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La stagione delle nevi

La stagione delle nevi

Ascese in quota con le pelli di foca ai piedi, cabinovie trasparenti che fanno «volare» nel vuoto, bagni gelati, igloo dove dormire, gite in slitta trainati dai cani e skateboard sul ghiaccio. Viaggio tra tutto quello di cui si può godere in montagna (oltre a sciare).


In attesa delle Olimpiadi 2026, la montagna dei comuni mortali (o quasi) scalda i motori in vista della riapertura del circo bianco. Le più recenti proiezioni dell’Ecmwf, l’European center medium weather forecast, alias Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, suggeriscono che il prossimo inverno dovrebbe essere decisamente nevoso sulle Alpi già oltre i 1.200-1.500 metri, soprattutto a gennaio, febbraio e con qualche coda ghiacciata a marzo. Se il buongiorno si vede dal mattino, allora si potrebbe sperare in un’invernata coi fiocchi con un manto naturale che consenta di praticare senza l’ausilio dei cannoni gli sport del grande freddo. Con qualche variazione sul tema.

A parte il «cosa» si usa sulla neve, ciò che può fare la differenza è il «come» si raggiungono le piste. L’evento dell’anno è la experience in quota a Madonna di Campiglio: gli ultimi interventi promossi da Funivie Pinzolo Spa hanno portato alla creazione di un nuovo impianto servito da due stazioni ipogee a basso impatto ambientale a valle e a monte, con 53 telecabine da 10 posti (tempo di percorrenza della tratta di 1.634 metri: quattro minuti e 32 secondi), di cui una dotata di pavimento trasparente con effetto «sospesi nel vuoto», oltre che al restyling del Rifugio-Ristorante Bar Doss del Sabion, a 2.101 metri di altitudine con vista sulle Dolomiti del Brenta.

Con 120 chilometri di piste e 31 impianti di risalita, anche la regione turistica Plan de Corones, spartiacque fra la Val Pusteria e la Val di Marebbe, dal 25 novembre inaugura la stagione: accanto a un’ampia scelta di tracciati per il fondo e allo snowpark dedicato a snowboarder e freestyler, per i cultori delle slitte c’è un tragitto da fare al traino di una squadra di husky siberiani nell’incantevole Parco naturale Puez-Odle, mentre i più spericolati potranno cimentarsi con il parapendio, da soli o in coppia, danzando nel vento sopra la vastità del paesaggio immacolato. A proposito di avventure aeree: come dimenticare l’avvocato Gianni Agnelli che a metà degli anni Ottanta, a bordo di un Agusta nero degno di James Bond, raggiungeva Courmayeur da Torino per una discesa infrasettimanale in solitaria fasciato in una contrastante quanto elegante tuta total black? Ormai l’heliski, amatissimo dagli influencer (un po’ meno da chi preferisce la montagna del silenzio), non è più un servizio d’élite, e dalle Dolomiti alla Valle d’Aosta le offerte sono in crescendo.

Cortina d’Ampezzo rimane una delle mete più ambite: base di partenza e arrivo del mezzo alato si trovano non lontano dal rifugio Averau, nell’area Lagazuoi-Cinque Torri, ma i puristi scelgono tuttora di affrontare l’ascesa a piedi. Oltre a una gara sulla pista per soli slittini RudiRun sulla Plose, a 10 chilometri da Bressanone, che con i suoi 9 chilometri è la più lunga dell’Alto Adige, e a una gita in carrozza in Val Ridanna alla scoperta dei paesaggi fiabeschi di Racines e dintorni, nei prossimi mesi varrebbe la pena programmare una pedalata sulle «fat bike», le mountain bike con gomme formato XXL che permettono una tenuta maggiore sul fondo nevoso e assicurano un completo esercizio fisico: uno dei tracciati più scenografici è in Valle d’Aosta, per la precisione in Val Ferret, già regno dello sci di fondo ai piedi del Monte Bianco.

Se è vero che la sostenibile ciaspola «tiene» e le pelli di foca, in versione sintetica o in mohair, restano le migliori alleate per lo sci alpinismo (il paradiso dei pellafochisti è il Rando Park di Crans Montana, 15 itinerari in salita nell’elvetico Vallese), soprattutto in Trentino va prendendo piede il monopattino da neve o skifox, da praticare su tracciati ad hoc: in sostanza, si tratta di un marchingegno ibrido formato da una seduta agganciata a un mono-sci che allena muscoli, bilanciamento e colpo d’occhio, e mette d’accordo i patiti della velocità coi nostalgici della slitta di legno. Eppure, al di là delle attrezzature hi- tech di ultima generazione, esiste comunque la montagna romantica, dove l’elemento naturale – e la neve in particolare – rappresenta l’ingrediente primario per gustare l’inverno a misura d’uomo.

È quando scende la sera che l’ambiente alpino rivela la sua anima più autentica, e non a caso si moltiplicano le strutture che propongono uscite al tramonto o a notte fonda sull’onda della tendenza «by night snow». Nel comprensorio di Plan a Modo di Passiria, per esempio, ogni mercoledì a partire dalle 17 e 30 la pista Plan a Karjoch è aperta per gli sci-alpinisti, così come la cabinovia che sale per cena alla malga Grünbodenhütte, mentre i poetici estimatori della ciaspola al chiaro di luna si affideranno alle guide del CampZero di Champoluc o, se impavidi, si cimenteranno nella Barefoot Experience, la corroborante passeggiata a piedi nudi nella neve fresca proposta alla malga Millegrobbe all’Alpe Cimbra di Folgaria.

Nel variegato universo delle pratiche fisico-sportive da montagna, le attività legate al freddo hanno inoltre dato vita a una micro-tendenza che si ispira alle usanze nordiche. Esempi? È preso in prestito dalla tradizione siberiana il bagno nell’acqua ghiacciata, che è bene non sperimentare mai da soli nei laghetti quanto piuttosto nelle confortevoli «caverne del ghiaccio» delle spa e nelle piscine d’acqua gelida inserite nei percorsi Kneipp, e ha invece ascendenze lapponi la dormita sottozero: per provarla, senza andare in Finlandia, ci si arrampica fino ai quasi tremila metri del Rifugio Capanna Presena, accanto al Passo del Tonale, per trascorrere la nottata in un vero igloo o nelle sky room, le «bolle» trasparenti (con stufetta) a un passo dal ghiacciaio.

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