Il Cilento per la vita
Tra paesaggi incontaminati, cultura culinaria e rispetto dei ritmi della natura,nell’area meridionale della Campania vive il più alto numero di centenari italiani. Grazie alla filosofia del “cuoncio cuoncio”…
Ancor oggi, in epoca di navigazione satellitare, la tradizionale cartina geografica ci parla di comunità rimaste sconosciute per decenni, rimarcando una caratteristica tipica del profondo Sud, esattamente come accade negli angoli più sperduti di Campania e Basilicata, Calabria e Sicilia, Puglia, Molise o Sardegna.
Siamo nell’area più meridionale della “Campania Felix”, per dirla con lo storico Plinio il Vecchio, a scoprire un territorio equamente diviso tra i contrafforti dell’appennino meridionale e il blu intenso del Tirreno: eccoli, da nord verso sud, lungo una spettacolare linea di costa, Paestum, Agropoli, Castellabate, Acciaroli, Pollica, Pioppi, Ascea, Marina di Pisciotta, Palinuro, Lentiscosa, San Giovanni a Piro e Sapri. Un’alternanza di spiagge finissime, baie rocciose e “bandiere blu” a perdita d’occhio, che impreziosiscono comunità di assoluto pregio ambientale, enclave delpaesaggio incontaminato e delle tradizioniculinarie che Luciano Pignataro, giornalista eno-gastronomico e Giancarlo Vecchio,oncologo ed endocrinologo di fama mondiale della Federico II di Napoli (scomparso nel 2019) ci restituiscono come esempio di “buona vita”. Anzi “lunga”…
Cosa ci fa un giornalista eno-gastronomico nel cuore del Cilento?
«Ci lavora e ci studia. Da oltre duecento anni la miafamiglia è legata a questo territorio grazie ad un’antica casa divenuta rifugio dei ricordi del tempo che fu e degli stimoli culturali del presente. Qui si vive ancorati ad un passato bucolico con pochi eguali in Italia: una sorta di spazio dedicato alla ricerca dell’equilibrio».
Pare che il Cilento sia fatto apposta per far rallentare i ritmi di vita…
«Affanni, traffico, cemento e palazzi sono un ricordo da tenere fuori la porta di casa. Qui si torna per assaporare cose semplici,affetti e tradizioni tipiche dell’infanzia e che continuo a portarmi appresso a Napoli e a Salernocome scudo efficace contro lo stress della vita quotidiana».
Ah, il “Metodo Cilento”…
«Partiamo dall’alimentazione, ovviamente, tutta a base di prodotti freschi e di stagione, con vegetali e cereali. Senza dimenticare che qui si abbandonano auto e mezzi di trasporto e si cammina rigorosamente a piedi,per non parlare della valorizzazione delle relazioni umane.Insomma: si dialoga con i “compaesani” ammirando il tramonto o l’alba».
Ma il Cilento, oggi, è anche turismo a 5 stelle!
«Certo, ovviamente. Ma i nostri “visitatori” sanno bene che il blu limpido e pescoso del nostro mare, o il verde delle nostre colline e montagne non possono limitarsi ad essere un semplice palcoscenico. Sono l’essenza stessa della nostra vita, da secoli».
In effetti il paesaggio è pressoché intatto…
«Il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e le numerose bandiere blu ci raccontanodi un territorio ben mantenuto, con le antiche vocazioni, rurali e marittime, ancora in grande evidenza. Pensiamo che il Cilento con i suoi circa 180.000 ettari ètra i primi tre per estensione in Italia».
E poi c’è il paesaggio interiore…
«Si tratta di stile di vita che ci spinge a non misuraresemplicemente il tempo, ma a viverlo secondo i ritmi della natura».
Sarà per questo che si registra il più alto numero di centenari italiani…
«Cinque anni addietro, su una popolazione residente che non superava i 90.000 abitanti circa, vennero calcolati ben 300 centenari: senza dimenticare che l’età media era (e lo è tutt’oggi…) di 92 anni per le donne e di 85 per gli uomini, mentre l’aspettativa di vita media nel nostro Paese è, rispettivamente, di 85 e di 80 anni».
Lei ricorda l’esempio di Acciaroli...
«Questo piccolo borgo campano, con meno di 700 abitanti, è da una decina dì anni al centro dell’attenzione della gerontologia internazionale: uno studio risalente al 2016 commissionato dal C.I.A.O. (Cilento on Aging Outcomes Study), e condotto dalla “Sapienza. Universitàdi Roma” e dalla “San Diego University”, riferiva già che la densità di individui che superavano il secolo fossemaggiore di quella dell’isola giapponese di Okinawa, nota per essere considerata la comunità più longeva del mondo».
Notorietà mondiale
«Pensate che la Scuola di Medicina della nota università californiana cita Acciaroli come il “remote italianvillagecould harbor secrets ofhealthy aging”: ovvero che lo “sperduto paese italiano potrebbe custodire i segreti della longevità”».
Per non parlare del comune di Pioppi, da sessant’anni al centro dell’attenzione della comunitàscientifica internazionale…
«Siamo agli albori della ricerca. Vi si stabilirono, all’inizio degli anni Sessanta, due studiosi americani, Ancel e Margaret Keys, marito e moglie. Lui era un celebre fisiologo, lei una chimica, e non impiegarono molto per comprendere come i vantaggi dello stile di vita di questa zona, praticamente sconosciuta, influissero sul raggiungimento di ottimali livelli di vita».
Quali furono gli indicatori attenzionati?
«Notarono, per esempio, che gli abitanti delle comunità cilentane vivessero molto a lungo grazie alla bassa incidenza delle malattie cardiovascolari che, ricordiamolo, sono ad oggi la prima causa di morte per il sesso maschile. Dedicandosi allo studio dei fattori ambientali e a quelli legati alla tipo di alimentazione, si resero conto del legame intrinseco tra dieta mediterranea e longevità».
I coniugi Keys ci consegnarono una dieta a carattere internazionale…
«Grazie ad una brillante intuizione: capirono, ad esempio che consumare frutta e verdura secondo la stagionalità, legumi e pesce azzurro, poca carne, il tutto condito con olio d’oliva e accompagnato da un buon bicchiere di vino, fosse uno dei metodi per vivere a lungo».
Oltre ai dati fisiologici, i due ricercatori studiarono anche i semplici comportamenti quotidiani…
«Osservarono che il moderato esercizio fisico e la socializzazione rinforzassero l’individualità e il senso di appartenenza.E capirono, negli anni delle loro ricerche, che l’abitudine alla passeggiata fosse favorita dalla stessa dislocazione di quei piccoli centri, sospesi tra la marina e la zona collinare: era naturale e necessariopercorrere chilometri ogni giorno, soltanto per svolgere le incombenze quotidiane».
Poi c’è la socializzazione. Antica ma sempre in voga….
«Un esempio su tutti è la festa del santo patrono. Da sempre questo giorno è sentito e celebratotanto da imporre uno stop perentorio a tutte le faccende lavorative, per dedicarsi solo al culto e…alla cucina.Una vera filosofia di vita, non solo per le abitudini alimentari, ma anche per i rituali comunitari, da sempre fondati sul profondo senso di appartenenza alla comunità».
Non dimentichiamo il contributo del professor Giancarlo Vecchio, endocrinologo di fama internazionale.
«Il professore Vecchio ha dedicato all’oncologia la maggior parte della sua attività scientifica, partendo proprio dallo studio dei ricercatori che al Cilento avevano consacrato la propria esistenza: Ancel Keys, visse fino a quasi 101 anni,sua moglie Margaret fino a 97,il loro collega Martti Karvonen, arrivò a 91 anni. Per non parlare del professor Jeremiah Stamler, classe 1919, luminare della cardiologia mondiale, scomparso del 2022».
Siamo curiosi: ci sveli il “metodo Cilento”!
«Si basa su cinque pilastri: alimentazione, attività fisica regolare, adeguato riposo, essere parte di una comunità, spiritualità.Una ricetta semplice ma non certo scontata ai nostri giorni, da contrapporre alle nostre frenetiche vite quotidiane. Un itinerario che corrisponda alle esigenze del nostro corpo e della nostra mente».
E’ lo stile del “cuoncio cuoncio”?
«Una parola ripetuta due volte che ingloba un segreto: Cuoncioin dialetto campano-salernitano, vuol dire “piano”, “con calma”. Cuoncio cuoncio è la nostraformula magica che sfida la fretta, lo stress e la foga».
Il Cilento è diventato un grande laboratorio di vita, pare di capire!
«Lo affermo senza tema di smentita: se esiste, sulla Terra, un modello che può insegnarci come arrivare al fatidico traguardo dei 120 anni di vita, questo stacertamente nel Cilento. Ce ne rendiamo conto ascoltando le risposte che i centenari di questa parte della Campania continuano a fornire ai ricercatori di tutto il mondo».
Ultimo particolare: lo studio della medicina è di casada queste parti…
«Dall’antica Elea-Velia, sede di una scuola di medicinache si vuole far risalire al V secolo a.C., la Scuola Medica Salernitana -la prima e più importante istituzione medica d’Europa nel Medioevo, antesignana delle moderne università- trovò le sue radici nell’VI secolo d.C.».