A Venezia Nuevo orden di Michel Franco, brutale lotta di classe che è un monito per il mondo
Sulla scia di Joker e Parasite, un film cruento sul divario tra ricchi e poveri. E sulla rabbia che potrebbe esplodere
Il Leone d'oro di Venezia 77 forse è arrivato al Lido. Se i miseri e i sottomessi del mondo si ribellassero allo stato delle cose e avessero le armi per farlo, cosa accadrebbe? La risposta è Nuevo orden di Michel Franco, regista messicano che vinse al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard con Después de Lucía (2012) e Las hijas de Abril (2017) e nel concorso principale fu premiato per la sceneggiatura di Chronic (2015).
Dramma coinvolgente e brutale, più che una distopia sembra la visione di un'esplosione imminente. Pur non avendo la dirompenza di film sottili e intimamente incalzanti che restano subito dentro (tipo il premio Oscar Parasite, che ugualmente tesseva il divario tra ricchi e poveri), ha potenzialità per conquistare la giuria con le sue tematiche sociali deflagranti. È ambientato in un Messico che sembra così contemporaneo. In una villa si sta svolgendo un sontuoso matrimonio, mentre al di fuori sale la tensione: le classi meno abbienti hanno acceso una rivolta, che si trasforma con ferocia in un colpo di stato. La madre della sposa riceve a sorpresa la visita di un vecchio domestico, Rolando (Eligio Meléndez): ha bisogno di soldi per un intervento d'urgenza per la moglie malata. Se la padrona di casa (Lisa Owen) fa un minimo sforzo di solidarietà, con l'empatia di un tavolo, è invece generosa e partecipe sua figlia, la festeggiata e promessa sposa Mariane (Naian González Norvind). Ma nel «nuevo orden» (nuovo ordine) che si va a preparare non c'è differenza tra buoni e cattivi. E non c'è ricompensa neanche per umili e retti. Campeggiano scritte ribelli come «somos 60 millones» e «justicia», ma la giustizia non è del mondo dei vivi.
Come nel racconto La fattoria degli animali di George Orwell, la ridistribuzione dei poteri degenera in un ennesimo esercizio di forza e sopraffazione. Michel Franco riprende la lotta di classe che proprio a Venezia nel 2019 era stata abbozzata da Joker, il Leone d'oro della scorsa edizione. È però più politico e diretto il messaggio di Nuevo orden, che nella violenza e nell'isteria che invade abitazioni e strade ricorda il caos della serie cinematograficaLa notte del giudizio.
«Ho iniziato a pensare a Nuevo orden cinque anni fa e ho finito la sceneggiatura tre anni fa», racconta Franco al Lido. «Per me è come un monito perché non si arrivi a tanto. Non avevo previsto che nel mondo, oggi, saremmo stati così vicini a questa distopia, con la pandemia che ha aggravato le differenze sociali ed economiche. In ogni Paese, per motivi diversi, sono scoppiate rivolte: in Francia i gilet gialli, negli Stati Uniti il Black Lives Matter, le proteste di Hong Kong… E il Covid ora mette alla prova il modo in cui i membri della società si relazionano tra loro. Stiamo vedendo che non c'è empatia per chi soffre. Ci sono 60 milioni di poveri in Messico: è normale pensare che prima o poi qualcosa scoppierà». Ma il suo sguardo va oltre la sua terra natia: «Il titolo del film vuole dare un significato globale. Siamo indirizzati verso un nuovo ordine. È giusto il cambiamento ma, se non ascoltiamo gli altri, sarà un cambiamento in peggio».
Nel film i ricchi messicani sono bianchi, i servitori sono indigeni. «Vengo da una comunità indigena, quindi ho vissuto vicino a persone per le quali è difficile accedere alla salute, allo studio, a diritti fondamentali», dice l'attrice Mónica Del Carmen, alla quarta collaborazione con Franco. «Questo film ci porta agli estremi, a chiederci la nostra prospettiva sulla disuguaglianza e cosa faremmo se si dovesse verificare un'esplosione sociale».
Pur facendo un film politico, Franco non dà colori politici alle parti in conflitto. «Ho fatto uno sforzo enorme per non politicizzarlo», spiega. «Nel film ci sono grandi ambiguità. La certezza è che la militarizzazione non è mai positiva».
Secondo l'attore Diego Boneta «Nuevo orden è un grande incubo che si realizza. Il Covid ha accentuato le disparità: in Messico ci sono più morti che negli Stati Uniti, pur avendo un terzo della popolazione. Le divisioni si stanno inasprendo». I detonatori si moltiplicano, in Messico e nel mondo.