Trasporti, evitato (per ora) il blocco di nove milioni di automezzi
A rischio vecchi autobus ed i veicoli da Euro 1 ad Euro 3
Entro la fine del mese alla Camera, e quindi martedì nove novembre in Senato, i nostri politici dovranno ratificare il testo riguardante i nuovi divieti di circolazione degli autobus più vecchi, ora approvato dalle commissioni Ambiente e Trasporti riunite. Una misura marginalmente efficace in quanto a ecologia ma che nella sua forma originale avrebbe potuto essere ben peggiore per tutti gli automobilisti italiani. Inizialmente infatti il suo estensore, l'ingegnere salentino Diego De Lorenzis (M5s), con il cosiddetto decreto infrastrutture avrebbe voluto vietare per sempre la circolazione degli automezzi da Euro 1 a Euro 3 su tutto il territorio nazionale cominciando dai più vetusti a metà del 2022 per completare il blocco nel 2024, andando a fermare in totale qualcosa come oltre nove milioni di veicoli su un totale di quasi 39 milioni, che costituisce il parco circolante italiano. Bontà sua, l'ingegnere aveva escluso i mezzi di interesse storico e per usi particolari, anche se non si capisce come ne potrebbero essere conservati altri in futuro dopo una simile cura, stante che nessuno pagherebbe anni di bollo e revisione per tenere l'automezzo fermo.
Vero è che frequentando il Sud Italia, in fatto di parco circolante le differenze con il nord sono abissali, con differenze nell'età media dei veicoli di oltre dieci anni.
In pratica quando in un'area come quella milanese scatta una nuova limitazione, bisarche di automezzi svenduti migrano a sud (ma anche all'estero verso nordest) dove si riescono ad acquistare mezzi relativamente recenti a prezzi dell'usato.
A disinnescare il provvedimento mobilicida dell'onorevole sarebbe stata la sua collega Raffaella Paita (Pd), presidente della Commissione trasporti, che gli ha chiesto di correggere la bozza escludendo le autovetture e accogliendo così quanto suggerito in precedenza dall'onorevole Luciano Cantone (M5s). A questo punto è difficile che possa ancora cambiare qualcosa, ma non possiamo fare a meno di notare come una certa ideologia verde pervada ciecamente questo governo e che sia necessario vigilare con attenzione per scongiurare l'arrivo di regole eccessive e inopportune, specialmente in questa fase post-pandemica, nella quale girano pochi soldi e le consegne di autovetture nuove avvengono con il contagocce.
Nell'Italia che già vede un parco circolante completamente differente per età e condizioni dei veicoli non soltanto tra nord e sud, ma anche a distanza di poche decine di chilometri, l'imposizione di tali provvedimenti è sempre causa di un impoverimento generalizzato e di una alterazione del mercato a sfavore della classe media settentrionale. Prendendo come esempio la città metropolitana di Milano e l'attigua provincia di Varese, una vettura diesel Euro 5 che soltanto tra un mese e mezzo non potrà più circolare nell'Area B milanese, qualora venduta in città perde fino al 30% del valore rispetto a quanto viene valutata in provincia. Figuriamoci se fosse passato un provvedimento come quello scritto da De Lorenzis, stante che professionisti, artigiani e venditori ambulanti non sono certo categorie che oggi possono permettersi di cambiare mezzo ogni quinquennio.