The Road to the Future di Francesco Fratto: il progetto anti Shabaab
Francesco Fratto
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The Road to the Future di Francesco Fratto: il progetto anti Shabaab

Documenta le attuali condizioni e l'accessibilità al percorso educativo nelle scuole primarie, nella piccola comunità keniana del Mugunda

Come sottolineato da Alfredo Carlo Moro “è solo uno stereotipo culturale la convinzione, piuttosto diffusa, che l’infanzia e l’adolescenza costituiscano una irripetibile fase della vita umana, in cui, felicemente, non sono presenti preoccupazioni, angosce e l’esistenza, scorre sempre in un atmosfera serena e gioiosa, con grande sicurezza e fiducia nel presente e nell’avvenire”. Il progetto denominato The Road to the Future (La strada verso il futuro), di Francesco Fratto, smentisce quest’affermazione, e  nasce dopo aver conosciuto la storia di un uomo straordinario, don Romano Filippi.

Il reporter italiano, colpito da tanta determinazione e amore per il prossimo, ha voluto nel suo piccolo, poter dare un contribuito all’opera di questo prete missionario, cercando di utilizzare la fotografia come testimonianza del lavoro svolto in questi anni dal sacerdote (preso a buon esempio dai tanti missionari che operano in quelle zone), nell’auspicio di sensibilizzare e coinvolgere chi ancora non conosce quelle realtà e a chi si batte, per distruggerle.

Il progetto documenta le attuali condizioni e l'accessibilità al percorso educativo nelle scuole primarie (nella quale non c’è un infanzia ed un’adolescenza normale che vive senza disagio il suo processo di sviluppo, ma un’infanzia ed un’adolescenza problematica che vive una condizione di difficoltà e pertanto, va sostenuta) della comunità di Mugunda, una piccola città dell’entro terra keniano. L’introduzione dell’educazione primaria gratuita in Kenya (nazione serrata dai miliziani somali Shabaab, una strage jihadista che ha provocato più di 140 morti, molti di questi adolescenti, nel Campus di Garissa, alla vigilia delle festività pasquali per molti cristiani residenti nella zona) voluta dal presidente Mwai Kibaki nel 2002, è stata senza dubbio un’importante opportunità per  queste popolazioni.

Tuttavia, ancora oggi, l’ampliamento delle strutture scolastiche non è stata commisurata al crescente numero di studenti, oggi vittime del terrorismo islamico, figlio dell'ignoranza, della sottomissione più completa a un ideale perfetto, luminoso e astratto, che nella sua vigliaccheria, non cerca un confronto militare (come consiglia Sun Tzu in Arte della Guerra), ma mira piuttosto a colpire una comunità laddove è più fragile, spazzando via la convinzione di poter vivere insieme pacificamente. In questa tattica perversa, le scuole costituiscono un bersaglio privilegiato, giacché sono vere e proprie fonti di speranza per il futuro. E qual è l'obiettivo ultimo dell'istruzione, se non quello di diffondere il sapere per creare un mondo migliore? Gli attentati terroristici alle scuole sono mirati proprio a distruggere questa speranza, il desiderio di un mondo migliore.

In molti casi, come accaduto nella piccola cittadina africana, un apporto fondamentale alla realizzazione di nuove scuole è stato fornito proprio dall’attività e dall’abnegazione dei missionari, come Don Romano, che unitamente allo slancio umanitario di privati cittadini (che hanno dedicato le feste pasquali agli studenti martirizzati, proclamando lutto cittadino), sono riusciti nella difficile impresa di garantire un basilare sviluppo anti Boko Haram (il gruppo di fanatici che sta provocando morte e terrore in Nigeria), delle infrastrutture scolastiche (è indubbio che l’alfabetizzazione africana cominci in modo sistematico a partire dalla fine del XIX secolo e risulti essere strettamente collegata all’opera di evangelizzazione dei missionari cattolici. Ad ogni modo è bene ricordare che in alcune zone occidentali e orientali del continente nero, la scrittura era in uso già da qualche tempo).

Nelle immagini raccolte in alcune delle scuole primarie di Mugunda (Nairutia Primary School, Naituruchi Primary School, Tanya Primary School e Ruai Primary School) si cerca di sintetizzare proprio questi aspetti, nella speranza di poter testimoniare il contributo fondamentale che la solidarietà e il lavoro educativo dei missionari assicurano a quelle popolazioni.

Una narrazione, che come definirebbe Ben Okri, autore nigeriano e premio Nobel per la Letteratura, un labirinto, perché è un sistema ricco e complesso d'immagini e storie (nascoste oggi, da una dialettica sterile e complice dell’Occidente e da un corpo poliziesco, accusato in queste ultime ore, di aver agito sette ore dopo l’agguato al Campus) da poter essere paragonate a un vero e proprio dedalo, come accade al protagonista di Astonisched of Gods.

L’accesso gratuito all’educazione primaria, la passione e la professionalità degli insegnanti locali, i programmi educativi, la lungimiranza e la dedizione di molti missionari unita al sostegno concreto di tanti privati cittadini occidentali, rappresenta oggi più che mai i cardini per il futuro di milioni di bambini africani. 

Un racconto contemporaneo e umano, un percorso che letteralmente sorprende. In particolare l’essenzialità, che mira a sedurre e ad ammaliare il lettore, a rileggere gli occhi e le gesta della nuova generazione di autori e poeti postcoloniali più volte, assaporando ogni singola parola (come la scrittura dinamica di Chinua Achebe, mai nostalgica, sempre dinamica, avvolgente; e non permette di rimanere indifferenti) ricreando ogni indizio generoso in un percorso narrativo indispensabile e al contempo fantastico e metaforico.

Francesco Fratto
La contagiosa e prorompente energia di un gruppo di alunni della Ruai Primary School, una delle scuole più semplici e malmesse della comunità

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Giuseppe Giulio

Napoletano, ma residente a Fiuggi. Laureato in Scienze Politiche per la Cooperazione e lo Sviluppo. Ha pubblicato nel 2009 una prima silloge in lingua inglese dal titolo “Northern Star” edito da Altromondo. Collabora con Roma Tre e UNICEF.

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