Ecomuseo del Lago d’Orta, una storia di rinascita
(Ecomuseo)
Italia

Ecomuseo del Lago d’Orta, una storia di rinascita

Un lago prealpino del Piemonte, tra le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola si è imposto come modello di sviluppo e tutela paesaggistica, favorendo la cultura della sintesi tra il paesaggio e la comunità locale

«L’Associazione Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, che opera dal 1997 sul territorio del Cusio, lavora su una fitta trama di temi organizzati: l’Ecomuseo, a proposta culturale multipla, rappresenta un modello di offerta legato alla valorizzazione e alla tutela delle risorse ambientali, culturali e storico - etnografiche, grazie alle conoscenze e competenze trasversali del suo team e ai solidi rapporti istituzionali con gli enti locali del territorio».

Andrea del Duca dal 1999 è Direttore dell’Ecomuseo del Lago d'Orta e Mottarone, uno dei primi ecomusei istituiti in Italia.

Direttore, di cosa si occupa il “suo” Ecomuseo?

«Della promozione di musei e siti visitabili che aderiscono al circuito culturale dell’Ecomuseo attorno al lago d’Orta, sul Mottarone e in Valle Strona, con azioni di comunicazione, eventi aperti al pubblico, attività didattiche per le scuole. Promuove la conoscenza diretta del territorio da parte della comunità locale incentivando il turismo lento, in particolare attraverso la promozione di itinerari escursionistici, come l’ “Anello Azzurro del lago d’Orta” e le camminate “Scopriamo Girolago”».

Ci pare di capire che si operi in forte sinergia…

«L’Ecomuseo è promotore del Contratto di Lago del Cusio, attraverso il quale coinvolge oltre 130 soggetti tra aziende, associazioni ed enti pubblici, al fine di sviluppare e coordinare azioni volte a tutelare e valorizzare l’ambiente del lago e le zone circostanti. In questo contesto si occupa di divulgazione e didattica ambientale, con particolare attenzione al coinvolgimento della comunità locale, delle scuole e dei cittadini del Cusio».

La storia ambientale del lago ha un centinaio di anni.

«Il territorio cusiano, tra Gozzano a sud e Omegna a nord, agli inizi del Novecento offriva limitate opportunità di lavoro, con forti percentuali migratorie sino a quando, nel 1926 la ditta “Bemberg” iniziò la produzione industriale: attraverso un processo cuproammoniacale produceva filo sintetico a partire dai linters di cotone, e Gozzano divenne sede della nuova attività grazie alla disponibilità di acqua molto pura, indispensabile per il processo industriale, prelevabile dal lago d’Orta, e alla presenza di una ferrovia per trasportare i prodotti chimici necessari e le merci prodotte».

Fu la svolta economica e sociale…

«La necessità di manodopera diede subito lavoro a numerosissime famiglie gozzanesi, attirandone altre dai paesi circostanti. Nel 1930 la fabbrica, mentre gli impianti entravano a pieno regime, contava già mille dipendenti. L’emigrazione scomparve e il paese divenne terra di immigrazione: si sviluppò un modello di welfare aziendale che influì profondamente sulla vita sociale ed economica di Gozzano. Attività sportive, dopolavoro, borse di studio permisero uno sviluppo che andava ben oltre l’assicurare alle famiglie il reddito da lavoro dipendente».

Pochi anni dopo l’avvio dell’attività si notò però un fenomeno inquietante.

«Nel lago d’Orta, da sempre pescosissimo, i pesci erano praticamente scomparsi! Gli studi condotti alla fine degli anni Venti permisero di appurare che le diverse specie di microrganismi planctonici, che costituivano la base della catena alimentare, erano estinte o ridotte ai minimi termini a causa dello sversamento, nelle acque del lago, di rame e ammoniaca che avevano creato effetti devastanti sui microrganismi planctonici e la conseguente estinzione dell’intera catena alimentare per mancanza di nutrimento. L’azienda prelevava, infatti, le acque del lago, utilizzandole per il processo industriale, scaricandole infine nel bacino cusiano».

Il lago era praticamente morto!

«La conformazione naturale del lago, con pochi immissari di rilievo e lo scarico delle acque a nord, aggravò il problema dell’inquinamento: nel dopoguerra agli scarichi industriali della Bemberg si andarono a sommare quelli delle nuove fabbriche aumentando la quantità di metalli tossici. Si innescò un processo chimico di acidificazione delle acque che trasformò il lago nel più grande bacino d’acqua dolce acidificato al mondo».

Si mossero anche gli intellettuali…

«Il 26 ottobre 1975, tre giorni dopo la diffusione della notizia dell’assegnazione a Eugenio Montale del Premio Nobel per la letteratura, sul Corriere della sera veniva pubblicata una poesia del poeta dal titolo Sul lago d’Orta: “E’ strana l’angoscia che si prova in questa deserta proda sabbiosa-erbosa dove i salici piangono davvero e ristagna indeciso tra vita e morte un intermezzo senza pubblico (…)”. Anche Gianni Rodari, nativo di Omegna, in un breve racconto pubblicato su Lo Strona nel 1978 col titolo di “Il ragioniere-pesce del Cusio”, descrisse l’incontro con una strana creatura, metà pesce e metà ragioniere, impegnato nella solitaria impresa di riportare la vita nel lago».

La rinascita non tardò…

«La legge Merli del 1976 indicava in maniera dettagliata le sostanze inquinanti, ponendo per la prima volta dei limiti allo scarico nelle acque e alla loro concentrazione. Risolto il problema degli scarichi si affrontò quello del recupero del lago mediante la neutralizzazione dell’acidità delle acque (il c.d. liming). Grazie al ritorno della vita nel lago sono stati in seguito avviati diversi progetti per la tutela e la valorizzazione del lago e del territorio. Tra questi assume valore strategico il “Contratto di Lago del Cusio”: si tratta di contratti di fiume e di lago, definiti come accordo di programmazione negoziata e partecipata della risorsa idrica a scala di bacino idrografico, per la gestione del territorio che coinvolge enti pubblici e privati per definire strategie e progetti aventi come obiettivo la tutela e la valorizzazione del corpo idrico e del territorio circostante».

E qui entra in scena l’Ecomuseo…

«Del Contratto di Lago del Cusio si è fatto promotore l’Ecomuseo del lago d’Orta e Mottarone, attivo dal 1997 nell’ambito di leggi regionali per valorizzare la storia, le tradizioni e l’ambiente del territorio cusiano. Il Contratto è stato firmato il 13 novembre 2021 e conta oltre 130 firmatari tra enti locali, aziende private, scuole, associazioni sportive, associazioni culturali e di volontariato; tra queste spiccano le due Fondazioni Comunitarie oltre che ad una terza privata. La finalità condivisa tra tutti i sottoscrittori è quella di migliorare lo stato di qualità ecologica generale del lago d’Orta e del torrente Strona, in attuazione degli obiettivi definiti dalla Comunità Europea in materia di tutela delle acque».

E poi c’è lo sviluppo ecosostenibile…

«Obiettivo non secondario, per il territorio circumlacuale, attraverso uno strumento condiviso che integri le politiche ambientali di tutela delle acque lacustri e fluviali con quelle della protezione dal rischio idraulico e dello sviluppo locale. Il Contratto si pone un obiettivo di riqualificazione e valorizzazione dell’intero territorio interessato,

oltre ad essere passato al vaglio della Valutazione Strategica Ambientale della Regione Piemonte, si ispira e si allinea agli obiettivi della Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile».

Un approccio integrato, in pratica…

«Per la riduzione dell’inquinamento, la riqualificazione condivisa del territorio, l’ecosistema-lago, l’educazione alla sostenibilità ambientale. Il Contratto impegna i sottoscrittori, che aderiscono su base volontaria, al raggiungimento degli obiettivi rappresentati dalle tematiche generali, ciascuno con le proprie competenze e responsabilità e con l’impegno di proprie risorse».

Spiccano quattro progetti ambientali.

«L’Ecolago, sui canneti lacustri, il RisOrta, finalizzato al monitoraggio delle acque attraverso l’utilizzo delle cozze di acqua dolce come bioaccomulatori; il Cusio2030 per la reintroduzione di quattro specie autoctone per riclassificare il lago come di buona qualità biologica e i Segreti del lago, che prevede l’installazione di una telecamera per seguire “in diretta” le vicende della vita subacquea». Una bella storia di rinascita ambientale, sociale e culturale…

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Egidio Lorito