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(Ansa)
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Il Certificato Verde italiano ed il Digital Green Certificate dell'Europa. Come si ottiene

Il turismo riparte grazie anche ad un documento che prima in Italia e poi un tutta la Ue permetterà di muoversi, liberamente. Ecco come funzionano

«Prenotate le vacanze in Italia» è l'appello lanciato dal premier Mario Draghi ieri nel corso del G20 dedicato al Turismo. Un vero e proprio messaggio di speranza per uno dei settori principali della nostra economia e che forse più di tutti è stato colpito dalle limitazioni previste contro la pandemia.

Per poter quindi accettare turisti e consentire a ciascun italiano di muoversi da nord a sud del paese al di là del colore della singola regione verrà introdotto a partire dal 16 maggio il famoso «Certificato Verde», il documento di cui si parla da settimane.

Una sorta di lasciapassare legato a tre fattori: o l'avvenuta vaccinazione (una o due dosi), o la guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi o, in ultimo, un tampone rapido o molecolare (sono entrambi validi) effettuato nelle 48 ore precedenti la partenza.

Ma anche l'Europa nel suo insieme si sta muovendo. Il suo nome tecnico è «Digital Green Certificate» e sarà l'oggetto che ci potrà regalare la libertà. Stiamo parlando del pass vaccinale o Certificato Verde, il documento necessario per chi vorrà spostarsi in Europa per turismo o lavoro, in tutta sicurezza.

La sperimentazione in Europa partirà lunedì prossimo, con lo scopo di essere perfettamente operativo dal 1 giugno, ipotetica data di inizio della stagione turistica estiva.

Sono 16 le nazioni della Ue che cominceranno da lunedì prossimo i test tecnici, tra questi anche l'Italia. Martedì invece i governi si ritroveranno per stabilire il regolamento e trovare l'accordo politico per il suo uso e la validità.

Dal punto di vista tecnico il Digital Green Certificate è legato ad un'app dotata di codice Qr che attesterà o l'avvenuta vaccinazione (con il numero di dosi ricevute), la guarigione dal Covid nei sei mesi precedenti e la presenza quindi degli anticorpi mediante un test sierologico, o l'esito negativo di un tampone (che sia valido il rapido o il molecolare verrà deciso appunto dagli stati membri). Per evitare truffe o falsificazioni ognuno dovrà apporre una propria firma elettronica o impronta digitale. Per quanto riguarda invece il rispetto della Privacy (nel nostro paese il Garante aveva già sollevato dubbi sulla legalità del documento) i dati personali non potranno essere conservati nel paese di destinazione e non ci sarà nemmeno un database centralizzato europeo.

A queste regole uguali per tutti ogni nazione potrà aggiungere limitazioni proprie, persino l'obbligo di qualche giorno di quarantena o test aggiuntivi, ma le misure, come specificato da Bruxelles, dovranno essere «proporzionali e non discriminatorie».

Il sogno poi è di estendere la validità del documento a tutti i paesi del mondo, primo tra questi gli Stati Uniti e far si che lo stesso valga per i turisti di oltreoceano interessati a trascorrere le loro vacanze in Europa.

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Andrea Soglio