The Who in concerto a Bologna e Milano - Le 15 canzoni fondamentali
La band di Pete Townshend e di Roger Daltrey si esibirà il 17 e il 19 settembre nell'ambito del tour celebrativo per i 50 anni
The Who, una delle migliori live band della storia del rock, stanno per tornare in Italia per due imperdibili concerti il 17 settembre all'Unipol Arena di Bologna e il 19 settembre al Mediolanum Forum di Assago. I biglietti per entrambe le date sono disponibili su www.livenation.it e www.ticketone.it.
Portabandiera del movimento Mod nell’Inghilterra degli anni Sessanta, gli Who hanno innalzato il rock da mero intrattenimento a forma d’arte con le rock opera Tommy e Quadrophenia, prima album di culto e poi film di successo.
L’alchimia perfetta tra l’esuberanza vocale del frontman Roger Daltrey, le rivoluzionarie intuizioni compositive di Pete Townshend, l’irruenza percussiva di Keith Moon e il virtuosismo del bassista John Entwistle ha permesso agli Who di vendere oltre 100 milioni di dischi e di essere l’unico gruppo ad aver partecipato a tutti i grandi raduni rock degli ultimi cinquant’anni, tra cui Woodstock.
Nonostante la morte di Keith Moon, avvenuta nel 1978, e di John Entwistle, nel 2002, gli Who hanno continuato a portare avanti il verbo del rock, a riunirsi per poi sciogliersi di nuovo, a pubblicare album, l’ultimo dei quali è Endless wire del 2006.
Vediamo insieme, in ordine cronologico, le 15 canzoni fondamentali della storia degli Who, la cui importanza è pari a quella dei Beatles e dei Rolling Stones per l’impatto avuto nell’evoluzione del rock.
1) I can’t explain. Primo singolo composto da Pete Townshend, un beat breve e incisivo, I can’t explain viene eseguito ancora oggi come introduzione di ogni concerto del gruppo.
2) My generation. Vero e proprio inno generazionale, contenente la frase «Spero di morire prima di diventare vecchio», una delle più celebri e citate del rock. Per nostra fortuna, la speranza di Daltrey non si è realizzata.
3) The kids are alright: Townshend dichiarò di aver sentito una melodia di Henry Purcell e di averla riarrangiata e armonizzata per il ritornello della canzone. Nel 1979 The kids are alright diventò il titolo di un rockumentario di successo sulla band.
4) I can see for miles: Primo e unico singolo estratto dall’eccentrico album The Who sell out, il brano, coverizzato innumerevoli volte, testimonia le sofisticate tecniche di registrazione che il gruppo già utilizzava alla fine degli anni Sessanta.
5) I’m free. Indimenticabile la scena del film in cui Tommy, interpretato da Roger Daltrey, dopo essere stato per anni sordo, cieco e muto, riacquista tutte le sue facoltà, correndo a perdifiato per la gioia. 2 minuti e 40 di pura esaltazione rock.
6) Pinball Wizard. Difficile scegliere tra la versione di Daltrey e quella di Elton John nel film Tommy. La canzone è una festosa celebrazione del potere salvifico del flipper, di cui Tommy diventa campione assoluto. Un classico del rock.
7) See me Feel me/ Listening to You. Il pathos della prima parte, che è il tema portante di Tommy, si trasforma nella cavalcata epica di Listening to You, caratterizzata da un coro di sapore gospel. Bastava anche solo questo brano per consegnare gli Who alla leggenda del rock
8) The song is over: Sembrava impossibile superare la qualità di Tommy, invece il successivo album Who’s next è riuscito nell’impresa. Gli Who non hanno mai suonato ballate, solo rock duro. Questa splendida canzone, che esalta le corde vocali di Daltrey, è quella che si avvicina di più a una ballad.
9) Behind blue eyes. Il genio compositivo di Townshend si conferma in Behind blue eyes, che inizia con un morbido arpeggio di chitarra acustica, al quale si aggiungono via via il basso e le varie armonizzazioni, fino all’innesto della chitarra elettrica. Dietro gli occhi blu c’è un talento unico.
10) Wont’ get fooled again. C’è L'urlo di Munch, 1893, e c’è l’urlo di Daltrey, 1971. Un accostamento irriverente, ma non per gli amanti del rock, che sanno quanto quel grido di ribellione, al minuto 7:45, risuoni ancora oggi con intatta forza. Un urlo per affermare :“Non ci prenderanno in giro di nuovo”.
11) Baba O’Riley. Le inconfondibili note dell’organo elettrico Lowrey Berkshire Deluxe Tbo introducono questo capolavoro, che fonde due distinti brani, la composizione elettronica Baba O’Riley e il rock di Teenage Wastland, originalmente composto da Townshend per la rock opera Lifehouse. Mai unione fu più felice.
12) The real me. Dopo l’intro con i rumori del mare mescolati ai quattro temi principali, Quadrophenia parte in quarta con The real me, che presenta il protagonista Jimmy come un giovane con problemi psicologici che, dopo essere stato scaricato dalla ragazza, cerca conforto nelle parole di un prete. Da ascoltare a un volume oltraggioso.
13) I’m one. Una delle canzoni preferite dai discepoli di Townshend, tra cui Eddie Vedder dei Pearl Jam, I’m one passa dalla malinconica rassegnazione di Jimmy, che si sente un perdente ,fino alla presa di coscienza di essere unico e di poterlo dimostrare a tutti. Difficile stabilire se è meglio il testo o la musica di questo brano, semplicemente perfetto.
14) Love, reign o'er me. La pioggia dell'intro torna in chiusura a bagnare un Jimmy disperato e in cerca d'amore. L’unica consolazione è la sua Vespa, che guida attraversando una ripida scogliera. Per il giovane è il momento di prendere una decisione, accompagnato da un trionfo di archi, sintetizzatori e percussioni. Pete Townshend si ispirò a un commento di Meher Baba, “ la pioggia è una benedizione di Dio”.
15) Who are you. L’ultimo grande singolo degli Who, scritto nel 1978, poco prima della morte di Keith Moon. In Who are you Townshend tentò di coniugare il progressive al punk, due stili che, in quel momento storico, erano in forte contrasto. Who are you è stato scelto come tema della fortunata serie CSI - Scena del crimine.