A Pasqua regaliamoci un po' di felicità
Agnus Dei, Firenze (iStock)
Italia

A Pasqua regaliamoci un po' di felicità

Mancano pochi giorni alla Pasqua, periodo che in Toscana, nell'era pre Covid, coincideva con l'inizio della stagione turistica e i pensieri di tutti erano già impegnati nell'organizzazione della tradizionale scampagnata di Pasquetta. In questi giorni si era intenti a scegliere le uova più buone ed a infornare la schiacciata di Pasqua da regalare ad amici e parenti.

Invece da oltre un anno questa terribile pandemia ci ha travolto ed ha sconvolto le nostre vite, le nostre abitudini, i nostri riti e ci ha costretto a fare i conti con noi stessi e a rivedere i valori veri della vita. La pandemia ci ha travolto a tal punto che noi umani mai avremmo potuto immaginare un simile disastro.

Avevamo studiato di altre pandemie come la peste e la spagnola, ma guardandole sempre a distanza quasi fossero episodi di altri tempi che potevano essere solo letti sui libri di scuola.

In pochi giorni siamo entrati nell'incubo delle mascherine, del distanziamento, dei Dpcm, dei decreti, delle conferenze stampa per capire come potersi comportare, come e quando muoversi, cosa poter acquistare, se potevamo o meno prendere un caffè o fare una corsetta intorno al quartiere.

Ci siamo abituati ad avere con noi sempre una giustificazione, anche solo per andare a fare la spesa, e siamo passati dai canti dai balconi con gli striscioni "andrà tutto bene", alla rabbia delle partite iva e dei ristoratori nelle piazze, perché chiusi ormai da oltre un anno, salvo rare concessioni per qualche pranzo distanziato. I ragazzi hanno dovuto subire un anno di didattica a distanza, mentre si studiavano soluzioni come i banchi con le ruote.

Il disagio di non poter vivere la loro socialità li segnerà per molti anni e forse per tutta la vita.

Le categorie più fragili sono quelle che ovviamente ne hanno più risentito sotto tutti i punti di vista economico, psicologico, sociale. Nei prossimi mesi il virus sarà pian piano sconfitto, arriveranno i vaccini, miglioreranno le cure con i monoclonali ma quello che abbiamo vissuto ci ha provato il corpo e anche la mente e il cuore.

Niente sarà più come prima, gli status ai quali eravamo abituati sono stati spazzati via dalla pandemia, e non torneranno come li conoscevamo; non perdiamo tempo a ricercali, il mondo è già stato profondamente cambiato e noi che siamo solo un puntino nel mappamondo possiamo semplicemente adeguarci, il mondo non si fermerà per farci scendere.

E allora cosa vorremmo trovare come sorpresa nel tradizionale uovo di Pasqua, oltre ad un po' di buona cioccolata?

Io credo che proprio in questi momenti dobbiamo sperare di trovare la forza di essere felici, la felicità è una scelta non un risultato. La forza per mirare al benessere e allo sviluppo sostenibile piuttosto che alla ricchezza spesso effimera e passeggera.

La solidarietà, la condivisione e l'inclusività che ci fanno vivere bene in armonia gli uni con gli altri per combattere le troppe disuguaglianze, le violenze, le fragilità.

In questo noi in Toscana siamo maestri, i nostri avi ci hanno lasciato in eredità grandi opere del Rinascimento per testimoniare proprio come dopo ogni periodo buio la bellezza della luce prevalga sempre. Anche i nostri nonni ci hanno trasmesso la forza ed i valori di chi ha lottato in mezzo a mille difficoltà, in quegli anni poveri ma belli, trasformando la nostra terra in un Paradiso Terrestre che tutto il mondo sogna.

Se potessi vorrei farvi trovare come sorpresa dentro alle vostre uova pasquali questa bellissima esortazione di un "toscanaccio" come Roberto Benigni:

«[La felicità] Cercatela, tutti i giorni, continuamente. Chiunque mi ascolta ora si metta in cerca della felicità. Ora, in questo momento stesso, perché è lì. Ce l'avete. Ce l'abbiamo. Perché l'hanno data a tutti noi. Ce l'hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l'hanno data in regalo, in dote. Ed era un regalo così bello che l'abbiamo nascosto come fanno i cani l'osso, che lo nascondono. E molti di noi lo fanno così bene che non si ricordano dove l'hanno messo. Ma ce l'abbiamo, ce l'avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima. Buttate tutto all'aria. I cassetti, i comodini che c'avete dentro. Vedrete che esce fuori. C'è la felicità. […] E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. […] Non bisogna mai aver paura di morire ma di non cominciare mai a vivere davvero».

Fatene tesoro ora più che mai ne abbiamo bisogno.

Buona Pasqua

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Federico Minghi