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Donald Trump taglia anche l’intelligence all’Ucraina, ecco cosa succede ora

Donald Trump taglia anche l’intelligence all’Ucraina, ecco cosa succede ora

Le informazioni di satelliti e droni, ovvero dell’intelligence, sono state vitali per rendere Kiev in grado di difendersi e resistere per tre anni. Uno stop da parte degli Usa causerebbe un rapido tracollo del fronte

Più degli arsenali che potrebbero non essere riforniti con la consueta rapidità, le forze di Kiev temono le conseguenze della mancata condivisione delle informazioni di intelligence con l’Ucraina, interrompendo il flusso di dati vitale che hanno aiutato i militari di Zelensky a colpire i russi. Nella giornata di ieri, mercoledì 5 marzo, i funzionari dell’amministrazione Trump hanno comunque affermato che i colloqui positivi ristabiliti tra Washington e Kiev potrebbero ridurre i tempi di tale sospensione.

Senza quanto rilevato dai satelliti statunitensi Kiev non “vede” dove si ammassano le truppe, non può tracciare gli spostamenti di armi se non mettendo a rischio le sue vedette; senza accesso continuo e protetto alla costellazione Starlink diventano a rischio le comunicazioni e il trasferimento dei dati di tiro delle batterie. E senza la massima precisione del sistema Gps non è possibile programmare il volo dei tanto sospirati missili Himars.

Il direttore della Cia, John Ratcliffe, ha definito la sospensione una “pausa” e ha affermato che è avvenuta dopo il disastroso incontro tra Trump e Zelenskyy nello Studio Ovale la scorsa settimana, precisando che l’assistenza dell’intelligence statunitense è fondamentale per l’Ucraina innanzitutto per selezionare gli obiettivi e quindi ottimizzare l’impiego di numerose risorse come appunto i sistemi missilistici ad alta mobilità d’artiglieria Himars e il sistema missilistico tattico dell’esercito noto come Atacms. Le intelligence degli Stati Uniti e di altri alleati aiutano anche l’Ucraina a prepararsi agli attacchi russi fornendo informazioni che permettono all’Ucraina di prepararsi attuando evacuazioni e predisponendo contrattacchi. Lo spionaggio elettronico, la sorveglianza satellitare delle costellazioni Keyhole-12 e Sibirs, le missioni dei velivoli Joint Star, l’uso di droni come gli RQ-180 e Global Hawk, sono tutti assetti fondamentali che l’Europa non riuscirebbe a organizzare prima di un decennio, nemmeno con la pioggia degli 800 milioni di euro stanziati dalla Von der Leyen. Sul piano tattico e strategico essere senza queste informazioni significa quindi essere “ciechi” rispetto all’avversario, subendo conseguenze disastrose.

Mai, senza dati di intelligence, Kiev sarebbe stata in grado di neutralizzare una parte della flotta russa nel mar Nero, mentre l’Europa può soltanto dare un contributo marginale, per esempio utilizzando alcuni satelliti che però oggi sono orientati principalmente sul Mediterraneo e il Nord Africa per controllare le migrazioni. Ma certamente il flusso d’informazioni verso l’Ucraina, in tre anni ha salvato migliaia di vite, come ha affermato mercoledì il deputato statunitense Jim Himes, democratico del Connecticut e componente anziano della Commissione Intelligence della Camera Usa, che ha commentato: “L’idea che ora negheremo informazioni salvavita agli ucraini che stanno combattendo e morendo è imperdonabile.” Non è chiaro se la sospensione americana influisca sui legami di condivisione dell’intelligence tra l’Ucraina e altre potenze occidentali, tra cui quattro dei cosiddetti “Five Eyes” (cinque occhi), una coalizione di condivisione formata da Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.

Mentre il portavoce del Primo Ministro Keir Starmer, Dave Pares, non ha voluto confermare se il Regno Unito stia ancora fornendo all’Ucraina informazioni d’intelligence. Ha però affermato: “La Gran Bretagna farà di tutto per mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile in tutti gli aspetti del nostro supporto, in particolare per quanto riguarda difesa e sicurezza, e la nostra posizione non è cambiata”.

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