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Viaggi

Enit: «Per conquistare i turisti dobbiamo promuovere emozioni»

«Esperienze autentiche, sapori, profumi e paesaggi unici, ma anche comunicazione mirata a seconda dell’età dei viaggiatori» racconta a Panorama Ivana Jelinic, amministratore delegato di Enit, l’agenzia nazionale del Turismo. La ricetta vincente? «Sfruttare il Giubileo e le Olimpiadi invernali del 2026 come calamita per tante località, da Nord a Sud. In modo da evitare l’overtourism».

Enit è l’agenzia dedicata alla promozione del turismo italiano a livello nazionale e internazionale. Fondato nel 1919, il suo obiettivo è valorizzare il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del nostro Paese. Nominata nel 2022, Ivana Jelinic ne è l’amministratore delegato e la sua guida mira a modernizzare l’approccio dell’ente, puntando su innovazione e digitalizzazione per rilanciare l’Italia sotto il profilo turistico.

Come pensa di migliorare la competitività dell’Italia rispetto ad altre destinazioni europee?

Focalizzandoci sempre più sulle peculiarità dei nostri prodotti turistici. Bisogna puntare sull’autenticità delle esperienze, che deve divenire la chiave di volta della nostra comunicazione e offerta turistica nazionale, regionale e locale. Sapori, profumi, emozioni, quando vengono proposti come autentici, e vissuti come tali, lasciano un valore aggiunto sia per il territorio che li ha ospitati sia, soprattutto, per il turista internazionale, sempre più affamato di esperienze vere e che lascino un’emozione. Le emozioni, forse prima ancora delle esperienze, sono il volano per far emergere sempre più il nostro Paese nell’offerta globale.

Che ruolo avrà l’intelligenza artificiale nella gestione dei flussi turistici e nel miglioramento delle esperienze dei viaggiatori?

Diventerà imprescindibile. Ritengo che sia una bella opportunità, ancora da plasmare, ma penso che vada sempre inquadrata in una strategia omnicomprensiva, senza lasciarsi prendere troppo da facili entusiasmi. Come tutte le novità tecnologiche che abbiamo vissuto, anche l’IA sarà una leva importante. Non è un caso che venga citata nel «Patto per il turismo» che abbiamo firmato in occasione del Forum internazionale che si è recentemente tenuto a Firenze.

Con eventi come il Giubileo 2025 e le Olimpiadi invernali 2026, quali impatti economici sono previsti per il Paese?

L’Italia si prepara a vivere due anni cruciali per il settore turistico. Per quanto riguarda il Giubileo, al di là dei numeri, quello che è necessario comprendere è che si tratterà di una piattaforma che influirà sull’indotto turistico di tutto il Paese, da Nord a Sud. Se infatti il Comune di Roma stima tra 30 e 36 milioni di presenze, anche città come Napoli e Venezia prevedono ulteriori incrementi. Per le Olimpiadi, l’Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di commercio prevede 513 mila arrivi: più 34 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023, per 1,8 milioni di presenze ed una spesa turistica di 281 milioni di euro.

Ci sono piani per promuovere destinazioni meno conosciute, evitando così il fenomeno del cosiddetto overtourism nei luoghi più iconici?

Sì, favorendo la destagionalizzazione. Con la regia qui a Roma e le nostre sedi all’estero, manteniamo contatti con le principali testate internazionali e, assieme alle regioni, veicoliamo le informazioni e le novità relative a tutti i territori: è un lavoro certosino, i cui effetti si vedono nel medio e nel lungo termine.

Quali differenze di spesa e comportamento osservate tra i turisti stranieri provenienti da diverse nazioni?

Restando in Europa, possiamo dire che la Germania, che si conferma storicamente il nostro primo concorrente di riferimento all’estero, spicca per la spesa verso mete balneari, culturali, lacuali e montane, denotando un comportamento d’acquisto molto simile al Regno Unito, altro importante bacino.

In che modo Enit supporta la diversificazione dell’offerta per attirare turisti di diverse età?

Abbiamo il grande vantaggio di avere sedi all’estero, vere e proprie antenne che fungono da presidi su oltre 26 Paesi, dalle Americhe all’Oceania, fino all’Estremo Oriente. Pensiamo alle campagne sui social network, declinate in base alle differenti fasce di età e anche a quelle su carta stampata e all’editoria digitale. Ma ogni età ha il suo linguaggio: un giovane americano è diverso da un giovane svizzero e, spesso, le leve di marketing sono completamente diverse, se non addirittura opposte».

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Paolo Di Carlo