Torino Jazz Festival 2016: gran finale con gli Incognito
La kermesse si chiude con una maratona musicale in Piazza Castello a partire dalle ore 17
Nel 2013 abbiamo assistito, grazie al successo mondiale di Random Access Memories dei Daft Punk, al trionfale ritorno nelle classifiche internazionali del funky-disco che impazzava nelle discoteche alla fine degli anni Settanta, non a caso nei brani più fortunati dell’album suona la chitarra un certo Nile Rodgers,la mente degli Chic, grande protagonista di quell’epoca.
Un successo che non può ridursi a una sapiente mossa commerciale perchè nessun artista mainstream, nel 2013, proponeva quel tipo di sonorità, a parte Jamiroquai e Incognito. La storica band inglese sarà protagonista stasera alle 22.30 del gran finale del Torino Jazz Festival, dopo 10 giorni ricchi di eventi, di suggestioni e di emozioni in cui il jazz ha dialogato con il cinema, con la moda e con la cultura, confermandosi una musica viva,mutante e profondamente radicata nel tessuto sociale.
Dal 1979, anno del loro debutto discografico con l’innovativo Jazz Funk, alla loro ultima fatica discografica Amplified Soul del 2015 sono trascorsi trentasei anni, nei quali più di cento artisti si sono alternati nel gruppo. Tanti i brani indimenticabili della loro ricca discografia: Still a friend of mine, Always there, Everyday, Nights over Egypt, I hear your name, Deep waters e Colibrì, solo per citarne alcuni.
Non è mai cambiato il cervello, il cuore e l’anima degli Incognito: il chitarrista Jean-Paul Maunick, detto “Bluey”.Soprattutto non è mai cambiato il loro stile, l'acid jazz, che ha resistito alle mode musicali del momento.
Una musica coinvolgente, ballabile ed emozionante, nella quale i fiati, il basso e la chitarra hanno un ruolo centrale, che la band inglese continua a proporre senza mai evidenziare cadute di stile o di ispirazione, come conferma l'ultimo album Amplified Soul.
Il disco, descritto da Bluey come "un lavoro fatto col cuore, un dono a tutti quelli che ci hanno sostenuto nel corso degli anni",
è stato anticipato dall’irresistibile groove di Hats (Make Me Wanna Holler) (qui sotto potete vedere il video) che segna il gradito ritorno nel gruppo inglese di Tony Momrelle, soprannominato da alcuni critici «il nuovo Stevie Wonder». Un paragone impegnativo, ma anche molto calzante, visto il suo inconfondibile timbro e la sua eccezionale capacità di modulare la voce come uno strumento.
In un periodo in cui si parla spesso e volentieri di multiculturalismo,inoltre, la line-up degli Incognito è la dimostrazione vivente di quanto la musica sia lo strumento privilegiato per l’integrazione tra i popoli: il chitarrista/leader Bluey proviene dalle Mauritius, i vocalist Tony Momrelle da Saint Lucia e Mo'Brandis dalla Germania, la cantante Vanessa Haynes da Trinidad, il bassista Francis Hilton dalla Jamaica, il percussionista João Caetano da Macao, il tastierista Matt Cooper da Israele e il batterista Francesco Mandolia da Roma.
Una sorta di Nazioni Unite del groove, che rende ogni concerto una festa di musica, di ritmi e di colori dove è impossibile rimanere seduti al proprio posto.
Ma prima del live degli Incognito sono diversi gli eventi interessanti che animeranno, tempo permettendo, Piazza Castello a partire dalle ore 17. Vediamo di seguito gli artisti che si esibiranno.
Ore 17
Per la prima volta in Italia e in una delle rare esibizioni in Europa, seconda solo alle due precedenti al Festival Django Reinhardt di Samois-sur-Seine, il Gonzalo Bergara Quartet porta a Torino i suoi ritmi gipsy jazz contaminati dai suoni della terra natia del leader e compositore del gruppo, l’argentino Gonzalo Bergara. Considerato come uno dei grandi compositori moderni del genere, sarà accompagnato da tre noti interpreti del genere: la violinista Lea Zeger, il chitarrista Max O’Rourke e il contrabbassista Jérémie Arranger.
Ore 18
Come ogni anno sul palco del festival insieme ai docenti della Juilliard si esibisce una selezione di studenti italiani e americani che hanno frequentato la Masterclass. Nel gruppo si esibiscono come ospiti Emanuele Cisi, sassofonista di fama internazionale nonché ideatore e organizzatore del workshop e Rodney Jones, eccellente chitarrista, già docente nella masterclass del 2014 e anche allora presente sul palco.
Ore 19
La Artchipel Orchestra è un organico di grande impatto scenico e musicale, nato da un’idea del batterista, compositore e direttore d’orchestra Ferdinando Faraò, pluripremiata nei referendum delle riviste specializzate italiane e accolta con calore dalla critica internazionale. Da un repertorio di brani originali, la band è passata ad arrangiamenti propri di composizioni scritte negli anni settanta, ottanta e novanta da Mike Westbrook, Alan Gowen, Fred Frith e Dave Stewart.
Ore 20
Yilian Cañizares simboleggia una musica senza confini geografici o di genere, risultato di diverse storie: sotto le sue dita possono scorrere le sonate di Bach per violino o lo swing di Stéphane Grappelli. Yilian, nata a L’Avana, in una capitale crocevia di culture e bambina prodigio, studia in casa, poi parte per Caracas: qui si confronta con lo studio del violino e contemporaneamente si avvicina alle percussioni, approfondendo i ritmi intricati di un’Africa filtrata dalle influenze della sua Cuba.
Ore 21.15
Il clima si fa incandescente con la Led Zeppelin Suite, sottotitolo del concerto un viaggio sul più famoso dirigibile del rock. Dopo il fortunato incontro con Jimi Hendrix, Giovanni Falzone rinnova la sua esplorazione attorno all’universo rock proponendo una suggestiva rilettura dei mitici Led Zeppelin con una nuova creatura: la Giovanni Falzone Contemporary Orchestra, in una lunga suite capace di intrecciare, rileggere, trasfigurare e intercalare i primi quattro album della gloriosa band di Jimmy Page e Robert Plant, con i suoi brani senza tempo. Le nuove composizioni di Falzone pescano dai materiali del celebre dirigibile amalgamandoli in un patchwork che integra geniali arrangiamenti per orchestra, episodi solistici e riff originali. Giovanni Falzone è oggi da annoverare tra gli artisti e compositori più originali e prolifici della scena italiana. Per molti anni si dedica alla musica classica, ma è nel mondo del jazz che la sua tromba, oggi, sta portando una ventata di novità creativa.