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Air France svela una piccola suite per volare nel segno dell’eleganza

Presentato a Parigi il nuovo sedile della classe Business che sposa comfort, tecnologia e privacy. O, all’occorrenza, convivialità

da Parigi

Una ragazza très chic con uno splendido abito da sera si avvicina verso la Tour Eiffel. Si muove spedita, per nulla impacciata, arrampicandosi verso l’alto uno scalino alla volta. S’intrufola tra le cucine, passa in mezzo ai turisti che la guardano stupiti e incuriositi: ha una coda che la segue, si trascina un velo rosso lungo all’inverosimile, capace di occupare piani e piani del simbolo di Parigi. Finalmente sulla vetta, lassù tra le nuvole, sulla punta della torre, lascia che quel drappo visibile dal cielo sventoli libero nell’aria.

È un inno all’eleganza, un’esaltazione della libertà (anche nelle condizioni che sembrerebbero le più anguste e proibitive) il nuovo film di Air France, un cortometraggio che – con i suoi simbolismi – abbraccia la traiettoria presa dal vettore transalpino: un posizionamento verso l’alto, un desiderio di puntare sulla qualità offrendo ai passeggeri un’esperienza premium.

In questa scia s’inserisce la presentazione del nuovo sedile di Business class per i voli a lungo raggio, appena svelato nel corso di un evento organizzato, naturalmente, sopra la Tour Eiffel. Che, così come la compagnia, è in una fase di make-up, di ritinteggiatura, per apparire più scintillante.

La postazione, chiamarla solo poltrona sarebbe riduttivo, è una sorta di suite in quota: il primo elemento che si nota è lo sportello scorrevole che consente di chiuderla trasformandola in uno spazio del tutto privato, nel quale distendersi o rilassarsi senza che gli altri possano vedere, sbirciare, curiosare, lasciar indugiare lo sguardo.

La seduta, provata da Panorama in anteprima, è estremamente comoda e accogliente. E da reclinata, quando diventa un letto a tutti gli effetti, è lunga due metri e ampia 70 centimetri. In sostanza, permette di muoversi, dormire su un fianco o a pancia in giù senza sentirsi compressi. Niente male per un Boeing 777-300s che la ospiterà progressivamente da questo autunno (sebbene si parli già dell’estate per la tratta Charles de Gaulle – JFK New York): in altre versioni di alcuni competitor non si hanno le medesime sensazioni di libertà.

La configurazione della cabina è 1:2:1, che non è un rebus ma la cifra di un’evidenza: tutti i presenti possono avere accesso al corridoio, non occorre scavalcare nessun vicino – peggio ancora se uno sconosciuto, si scatena sempre un imbarazzo – per sgranchirsi le gambe e dirigersi in bagno. Sembrerebbe il minimo pagando un biglietto di Business, non è ovvio ovunque. A proposito di vicini, la parte centrale offre due possibilità: una partizione per rendere autonomi i due sedili, abbassabile quando si viaggia in coppia o tra amici, per avere un salottino tutto per sé e conversare, guardare un film, cenare o brindare tra le nuvole.

air-france-dentroUn dettaglio del nuovo sedile di BusinessAir France

Dettagli da nerd, ma invece di sostanza: lo schermo è un 17,3 pollici 4K, il vertice della definizione possibile, per godersi un contenuto al massimo della qualità. Si può scegliere tra oltre mille ore di intrattenimento. In uno sportellino ecco uno specchio per ammirarsi e delle cuffie che cancellano il rumore o, per i più ipocondriaci (chi scrive alza la mano), una chicca niente male: una connessione Bluetooth che dà modo di utilizzare direttamente le proprie cuffie o gli auricolari senza fili. C’è il Wi-Fi di bordo, per rimanere connessi con la Terra quanto si vuole (se proprio necessario), due tavolini dove appoggiare l’essenziale senza doversi alzare in piedi di continuo per recuperarlo dalla cappelliera.

Il nuovo film di Air Franceyoutu.be

L’eleganza è il tocco in più, con le note del bianco e del blu a trasmettere minimalismo e pregio, fino a quel tratto di rosso sulla poltrona che richiama il logo di Air France. Grande cura è data anche all’offerta gastronomica, nel segno della sostenibilità e di un sano sciovinismo, che poi – fuori stereotipo – è una prerogativa francese: per i voli in partenza da Parigi, carne, pesce, pollame, latticini e dintorni saranno locali. Tendere al chilometro zero vuol dire, indubbia qualità a parte, abbattere la movimentazione delle merci e dunque le emissioni nell’atmosfera. La selezioni di piatti è firmata da chef con un abbondante numero di stelle Michelin nel carnet e, per la prima volta, lo stesso avviene per il pasto vegetariano. Il che significa tocchi gourmet pure per gli affezionati a questo regime alimentare, senza la mestizia di doversi accontentare di un’insalata gelida mentre i vicini di posto – per quanto molto poco visibili data la configurazione della cabina, pensata in tutto per 48 passeggeri – si saziano con prelibatezze dalla composizione raffinata.

classe-economyI sedili della classe Economy, con uno schermo da 13,3 pollici in alta definizione 4KAir France

«I nostri sforzi non si limitano alla Business Class, per esempio la Premium Economy ha pasti dedicati rispetto all’Economy, dove oltre al comfort ci sono attenzioni importanti, come varie prese per ricaricare i propri dispositivi (sia le classiche che le nuove Usb, ndr), più il Wi-Fi gratuito per i messaggi per tutto il volo» osserva durante una tavola rotonda a margine della presentazione Fabien Pelous, senior vicepresident Customer Experience Air France. Che non pensa che la nuova Business, con tutti i suoi agi, potrà fagocitare l’esperienza offerta da La Première, la first class, tra le eccellenze assolute nel trasporto in quota, con coccole degne di un hotel a sette stelle.

Resta da ragionare sull’opportunità della strategia, sul perché dell’hic et nunc, se abbia senso in un mondo ancora in pandemia investire e parecchio per alzare il livello dell’offerta di una Business class con tratti d’intimismo per un numero non ridotto di destinatari: «La domanda dei viaggiatori sta tornando, sta aumentando. Ogni settimana migliora rispetto alla precedente» sottolinea con PanoramaAnne Rigail, Ceo di Air France. Vale soprattutto per gli Stati Uniti, la prima rotta a beneficiare del restyling della cabina. Ma non c’erano Zoom, Skype, i meeting virtuali? «Magari per brevi incontri, non per confrontarsi con il proprio team internazionale, per chiudere degli affari importanti. Questi ultimi due anni ci hanno insegnato cosa si può fare in video e cosa no». E per raggiungere quello che non può essere digitale, che reclama la realtà, tanto arrivarci con stile. Se poi è una vacanza, ancora meglio.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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