determinare risultati oltre le stime previste dagli analisti è stato il mix tra innovazione tecnologica e aumento delle tariffe per la sottoscrizione. Nel primo caso, la piattaforma ha rilasciato funzionalità basate sull’IA per la creazione di playlist e rafforzato la proposta di audiolibri, una delle sezioni più in crescita insieme all’ascolto di podcast, anche in formato video. Oltre ad allargare la proposta, però, a influenzare i conti sono stati i ritocchi al costo dell’abbonamento, che nel mercato americano Spotify ha aumentato due volte in meno di un anno. In entrambi i casi, il canone mensile per un abbonamento Premium è aumentato di 1 dollaro, arrivando al costo attuale di 11,99 dollari (in Italia il prezzo è 10,99 euro, 5,99 euro in caso di studenti, 14,99 euro per due account e 17,99 euro per la versione Family, con massimo 6 account).

Europa e Stati Uniti restano i mercati di riferimento per Spotify, che nelle due aree conta, nell’ordine, il 37% e il 26% delle sottoscrizioni complessive, con la regione latino-americana al 22% e il resto del mondo, in crescita, al 14%. Con 7.261 dipendenti a tempo pieno registrati al 31 dicembre 2024, la compagnia di Stoccolma ha registrato un fatturato annuale di 15,6 miliardi di euro, equivalenti a una crescita del 18,3% sull’anno precedente. Dopo anni di sofferenza, dunque, è evidente che la società può guardare con fiducia al futuro, anche in virtù dei circa 10 miliardi di euro distribuiti agli artisti nel corso dello scorso anno. Quanto ai futuri cambiamenti, gli abbonati restano in attesa dello streaming lossless per una migliore esperienza d’ascolto, mentre la partnership con Universal Music Group dovrebbe portare al lancio di nuovi piani di abbonamenti, con contenuti inediti e un catalogo più ricco per quantità e qualità.

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