Umberto Eco, un saggio dimenticato a un anno dalla morte
Alla riscoperta del grande intellettuale scomparso il 19 febbraio 2016: 'Umberto Eco e il PCI', da un articolo del 1963
È da poco uscito per la casa editrice Imprimatur un interessante e inedito libro in cui è raccolta una parte del contributo filosofico e culturale dato da Umberto Eco al mondo della Sinistra. Si intitola Umberto Eco e il PCI. Arte, cultura di massa e strutturalismo in un saggio dimenticato del 1963, realizzato da Giandomenico e Claudio Crapis.
Questo saggio è un'approfondita analisi di un lungo articolo di Eco pubblicato in due puntate sulla rivista comunista Rinascita, il 5 e il 12 ottobre 1963, incentrato “sui problemi della cultura di opposizione”. In breve, in un momento storico di grande fermento, in cui emergevano elementi inediti sia a livello sociale che culturale, Eco propose all'intellighenzia marxista un diverso approccio nell'osservazione della realtà, riconsiderando con un occhio più onesto, positivo e privo di pregiudizi, la società e la cultura di massa, con i suoi miti e le sue tendenze al consumo. Il dibattito che ne seguì fu acceso, ma si risolse con un'alzata di spalle di quasi tutta l'élite intellettuale comunista di allora (salvo qualche citazione o timida conferma). Per decenni questo saggio di Eco è dunque rimasto in sordina, nonostante lo stesso studioso ne abbia più volte recuperato le tematiche (per esempio nell'introduzione dell'edizione del 1976 di Opera aperta).
PERCHÉ È ANCORA ATTUALE?
La decisione di Giandomenico e Claudio Crapis di riproporre quello studio di Umberto Eco, con un ampio contributo di analisi critica, semiologica e storica, è dato dalla grande attualità del tema, nonostante sia passato mezzo secolo. Le stesse contraddizioni, le stesse dicotomie tra mezzo e forma, arte e mercato, cultura alta e cultura popolare sono al centro di numerosi dibattiti attuali e caratterizzano ancora un marcato snobismo da parte di intellettuali di sinistra (e non solo di sinistra viene da dire).
RISCOPRIRE UMBERTO ECO?
Umberto Eco e il PCI è interessante anche per un altro aspetto, che va oltre il merito. A un anno esatto dalla morte del grande studioso (19 febbraio 2016), infatti, quest'opera ci consente di riscoprire lo spessore intellettuale, la lungimiranza e l'indipendenza di pensiero di un uomo illuminato e illuminante. Non solo: in questo testo Eco provava a dimostrare la possibilità di un'unione tra Marx e nuove (per allora) correnti come lo strutturalismo, un esercizio intellettuale che dimostra ancora oggi come una mente aperta, capace di osservare la realtà senza paletti ideologici ma con la sola forza della cultura, sia uno dei migliori carburanti per il progresso.