A Sydney, suonatori di strada iper tecnologici chiedono donazioni non in monetine, ma online, con un Qr code: anche questa oggi è l’Australia. In tutto il mondo cadono le restrizioni Covid e si può tornare a viaggiare. Quale momento migliore per scrollarsi di dosso il torpore e volare dall’altra parte del pianeta? Anche perché il 22 giugno la compagnia aerea Qantas inaugura la prima tratta diretta Sydney-Perth-Roma. Addio agli scali per raggiungere il continente «travestito» da Paese, grande il doppio dell’Europa, ma con appena 24 milioni di abitanti.
Per arrivare a Sydney, la capitale morale (quella vera è Canberra), non servono più quarantene: per chi ha tre dosi di vaccino basta un test fai-da-te da eseguire in hotel entro 24 ore dall’arrivo. Giusto il tempo di posare le valige ed è ora di correre a The Rock, il quartiere del porto su cui si affacciano l’Harbour bridge e l’iconica Opera house (sì, è bella proprio come la si immagina). In Australia le stagioni vanno al contrario rispetto all’Italia: arrivare a giugno significa scappare dall’afa estiva per godere della fine di un autunno caldo. Sulla baia si affacciano localini all’aperto e nel weekend si tiene il mercato artigianale, mentre tutti i giorni si può fare un salto alla Spirit Gallery per un souvenir aborigeno o sedersi al ristorante Pony dining per provare gli spiedini di canguro (ricorda vagamente la carne di cavallo).





Questa è la prima grande rivelazione: all’altro capo del mondo si mangia benissimo, anche se non a prezzi popolari. Ma al momento il cambio con l’euro è favorevole (circa 70 centesimi per un dollaro australiano), ed è un altro buon motivo per rompere gli indugi e partire. Quasi tutti i ristoranti propongono piatti fusion, un mix di tutte le culture del mondo. Basta avere voglia di sperimentare spezie e sapori asiatici per non rimanere mai delusi.
Il tour di Sydney prosegue con una visita allo zoo per l’immancabile selfie con i koala, una gita a Bondi beach per vedere i surfisti e gli elicotteri della polizia che pattugliano l’oceano in cerca di squali, e una passeggiata alla riserva di Barangaroo, che raccoglie 75 mila alberi, piante e fiori autoctoni. Le visite sono organizzate da guide aborigene in grado di spiegare quali sono le bacche usate per cucinare o come ricavare pigmenti e perfino cibo dalle pietre di ocra che delimitano i sentieri. Dopo lunghe discriminazioni (hanno ottenuto il diritto di voto solo negli anni Sessanta) gli aborigeni oggi stanno ottenendo un risarcimento dei torti subiti e l’Australia spinge molto su nuove forme di turismo legate alla riscoperta della loro cultura, anche in luoghi dove non ti aspetteresti mai di trovarne traccia, come tra i grattacieli di Sydney.
Sempre a The Rock, si può prenotare il tour Dreamtime Southern X: una guida aborigena, oltre a spiegare i miti della sua gente, rivelerà segreti invisibili ai nostri occhi. Per esempio, ricavare borse e reti dalle palme che circondano i moli. O come gli alberi che crescono ancora sotto l’Harbour bridge abbiano ispirato, grazie alla loro forma, la costruzione di canoe e boomerang. Il leitmotiv è: «Il copyright appartiene alla natura». E l’Australia, più che città, è natura.
Per provare un’emozione stile Orient express si può prendere l’Indian pacific, il treno che collega Sydney a Perth attraverso le Blue Mountains, la Barossa valley con i suoi vini (niente pregiudizi: sono davvero buoni come dicono, va molto di moda il Fiano), Adelaide e il deserto dell’Outback. Oppure si può optare per una vacanza tropicale. Se si parla di foresta pluviale si pensa solo all’Amazzonia, ma non c’è niente di più sbagliato: la Daintree rainforest è la più antica al mondo. Dopo anni di lockdown, siate indulgenti con voi stessi: concedetevi qualche notte in uno dei cottage con patio e amaca del Silky oaks lodge, resort di lusso immerso nella foresta e affacciato sul fiume. Alla reception avvertono: «Di notte, portatevi dietro una torcia e puntatela a terra: potrebbero esserci serpenti… Ma tranquilli, sono molto timidi, hanno più paura loro di noi». Una frase che nella terra dei canguri vi accompagnerà sempre: gli australiani sembrano davvero orgogliosi di convivere con una natura così selvaggia. D’altra parte, che Australia sarebbe per noi turisti senza questo brivido?
Dal resort si parte per diverse escursioni. Un classico è la gita sul fiume Daintree, magari sulle barche a energia solare della Solar Whisper Wildlife Cruise, per ammirare i coccodrilli in libertà. Con un po’ di fortuna, sui rami potrete vedere cuccioli non più lunghi di 20 centimetri quasi perfettamente mimetizzati. Oppure si può fare snorkeling sul Mossman river (con la Back country bliss adventures). A questo proposito, nienti timori: i coccodrilli vivono solo in acque calde e lente o nelle foci. Indossati tuta e calzari, ci si lancia in una delle piscine naturali che si formano vicino alla riva: fra tanti pesci, con un po’ di fortuna ci si può imbattere in una tartaruga d’acqua dolce. In questo caso, non saltate su iniziando a urlare per avvertire i compagni di viaggio se non volete vederla svanire in un batter d’occhio. Fra una nuotata e l’altra, arriva il momento di tornare alla base sdraiati sui gommoni su cui affrontare le rapide, sovrastati dalla cupola vegetale formata dagli alberi. L’esperienza da non perdere, che da sola vale il viaggio, è l’escursione fra le mangrovie: a piedi nudi, guidati da un aborigeno, si attraversa una sorta di palude sabbiosa bruciata dal sole che si estende a perdita d’occhio.
Nel silenzio assoluto si raggiunge il bosco intricatissimo, arrampicandosi sulle radici per farsi avanti in questo labirinto vegetale in cui si rifugiano granchi, molluschi e ogni tipo di crostacei che solo gli aborigeni hanno il permesso di catturare. Il tempo si ferma, quasi non sembra di stare sulla terra.
Ultima tappa a Cairns, porta d’ingresso per la barriera corallina. Da qui partono le crociere giornaliere per fare snorkeling e immersioni, come la Passions of paradise, che permette di unirsi agli scienziati che stanno piantando nuovi coralli, o la Dreamtime dive and snorkel, che durante il viaggio offre delle pillole di cultura aborigena. Per arrivare preparati, non può mancare una visita, magari notturna, all’acquario di Cairns. La barriera è come uno se la immagina: pesci coloratissimi, anemoni, spugne. «Se siete fortunati» dice la guida «vedrete una tartaruga marina o un innocuo squaletto». Mentre osservate i pesci pagliaccio in stile Alla ricerca di Nemo, dalla barca iniziano a fischiare: è ora di risalire e rientrare in porto. Durante il ritorno, non si può non iniziare a pianificare il prossimo viaggio.