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Tom Cruise in "Top Gun: Maverick" (Eagle Pictures)
Lifestyle

Top Gun: Maverick, un sequel trionfale che farà storia

36 anni dopo, "Top Gun 2" è tutto quello che ci volevamo aspettare: giocosità, Tom Cruise sbruffone e perfetto, sequenze aeree mirabolanti. E, cosa più unica che rara, tutte girate dagli stessi attori, senza le invenzioni della computer grafica

Anche gli scettici e gli allergici ai sequel come me deporranno le armi:Top Gun: Maverick(dal 25 maggio al cinema dopo il passaggio al Festival di Cannes) è tutto quello che vorremmo e ci aspetteremmo di vedere. Squisitamente spettacolare e divertente, senza prestare oltremodo il fianco alla nostalgia, è il sequel trionfale che certifica Tom Cruise - piaccia o non piaccia - re dei cieli degli action. Quel sorriso sbruffone sul volto da quasi sessantenne è ancora indubbiamente la smorfia da Maverick, «l’uomo più veloce del mondo», l’unico che probabilmente può salire su un F/A-18, sfidare Mach portandoci a bordo di uno stretto abitacolo, e far sembrare tutto così rock per 2 ore e 11 minuti di film.

La sua razza è destinata all’estinzione, come tuona il furente contrammiraglio interpretato da Ed Harris? «È possibile. Ma non oggi», replica lui. Oggi Tom Cruise Maverick fa ancora volare in alto, sperando faccia altrettanto con gli incassi bolsi dei cinema italiani.
Attore pilota che per le riprese ha rifiutato ogni computer grafica, issandosi lassù, con Top Gun: Maverick Tom Cruise scrive probabilmente la storia del cinema.

Ci sono Iceman e flashback, ma nessuna opera nostalgia

«La pista e il cielo sono vostri». 36 anni dopo il cult Top Gun, Maverick è ancora semplicemente capitano di vascello nella Marina americana, intento in voli aerei elettrizzanti. Non vuole alte cariche che lo costringano dietro la scrivania, vuole solo volare e sempre più veloce a suon di Mach, nel regime ipersonico.
I vertici lo vorrebbero rottamare ma Maverick è Tom Cruise, che il tempo lo accoglie sfidandolo, senza controfigure e testando direttamente su di sé (non a caso lo vedremo presto in una nuova mission impossible, la settima, Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte uno).


Miles Teller in "Top Gun: Maverick" (Foto: Eagle Pictures)

Dal Top Gun di Tony Scott degli anni Ottanta arriva la chiave del Top Gun: Maverick ora diretto da Joseph Kosinski, già autore di Tron: Legacy e Oblivion con lo stesso Cruise: dei personaggi del vecchio film c’è ancora Iceman (sempre interpretato da Val Kilmer), ex nemico e compagno di volo, oggi uomo di potere e ammiraglio a quattro stelle, che muove i fili perché sia Maverick ad addestrare i piloti di un’operazione pericolosissima contro un sito d’arricchimento di uranio. Operazione che riporta Mav presso la scuola Top Gun, dove dovrà affrontare un’altra eredità del passato: tra i dodici giovani Top Gun suoi allievi, oltre ad esserci afroamericani centroamericani e donne nel consueto mood politically correct contemporaneo, c’è il tenente Bradley "Rooster" Bradshaw (Miles Teller), figlio di Goose, il migliore amico e gregario di Maverick morto nel film originale durante un incidente in volo, nell’espulsione dal loro F-14 Tomcat.

Tra foto dei tempi che furono appuntate qua e là e brevi flashback dal precedente Top Gun, Top Gun: Maverick non indugia sull’effetto nostalgia, non si incaglia in rimpianti, rimorsi, ricordi, di noiose contrizioni viste e riviste. Pur essendo un indubbio frutto del passato, è totalmente nel qui e ora, come il suo protagonista, uomo di oltre 30 anni più vecchio, che ritroviamo nella sua progressione nei decenni. Senza spiegoni didascalici, accogliamo Maverick per chi è oggi, intuendo lo sviluppo della sua carriera e delle sue relazioni nel tempo. Come quella con Penny Benjamin, personaggio menzionato nel film originale, a cui dà corpo (e che corpo!) Jennifer Connelly (no, non c’è traccia di Kelly McGillis, che fu la bella istruttrice in affair con Maverick).

Jennifer Connelly in "Top Gun: Maverick" (Foto: Eagle Pictures)

Decolli da navi portaerei tra mare e cielo lucenti, Maverick su una motocicletta Kawasaki in giacca di pelle e occhiali da sole Aviator mentre corre su una pista con un F/A-18, alle spalle i colori di un tramonto… Top Gun: Maverick si lascia ispirare da Tony Scott, a cui è dedicato il film, e lo omaggia ma senza imitarlo. Il sequel suona in maniera assonante con l’originale, ma è un altro disco nel jukebox. Con scene in volo strepitose, giocosità e leggerezza pensante ricca di ironia e tra i Top Gun il giusto mix di competitività e valori che contano.

Non solo Tom Cruise, volano davvero tutti in Top Gun 2

Secondo Tom Cruise c'è «maestà e bellezza» nel pilotare un aereo. Amante del volo, è suo il Mustang P-51 d’epoca che vediamo in Top Gun: Maverick. Per questo sequel atteso così a lungo, di cui è anche produttore, ha preteso che le sequenze di volo fossero tutte girate e non realizzate in CGI, e che ci fosse lui a bordo del suo F/A-18, senza se e senza ma.

Era il 7 settembre 2018 quando Cruise è tornato a Miramar, la base militare dove è stata girata gran parte di Top Gun 33 anni prima, nella primavera del 1985: era lì per sottoporsi a un ASTC completo (Aviation Survival Training Curriculum), un addestramento per qualificarsi per le scene negli F/A-18 della Marina americana.

Monica Barbaro e Tom Cruise sul set di "Top Gun: Maverick" (Foto: Eagle Pictures)

Ma non finisce qui. Cruise ha voluto che anche gli altri attori di Top Gun: Maverick fossero formati alla meccanica e ai fondamenti del volo. A differenza del film originale, gli attori sono davvero nelle cabine di pilotaggio degli F/A-18, recitando e pronunciando le loro battute in aria.
In Top Gun le cose andarono meno bene: Cruise fu filmato nella cabina di guida di un F-14 Tomcat, ma i compagni di set ebbero meno fortuna. «Avevamo altri attori lassù, che volavano», ha raccontato il produttore Jerry Bruckheimer che Cruise ha rivoluto nella squadra. «Ma purtroppo le loro riprese non erano utilizzabili perché non avevano abbastanza esperienza nel volo. Tom era l'unico per cui avevamo filmati di volo utilizzabili. Avevamo tonnellate di riprese degli altri attori in volo con gli occhi che roteavano all'indietro».

La computer grafica, che è stata in grado di resuscitare il povero Paul Walker per Fast and Furious 7 e ha creato il meraviglioso mondo di Avatar, è stata tenuta alla larga per le mirabolanti scene di volo che vediamo. Cosa più unica che rara, che scolpisce Top Gun: Maverick nella storia del cinema. E Cruise lo sa: «Quello che abbiamo ottenuto nelle sequenze aeree è qualcosa che il pubblico non avrà mai visto prima. Abbiamo addestrato gli attori perché fossero in grado di volare e recitare in veri F/A-18. Per farlo ci siamo rivolti ai più grandi piloti di caccia del mondo e li abbiamo istruiti a girare un film: pilota e attore hanno dovuto lavorare come un team. Questa è la raffinatezza delle sequenze aeree. Nessuno l'ha mai fatto prima, mai».

Una curiosità? È stato il regista Sydney Pollack a spingere Tom Cruise a imparare a volare. Conoscendo la sua inclinazione per il volo, concluse le riprese del loro film insieme, Il socio del 1993, ha regalato all’attore un pacchetto di lezioni di volo dicendogli: «Devi imparare a volare ora o non lo farai mai. So che è una delle tue passioni: devi farlo, anche se ci vorrà un'eternità».
Sei settimane dopo, così narra Cruise, ha portato Pollack a cena e questi gli ha chiesto: «L’hai fatto? Hai imparato a volare così velocemente?». Quel gradasso di Maverick Cruise ha replicato: «Sì, ma è stato davvero difficile». E si è beccato come risposta un bel vaffa.

Monica Barbaro nel film "Top Gun: Maverick" (Foto: Eagle Pictures)

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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