La teoria del tutto: Stephen Hawking, l'amore, il tempo... 5 cose da sapere
Un ineccepibile Eddie Redmayne sprigiona emozioni con un minuscolo battere di palpebra
Oggi che è morto Stephen Hawking, mente brillante, esempio fulgente di come lo spirito sappia volare più in alto delle limitazioni fisiche, ripubblichiamo la recensione del film La teoria del tutto, dove un emozionante Eddie Redmayne - per lui premio Oscar come migliore attore - porta sul grande schermo la storia dell'astrofisico britannico.
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Più ancora che per le sue intuizioni sull'evoluzione dell'universo, Stephen Hawking è celebre al pubblico più profano per la sua incredibile condizione fisica di scienziato e mente brillante imprigionati in un corpo vessato dalla malattia. La sua intelligenza così fulgida è costretta a comunicare tramite un computer e una voce non sua. Dietro a questa condizione estrema c'è un vero miracolo della vita, che ora ci racconta La teoria del tutto, film candidato a cinque premi Oscar dal 15 gennaio 2015 nelle sale italiane.
Hawking probabilmente non sarebbe quello che è oggi se accanto a lui, per decenni, non ci fosse stata la sua prima moglie Jane Wilde, una vela che l'ha sospinto oltre la malattia degenerativa del motoneurone (MND), aiutandolo a essere e a vivere a prescindere da essa. Poco più che ventenne gli vennero diagnosticati due anni di vita: Stephen e Jane, insieme, sono andati ben oltre quel limite.
Alla regia di questa storia straordinaria c'è James Marsh, che ha già trattato di uomini che superano i limiti e i confini convenzionali nel documentario vincitore di un Oscar Man on Wire ?" Un uomo tra le torri. Il regista britannico costruisce un racconto onesto, di cui è evidente l'intento edificante. La commozione spesso bussa alla porta. Marsh e lo sceneggiatore Anthony McCarten preferiscono dar più spazio alla gioia delle sfide vinte che alla disperazione che inevitabilmente attanaglia lungo il percorso: la scelta è senz'altro costruttiva, ma a volte la mano sfugge e disegna una famiglia Hawking un po' troppo da Mulino Bianco, con figli sempre felici e saltellanti.
Ecco 5 cose da sapere su La teoria del tutto:
1) Tratto dal libro di Jane Hawking
Il film si basa sul memoir edito in Italia da Piemme Verso l'infinto (Travelling to Infinity: My Life with Stephen) di Jane Hawking. Studiosa di letteratura e scrittrice, è stata sposata per venticinque anni con Stephen Hawking, da cui ha avuto tre figli. È il 1962 quando Jane e Stephen si incontrano, entrambi studenti dell'università inglese di Cambridge. Eccentrico e bizzarro: così Jane definisce lui quando lo conosce. Stephen ha solo ventun anni, l'età in cui l'immortalità è ancora l'unica ipotesi contemplata, quando gli viene diagnostica la malattia degenerativa che gli promette solo altri due anni di vita e gli divora i muscoli. Ma Jane non fugge, lo incoraggia a proseguire il dottorato e la sua carriera, e grazie all'amore e alla caparbietà i due strappano giorni all'eternità.
Stephen è interpretato da Eddie Redmayne, Jane da Felicity Jones, entrambi candidati all'Oscar per la loro interpretazione.
L'adattamento cinematografico ha avuto la benedizione e il permesso di Jane e Stephen. I due si sono divorziati nel 1991, pur restando amici. Nel 1995 Stephen ha sposato la seconda moglie, Elaine Mason, all'epoca sua infermiera personale, da cui ha divorziato nel 2006.
2) Il tempo, nemico e amico di Stephen
Con Jane al fianco, Stephen ha combattuto instancabilmente contro la malattia buttandosi intanto a capofitto a studiare ciò che a lui più manca: il tempo. Il tempo è sempre stato un argomento che ha affascinato l'astrofisico britannico, che si è interrogato su quando ha avuto inizio l'universo, quando finirà, e tutto quello che c'è in mezzo a questi due punti. Il suo celebre libro Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo (A Brief History of Time) ha venduto più di 10 milioni di copie in tutto il mondo.
È legato al tempo anche il suo modo di comunicare. "Lui ha illuminato la fisica per il mondo; in tutta la sua opera c'è un senso di profondità che è accresciuto dalla condizione fisica dello stesso Stephen, che gli permetteva di comporre le sue comunicazioni alla straziante 'velocità' di una parola al minuto" ha detto McCarten. Una parola al minuto. Un tempo altro, eppure così intenso.
3) Prima di tutto una coraggiosa storia d'amore
La teoria del tutto non è un semplice biopic su Stephen Hawking. È più che altro e soprattutto una grande storia d'amore, forte ma estremamente impegnativa, a causa prima del declino fisico, poi dell'avvento della fama. Quando Stephen ha strappato anni e decenni alla morte, la loro situazione ha richiesto al loro sentimento di assumere forme coraggiose e non ortodosse per la sua sopravvivenza.
"La relazione di Jane e Stephen in questo film abbraccia 25 anni, anni nei quali li vediamo realizzare cose che la maggior parte di noi fisicamente abili non riesce nemmeno a immaginare", ha detto la produttrice Lisa Bruce.
4) Hawking più di un semplice astrofisico
Il film inquadra Hawking nella sua dimensione umana. Ce lo mostra anche come marito e padre. "Molte persone non pensano proprio alla vita domestica di Stephen Hawking, molte altre non sanno che lui camminava e parlava, e di certo non sanno che ha fatto dei figli", afferma Bruce. "Quando si guarda più in profondità nella sua vita, si vede molto di più del genio: si trova un padre, un marito e - sotto a tutto questo - un eterno ottimista".
5) Bravo Eddie Redmayne
Già si è portato a casa un Golden Globe, ora si gioca la sua prima nomination agli Oscar. Eddie Redmayne, trentatreenne inglese recentemente visto nel musical Les Misérables, regala una performance ineccepibile come Stephen Hawking. Il suo corpo si piega e si contrae man mano, si accartoccia, mentre i suoi occhi brillano loquaci. "Quando ho letto il copione sono rimasto stupefatto dalle esperienze che quest'uomo aveva avuto e da quello che aveva fatto, dal 1963", ha detto l'attore. "È stata una delle cose più incoraggianti e ispiratrici che io abbia mai letto. Stephen Hawking è un simbolo di speranza".
Per prepararsi alla parte Redmayne ha analizzato anche i dettagli più piccoli dell'astrofisico: "Nel suo libro Jane parla di come fossero espressive le sopracciglia di Stephen. Questo è stato un aspetto sul quale ho lavorato per mesi davanti allo specchio".
Redmayne ha anche incontrato il professor Hawking: "Quando ho conosciuto Stephen, ho notato come il 'sì' sia una sorta di sorriso e il 'no' quasi una smorfia che in lui si manifestano solo con un paio di muscoli facciali che io ho imparato a isolare". Inoltre ha fatto visita a pazienti malati di MND sia in una clinica che a casa: "Ho sentito di avere la responsabilità di ritrarre questa come una situazione reale".
Dato che non esiste alcuna documentazione di Stephen nelle prime fasi della degenerazione, Redmayne e il regista del movimento Alex Reynolds hanno consultato un medico specializzato nella malattia del motoneurone per delinearne più precisamente la progressione.
Redmayne riesce a sprigionare emozioni con un minuscolo battere di palpebra e un lievissimo spostamento del corpo.
(Articolo pubblicato il 15 gennaio 2015 e aggiornato e ripubblicato il 14 marzo 2018)