Tortora, alle porte della cultura
Dove inizia la Calabria, tra archeologia, ambiente e tradizioni
Per ricerche legate alla storia e alle tradizioni calabro-lucane, dove terminano gli attuali confini amministrativi della Basilicata ed iniziano quelli della Calabria, una conversazione con il prof. Aleardo Dino Fulco è immancabile. L’illustre docente, lucano di origini e calabrese d’adozione, mi riceve nel suo studio, un’autentica miniera di ricerche sul territorio locale cui ha dedicato articoli e saggi, convegni e seminari, anche grazie alla lunga militanza nel mondo della scuola, come docente e preside. Una guida, una sorta di “Virgilio” in un singolare viaggio nel punto esatto dove “il passato” aveva lasciato tracce imperiture, aprendo le porte della cultura. Anzi “alla cultura”…
Professore, diamo le giuste coordinate geografiche, intanto.
«Primo centro della costa calabro-tirrenica per chi proviene da nord, Tortora è un passaggio obbligato per i grandi circuiti turistici dell’entroterra di ben tre Regioni, (Campania, Basilicata e Calabria): l’intero abitato -una superficie di 57,88 kmq su cui vivono circa 6.000 abitanti- si presenta diviso su tre livelli comprendenti la marina con l’abitato di più recente costruzione, la collina che ospita il centro storico e la zona più spiccatamente “montana”, sul cui territorio sono disseminate ben 11 frazioni, dai nomi più disparati, quali Massacornuta, San Nicola, Carro, Acqua Li Sparti, Melara, Pizinno I° e II°, San Sago, San Pietro, Valle del Grillo e Santo Quaranta».
Una varietà paesaggistica di grande impatto visivo…
«Un’area variamente articolata che offre al visitatore, in qualunque periodo dell’anno, una scelta ampia e suggestiva: importante snodo geografico, all’interno delle estreme propaggini occidentali del Parco Nazionale del Pollino, sulle sponde delle prime acque del Tirreno cosentino, Tortora mostra indubbiamente una particolare duttilità paesaggistica».
Non è difficile conoscerla e apprezzarla questa varietà paesaggistica: la fascia costiera permette, infatti, di imbattersi nell’euforbia, nella ginestra, nel leccio, nel ginepro, nel mirto, nell’oleandro, nella buganvillea, senza dimenticare la celebre “primula di Palinuro” presente -come rarità- lungo l’intero arco di costa del Golfo di Policastro -ora Campano, ora Lucano, ora Calabrese…- e, salendo di quota, in boschi di cerro, acero, castagno e faggio. Non da meno le presenze faunistiche, grazie all’ambiente marino, a quello fluviale del Noce ed all’area montana che culmina ai 1274 m. s.l.m. del Monte Serramale, naturale confine con il territorio di Lauria, in Basilicata.
Professore, le origini di Tortora sono antichissime!
«Accennando solo ai siti preistorici di Rosaneto -con presenze antropiche risalenti a ben 200 mila anni fa- e di Torre Nave -le cui grotte furono rifugio per gli abitanti di 35 mila anni fa- il primo insediamento storico risale al VI° secolo a.C. grazie agli Enòtri: della loro presenza si è potuto dar conto grazie agli scavi -iniziati nel 1990- ed alla ricostruzione delle tombe nella necropoli di San Brancato, il tutto grazie all’encomiabile attività dell’archeologo Gioacchino Francesco La Torre (illustre accademico dell’Università di Messina, scomparso prematuramente nel 2022, nda) e della Sovrintendenza di Reggio Calabria».
Tortora è il primo comune della Calabria, ma un tempo era territorio dei “Lucani”
«La presenza dei Lucani durante il IV° secolo a.C. è anch’essa testimoniata da campagne di scavo che hanno restituito alla luce decine di tombe i cui resti avrebbero trovato collocazione nel primo museo allestito all’interno del Palazzo di Casapesenna: nel 214 a.C. tutta l’area passò sotto il controllo romano e la colonia di Blanda Julia, in onore della gens Julia, testimonia quest’altro fondamentale passaggio storico del nostro territorio. Anche in questo caso i recenti interventi di ricerca hanno restituito alla nostra conoscenza diretta una struttura architettonica di primissimo piano, forse il “foro”, il luogo di incontro pubblico di quell’antico insediamento romano».
E proprio all’epoca romana risale uno dei più preziosi e controversi ritrovamenti, alla fine del 1969…
«Si tratta di un reperto archeologico di fondamentale importanza ai fini dell’identificazione del sito di Blanda Julia, dopo un trentennio di scavi, studi e ricerche: la base per il monumento eretto dal populus della colonia romana al “Duoviro quinquennale Marco Arrio Clymeno” non rappresenta solo una testimonianza di ricchissimo valore storico, ma vuole offrire al “populus” di oggi uno strumento di conoscenza di alcuni significativi aspetti della sua storia antica e del patrimonio culturale ricco di valori morali e civili».
Il mausoleo funerario di San Pergolo, riportato alla luce nel 1999, allunga la lista del patrimonio archeologico: insomma, a Tortora ovunque si scavi -sino alle ultime campagne- non è difficile riportare alla luce un pezzo di Storia!
«I Visigoti di Alarico, i Bizantini, i Longobardi e i Saraceni, misero a dura prova l’esistenza di Blanda Julia: profughi blandani risalirono la Fiumarella che lambisce il Palècastro e si attestarono sull’estremità dello sperone roccioso a picco sul fiume, dove fondarono Julitta, diminutivo di Julia, quasi a voler sancire la nascita della nuova, piccola Blanda Julia; la successiva conquista dei Normanni porterà una notevole espansione dell’abitato nel XI° secolo d.C., periodo in cui compare per la prima volta il nome “Tortora”, dovuto sicuramente all’enorme presenza delle tortorelle, riportate, oggi, nello stemma civico del Comune».
Ancora importanti “presenze” storiche: come il 3 settembre del 1860…
«Quel giorno Tortora è entrata di diritto nella studio della storia contemporanea grazie alla sosta di Giuseppe Garibaldi che dopo aver conquistato Sicilia e Calabria, in marcia verso Napoli, sostò alcune ore presso il palazzo Lomonaco-Melazzi, oggi uno dei siti maggiormente rappresentativi del centro storico: piazza Pio XII° accoglie il visitatore che potrà proseguire per i vicoli sino a piazza Plebiscito dove è situata la Chiesa di San Pietro Apostolo, oppure sino al Palazzo di Casapesenna, già sede del primo polo museale civico; anche la cappella delle Anime del Purgatorio -la più antica chiesa del paese- merita una visita».
Intanto ha appena compiuto un anno di vita la Biblioteca comunale “Giovanni Chiappetta” alla cui guida la giovane docente Antonella Palladino ha le idee ben chiare.
«La Biblioteca rappresenta un gesto d'amore per il borgo, dove far incontrare tradizioni, storia e cultura: l’iniziativa è diventata riflesso di valori che vanno oltre la custodia dei libri e la valorizzazione e promozione della lettura. Un presidio culturale che necessita di fiducia e che in questo primo anno di vita, ha restituito gratificazioni sottoforma di coinvolgimento e stima. Un piccolo successo che tale si può definire solo in termini di condivisione, quando l’ “Io” diventa “noi”».
Coinvolgimento, iniziative, eventi dedicati alla lettura senza limiti di età…
«Progettare per i giovani del territorio attraverso una rete di collaborazioni con il solo obiettivo di offrire percorsi di crescita efficaci; promuovere la conoscenza del territorio partendo proprio dal millenario centro storico. Accogliamo la gioia e la spensieratezza dei bambini, la disponibilità degli adulti, la tenerezza degli anziani.... Tre diverse generazioni destinatarie della nostra “operazione culturale”, una vera rivoluzione gentile tra musica, arte e libri».
E a proposito di eventi legati alla promozione culturale, il centro storico può ora contare sul restaurato Chiostro del Monastero della Santissima Annunziata, come ci ricorda la consigliera con delega alla cultura Gabriella Fondacaro.
«Il Chiostro rappresenta un punto di interesse fondamentale per i turisti che decidono di visitare il nostro borgo, in quanto dotato di grande fascino e di una storia che suscita sempre grande attenzione. Per questo motivo la nostra amministrazione, guidata dal Sindaco Antonio Iorio, ha deciso di collaborare con la Soprintendenza fin dall’inizio della gestione governativa, al fine di ripristinare un luogo incantevole che meritava di ritrovare la propria bellezza e, quindi, la sua dignità di bene culturale».
Con una storia millenaria alle spalle, gli eventi culturali rappresentano il giusto completamento del percorso politico. Insomma una “politica culturale” al passo dei tempi…
«La politica non può prescindere dalla cura del settore culturale, perché quest’ultimo è fondamentale per creare una società sana che sappia fare propri i valori del vivere civile e della cura dei beni della comunità. Per questo motivo presentiamo un programma culturale che metta in primo piano i punti di interesse del borgo, ponendoli al centro di una serie di eventi che contribuiscono a dare maggiore forza ai luoghi in cui si svolgono. Luoghi, questi, che a loro volta continuano a trarne forza grazie alla loro potente millenaria bellezza. Il Chiostro, in particolare, è teatro di presentazioni di libri e di concerti di musica classica, capaci di rapire i sensi dei nostri ospiti».