Tom Jones
D'Alessandro & Galli
Musica

Tom Jones conquista l'Auditorium di Roma - Recensione

Il grande cantante gallese ha attraversato cinquant'anni di carriera, mostrando una voce ancora prodigiosa nonostante le 77 primavere

Dopo l'emozionante concerto del giovane e talentuoso Benjamin Celementine, una delle più belle sorprese live dell'estate romana, la Cavea del'Auditorium Parco della Musica ha ospitato l'unica data italiana del "grande vecchio" Tom Jones, icona del Galles e della musica mondiale, con oltre 50 anni di carriera alle spalle, quarantuno album in studio, centosei singoli e innumerevoli premi vinti.

Thomas Jones Woodward, meglio conosciuto come Tom Jones, a 77 anni (compiuti lo scorso 7 giugno) ha ancora una voce prodigiosa, che si esalta nei brani soul e blues, le due grandi passioni del grande cantante gallese, bianco di pelle, ma profondamente nero nell’anima.

Un concerto da non perdere, poiché l’artistica britannico è un entertainer straordinario, che ama dialogare con il pubblico, raccontare aneddoti e presentare in modo circostanziato le sue canzoni, in un continuo scambio di energia con gli spettatori.

La sua voce e le sue canzoni hanno avuto la forza di unire milioni di persone sotto la stessa bandiera superando le divisioni tra classi sociali, raggiungendo uomini e donne di ogni generazione. La sua musica, nel corso di 50 anni di carriera, ha superato tanti periodi e generi musicali diversi, tutti affrontati con la medesima classe ed energia.

Nel 2012 si è esibito al concerto per il Giubileo di Diamante della Regina a Buckingham Palace, ha vinto un BRIT Award (Best Male and Outstanding Contribution to Music), un Silver Clef Award, un Silver Clef Award per Lifetime Achievement, un Hitmaker Award dalla Songwriters Hall of Fame statunitense ed è stato eletto Uomo dell’Anno per GQ.

Il cantante gallese è stato anche coach nel 2015 per la quarta stagione di The Voice UK, con Will.i.am e Rita Ora e ha cantato al venticinquesimo anniversario del tributo MusiCares Person Of The Year in onore di Bob Dylan, al fianco di Bruce Springsteen, Beck e Jack White.

Nel 2015 Tom Jones ha pubblicato la sua prima autobiografia, Over The Top And Back, e la colonna sonora che accompagna il libro, Long Lost Suitcase, che ha costituito l'ossatura del concerto di ieri sera all'Auditorium.

L'inzio del concerto, poco prima delle 21, è tutto all'insegna del blues, con una calda esecuzione del classico Burning Hell di John Lee Hooker. "Grazie di essere venuti -saluta Jones- Spero che sarà una grande serata. Quando cantavo a Las Vegas mi capitava spesso di incrociare Elvis Presley. Allora uno dei miei pezzi forti era questo", introducendo così l'intensa Mama told me not to come di Randy Newman.

Negli ultimi album il cantante gallese ha dato il suo personale tributo ai grandi del rock e del blues, come nelle irresistibili Tower of song di Leonard Cohen, A soul of a man di Blind Willie Johnson e Green, green grass of home di Johnny Darrell (cantata in coro dal pubblico), a cui dona nuovi colori e sfumature grazie a una voce ancora piena e potente.

Di Jones colpisce, oltre all'intatta estensione vocale, segno di una grandissima professionalità dopo 50 anni sui palcoscenici, anche la sua comunicativa: il cantante, impeccabile nella sua giacca damascata e nella sua camicia scura, è sempre sorridente e ha una luce negli occhi cerulei che trasmette tutta la sua gratitudine nei confronti della vita, non dà mai l'impressione di risparmiarsi o di cantare con il pilota automatico, ma spinge sempre al massimo il suo strumento vocale.

Vengono accolte con grande entusiasmo, e non poteva essere altrimenti, le hit Sex Bomb e It's not unusual, completamente riarrangiate per il live , la prima in una versione più rock-blues, la seconda trasformata quasi in una bossa nova.

Jones diverte con una godibilissima versione tex mex di Delilah, seduce le sue fan con You can leave your hat on, accompagnata da inevitabili balli più o meno sensuali da parte delle donne presenti in platea e fa cantare tutti con la giocosa What's new, Pussycat?, frutto della collaborazione con il genio di Burt Bacharach, trasformata quasi in un valzer grazie al sostegno dell'armonica e del sousaphone.

Il concerto si avvia verso la fine con una versione ricca di funky di Kiss di Prince, che fa riversare tutto il pubblico della platea sotto al palco, a pochi metri dal cantante che guarda divertito un reggiseno rosa lanciato sopra il palco da una focosa fan, e con l'energica Strange things happening every day di Sister Rosetta Tharpe, un saggio di bravura del suo affiatatissimo gruppo, formato da David Bronze al basso, Henry Collins alla tromba, Joe Glossop all'hammond, Simon Johnson e Scott McKeon alle chitarre, Paddy Milner alle tastiere, Trevor Mires al trombone, Walden Francis al sax e Gary Wallis alla batteria.

Dopo un'ora e quaranta, senza mai un attimo di pausa o un calo di tensione, termina l'eccellente esibizione del cantante gallese, tributata da una calorosa e meritata standing ovation.

Jones presenta uno ad uno i suoi bravissimi musicisti, in particolare la sezione fiati in perfetto stile Memphis Horns, e chiede un applauso speciale per il suo direttore musicale: "Sono oltre trent'anni che mi accompagna sul palco: spero che lo farà ancora per tanti anni".

Ce lo auguriamo anche noi: di entertainer coinvolgenti e completi come Tom Jones, in grado di passare con disinvoltura dal blues al country, dal pop al rock, dal soul al funky, non ce ne sono più in giro.

La scaletta del concerto di Tom Jones all'Auditorium Parco della Musica, Roma, 26 luglio 2017

Burning hell

Run on

Mama told me not to come

Didn't rain

Lord help

Did trouble me

Sex bomb

Take my love

Can't hold on

Delilah

St.James infirmary blues

A soul of a man

Tower of song

Green, green grass of home

What's new, Pussycat?

It's not unusual

You can leave your hat on

If I only knew

I wish you would

BIS

Kiss

Strange things happen

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Gabriele Antonucci