Apollìnea, storie di montagna
(Francesco Dibenedetto)
Italia

Apollìnea, storie di montagna

Tempo di bilanci e anniversari alle falde del Parco nazionale del Pollino, tra natura da record e traguardi editoriali

La possente catena chiude lo spazio settentrionale della penisola calabrese o -a seconda della direzione geografica- lo apre verso sud. Proprio in quest’area, da cui una lunga teoria di complessi montuosi discende per quasi trecento chilometri attraverso la Catena dell’Orsomarso, la Sila, la Catena costiera, le Serre e l’Aspromonte, da mezzo secolo l’ammirazione naturalistica va di pari passo all’immaginazione letteraria grazie al progetto culturale di Mimmo Sancineto, artista, saggista ed editore. Un viaggio tra realtà altimetriche, umane, sociali e culturali apparentemente inimmaginabili all’interno di una stessa regione.

Mimmo Sancineto, cosentino di Cerchiara di Calabria, classe 1940, figura poliedrica della cultura regionale, non fa mistero della complessità del mestiere di scultore, pittore ed editore: «Ogni artista, nel percorso professionale che, temporalmente, coincide con quello biografico, attraversa varie stagioni: mutamenti stilistici e tecnici, evoluzioni graduali o improvvise».

Una poetica, la sua, in costante evoluzione.

«Nel corso degli anni, ho maturato una complessità ed una ricchezza che provengono dalla personale formazione basata su studi regolari e proseguita attraverso complesse esperienze di vita, conoscenze, tecniche nuove, suggestioni e curiosità, tutte unite indissolubilmente a quella particolare sensibilità per la dimensione dello spazio del quale, quello delle montagne del Pollino, rappresenta la principale fonte d’ispirazione».

Ha iniziato a dipingere e scolpire nel 1954…

«Prima il diploma all’Istituto d’Arte di Castrovillari poi un percorso di due anni all’Accademia di Belle Arti di Napoli: agli inizi degli anni Sessanta, l’Associazione artistica “Le Trou”, con amici, artisti e studenti, divenne il primo punto d’incontro per la nascente Galleria d’Arte Moderna “Il Coscile”, nata nel 1969, con all’attivo, oggi, 500 mostre collettive e personali anche di autori di fama mondiale come Alvarez, Borghese, Roselli, Romano, Guttuso, Ortega, Rotella, Sassu, Treccani, Turcato, Caruso e tanti altri. Decine di mostre, in Italia e all’estero, viatico per prestigiosi riconoscimenti quali il “Premio Cultura 2005 della Presidenza del Consiglio” e la “Targa d’argento 2006 del Presidente della Repubblica”, e i riconoscimenti a “Cavaliere della Repubblica per meriti artistici” e “Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana».

Continua ad abbracciare il paese con le sue mostre…

«A Roma, a Palazzo Venezia, a Pescara, al Museo delle Genti d’Abruzzo, a Sibari, presso il Museo Archeologico della Sibaritide; a Rossano con “Codex”, a Firenze, presso l’Archivio di Stato, a Milano, presso l’Archivio di Stato, a Torino, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria, a Napoli presso il Castel dell’Ovo. Opere figurano in collezioni pubbliche e private, in America, Francia, Spagna e in molte città d’Italia oltre che nei Musei di Avezzano, di Sulmona, Modica e Saracena».

Una fonte di ispirazione inesauribile…

«Alla base del modello artistico ho sempre posto il dinamismo e la perpetua novità della produzione, mai ferma a contemplare sè stessa, ma sempre spinta a rinnovarsi. Come accade ogni volta in cui inauguro uno spazio espositivo nel quale metto a disposizione del pubblico la mia personale “poetica” visiva, chiave di volta della solarità del Mediterraneo e dei suoi colori. Soprattutto di quelli del Parco nazionale del Pollino, per il cui territorio, dal 1997, edito, con sommo sacrificio e passione, le pagine di “Apollinea”, la rivista che di questo territorio è l’emblema assoluto».

Lei è anche un editore, allora!

«L’editrice “Il Coscile”, nata giusto quarantotto anni fa, espressione dell’omonima Galleria d’Arte che a sua volta ha festeggiato il 55° anno di attività, ha volutamente circoscritto i suoi ambiti di operatività all’esplorazione, alla riscoperta ed al rilancio delle valenze culturali, etniche, linguistiche, storiche, letterarie ed artistiche ma anche ambientali dei centri del Pollino, individuando ed evidenziando, da un lato, le specificità e le peculiarità della civiltà che insiste in quel territorio e, dall’altro, quelle componenti che meglio completano il generale quadro della cultura calabrese».

L’attenzione è data ai numerosi centri italo-albanesi dell’area.

«Si tratta del più corposo nucleo antropico formatosi nel primo periodo della diaspora albanese con l’insediamento delle sedi nel secolo XV: la casa editrice si offre, quindi, come naturale veicolo delle più significative istanze delle culture calabrese ed albanese dei centri che gravitano nell’area settentrionale della Calabria, quelle -per capire meglio- che fanno delle emergenze paesaggistiche del Parco del Pollino il luogo fisico da cui si irradia un impegno ora più letterario e poetico, ora artistico, attraverso varie pubblicazioni inserite nelle collane di ricerche storiche, saggi e documenti».

Senza dimenticare Apollìnea, la “Rivista del territorio del Parco Nazionale del Pollino”…

«Fra i tanti obiettivi sin dal numero del gennaio del 1997, fondamentale è stato quello di colmare un vuoto di informazioni e soddisfare la necessità sentita da subito di far conoscere tutte le peculiarità e gli aspetti più positivi del nostro territorio: dalla storia alla microstoria e all’arte, dall’ambiente alle culture minoritarie, dalle eccellenze nel campo dell’agricoltura, alle tradizioni folcloristiche, dalla musica alla poesia. Con lo sguardo puntato sulle nostre vette, il cui manto bianco, in pieno Mediterraneo, ci accompagna per molti messi dell’anno».

Un’iniziativa editoriale legata fortemente al territorio del Parco nazionale, con doppio versante, quello calabrese a sud e quello lucano a nord…

«Apollìnea opera all’interno di un territorio che fa da cerniera a due regioni, a tre province, a 56 comuni che da un versante all’altro del Parco, da nord a sud -ovvero da sud a nord…- rivendicano la propria appartenenza. Non è stato solo l’orgoglio di appartenere ad un generico meridione a guidare e a dare un’impronta a tale lavoro divulgativo, perché se solo così fosse stato si sarebbe caduti nell’autocelebrazione, condannando praticamente la Rivista ad essere relegata in una sorta di enclave ghettizzante, dalla quale difficilmente sarebbe uscita».

E allora di cosa si tratta, ci perdoni!

«Occorre partire dalla giusta consapevolezza di quanto la Calabria, la Basilicata e tutto il sud Italia abbiano molto da dire e da dare nel campo della cultura in senso lato. Ecco il nostro obiettivo: non la ricerca di un regionalismo campanilistico, sterile ed auto isolante -dunque- ma un costante proiettarsi fuori confine, per presentarsi ad un pubblico eterogeneo di lettori. Da qui si spiega la nostra pubblicazione anche fuori della regione, con abbonati praticamente presenti in tutt’Italia e all’estero».

In trent’anni anche grandi cambiamenti tesi al miglioramento editoriale…

«Contenuti e veste grafica sono sempre al passo dei tempi. I primi sono ampiamente elevati grazie alla storica rete di collaboratori ed al comitato di redazione di primissimo piano, che annovera firme storiche della pubblicistica di settore ed esperti di fama anche nazionale; la veste grafica, grazie a Francesco Di Benedetto, è passata dal bianco e nero dei primi sei anni alla stampa a colori dal 2003, soprattutto per esaltare le fotografie, corredi fondamentali ed efficaci della maggior parte degli articoli e soprattutto di quelli relativi ai paesaggi, alla flora, alla fauna, all’arte del territorio».

Un lavoro di squadra a servizio del territorio, allora…

«Nella migliore tradizione giornalistica nella quale, dal direttore responsabile a tutta la redazione, ai corrispondenti, ai tipografi, dal correttore di bozze a tutti i collaboratori a vario titolo -compresi gli indispensabili sponsor- ognuno ha dato e dà il proprio contributo con dedizione responsabile e, senza cadere in sdolcinatezze, con amore. Non cito singolarmente i nomi dei componenti della squadra: al lettore basterà leggerli dalla seconda di copertina e conoscere i destinatari del mio affettuoso grazie».

Un’avventura nata nel nome della cultura e della natura, con palcoscenico praticamente nazionale.

«Lo ricordava anche Franco Tassi, un’autorità accademico-scientifica della materia, a proposito della sua scoperta del profondo Mezzogiorno! Autore di numerose pubblicazioni scientifico-divulgative sulle tematiche dell’ambiente e della conservazione della natura, legato per anni a Fulco Pratesi per la stesura dei volumi monografici della nota collana Guida alla natura d'Italia edita dalla Arnoldo Mondadori, Tassi ricorda come il Pollino calabro-lucano rappresenti la natura incantata di un’Italia ancora semplice, agreste, lontana dal malinteso progresso, per presentarsi come una bella addormentata in attesa del dolce risveglio. Ecco, Apollìnea, in fondo, è nata proprio per contribuire a questo risveglio».

Le copertine della rivista presentano, di volta in volta, fotografie diventate iconiche.

«Ricordo, ad esempio, uno degli scatti di Francesco Bevilacqua, nostro storico collaboratore ed intellettuale calabrese tra i più attivi in materia di paesaggio, camminatore in bilico costante tra l’escursionismo fisico e quello interiore e filosofico: la foto, scattata sul crinale della Montea, spettacolare elevazione dei Monti dell’Orsomarso, offre l’idea di ciò che Apollìnea vuole rappresentare: una reale elevazione non solo materiale, fisica, da arrampicata, quanto quella più intimamente legata al desiderio di ogni essere umano di rincorrere un sogno, di salire lungo un proprio itinerario culturale, spirituale».

Beh, intanto la rivista vi accompagna da un trentennio che non è poco, soprattutto per il Mezzogiorno d’Italia…

«Sono convinto che abbiamo offerto -e continuiamo a farlo…- gli strumenti per avvicinarsi alla montagna con passione, competenza, entusiasmo. Nuova linfa vitale, dunque, per la già ricca scelta editoriale che continuiamo ad offrire ai lettori, che consideriamo l’universo umano che gravita attorno alla Rivista e al nostro messaggio culturale: come amava ricordare Giuseppe Selvaggi, scrittore, giornalista, poeta, tra i massimi esponenti della cultura italiana del XX secolo; e non è un caso che Selvaggi campeggi nel catalogo editoriale con suoi preziosi scritti di presentazione».

A proposito di catalogo e simbolo.

«Si tratta della “conchiglia”, a ricordo della struttura greca del nome, sigla grafica dell’Editrice “Il Coscile”, dal nome del fiume che simboleggia tutto il territorio del Parco nazionale. La sede, come la galleria, è a Castrovillari, nell’alto Cosentino, che di questo fiume mitico è quasi la radice: l’obiettivo è raccogliere, sistemare, proiettare nel prossimo futuro ed in quello lontano, la cultura e le ricchezze spontanee, cioè naturali, dell’area del parco nazionale».

Più che una casa editrice, un progetto culturale nel cuore del Mediterraneo.

«Con un programma definito, da sviluppare su binari e con destinazioni che dovrebbero risultare tappe di un progetto cauto ma al tempo stesso elevato. Non una editrice di sola ambizione economica, ma anche e soprattutto con il gusto operativo di fare cose belle e cose utili per i lettori».

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Egidio Lorito