Quando il museo è dentro una miniera
Viaggio nei tunnel sotterranei dalla Val Trompia all'Alto Adige passando per Toscana, Sicilia e Sardegna. Per scoprire un mestiere antico, mettersi alla prova, degustare cibi locali e rilassarsi dallo stress.
Caschetto d'ordinanza, torce per illuminare il cammino, vestiti pesanti, scarpe chiuse, preferibilmente da trekking, visto che la temperatura resta stabilmente a nove gradi. In realtà alla temperatura non si pensa affatto, affascinati da un'atmosfera che fa compiere un viaggio a ritroso nel tempo di decenni se non di secoli. Fino all'epoca in cui i minatori trascorrevano molte ore nel sottosuolo, per estrarre il ferro.
Siamo nel cuore della ex Miniera Sant'Aloisio di Collio in Valtrompia, nel Bresciano. Qui, in un territorio, quello valtrumplino, con nei cromosomi già nel Medioevo l'attività estrattiva – che si concentrava oltre che a Collio, a Bovegno e Pezzaze, sempre in Valtrompia – la vecchia miniera, attiva fino al 1985, è poi diventata museo visitabile da grandi e piccini, dai cinque anni in su. In sicurezza e «scortati» da guide esperte.
In Italia, dalla Lombardia al Trentino Alto Adige, dalla Sardegna alla Sicilia e alla Toscana, ma l'elenco potrebbe continuare, sono parecchie le miniere divenute strutture museali. Per le «passeggiate minerarie», che si svolgono nel rispetto scrupoloso delle norme anti Covid, come per gli altri musei, è necessario avere il Green pass. La luce del caschetto fa brillare le concrezioni calcaree sulle pareti delle gallerie della Sant'Aloisio e le sfumature rossastre sono frutto del contatto con il ferro. Un percorso di due chilometri e mezzo consente l'esplorazione a piedi della miniera «al naturale», così come fu lasciata quando l'attività estrattiva venne abbandonata.
«Si esplorano tre livelli e la visita dura un'ora e mezzo» racconta Giada Rinaldi della società Ski - Mine che gestisce oltre alla Sant'Aloisio la Miniera - Museo Marzoli di Pezzaze. «La guida spiega la storia della miniera, i metodi di escavazione del minerale, la geologia locale. Sul percorso si vedono i carrelli su cui veniva trasportato il minerale, le rotaie, alcuni strumenti di lavoro dei minatori. C'è anche la possibilità di scegliere un itinerario un po' più impegnativo, da cinque chilometri, accessibile però solo agli adulti».
Oggi la Sant'Aloisio è anche centro Speleoclimatico. La speleo-terapia è un trattamento basato sulla frequentazione di grotte naturali o di miniere dismesse, caratterizzate da idonei parametri ambientali, per la cura di alcune malattie del tratto respiratorio. Per i più «arditi» alla Sant'Aloisio c'è pure un parco avventura, un viaggio all'interno delle strutture di superficie della vecchia miniera, si ripercorre in modo avventuroso il tragitto compiuto dal minerale di ferro, attraverso ponti tibetani, funi, passerelle, scale a pioli, con un elmetto protettivo e un'imbragatura, con longue, moschettoni e carrucola.
All'ex miniera Marzoli di Pezzaze, sempre in terra valtrumplina, provincia di Brescia, dismessa nel 1972, si entra con un trenino per circa 700 metri e si prosegue camminando per altri 800. «È un percorso meno impegnativo rispetto a quello della Sant'Aloisio, piano e illuminato, adatto a tutti, piccoli, adulti, anche persone con disabilità. Qui un impianto sonoro riproduce i rumori tipici della miniera e strumenti da lavoro» dice Rinaldi.
In Valtrompia c'è anche un'altra ex miniera visitabile, in località Graticelle, a Bovegno. Alla visita si unisce una degustazione guidata a un'eccellenza enogastronomica valtrumplina, il formaggio Nostrano Valtrompia dop (a gestire la miniera è l'omonimo Consorzio di tutela) che viene stagionato proprio nella miniera, come spiega Fausto Cavalli, coordinatore tecnico del consorzio.
Miniere museo si incontrano a diverse latitudini del Belpaese. Il Museo provinciale delle Miniere, in Alto Adige, con le sue quattro sedi, Monteneve, Ridanna, Predoi e Cadipietra, è un viaggio appassionante dalle molteplici sfumature: trenini che conducono nel cuore della montagna, cunicoli e gallerie scavati ancora nel Medioevo, rotaie per il traino con i cavalli, sentieri didattici attraverso le aree minerarie, case delle maestranze, l'insediamento permanente più alto d'Europa, una galleria climatica e tanto altro.
In Toscana si trova, per esempio, il Museo delle Miniere di Montecatini Val di Cecina, in provincia di Pisa. Il sito di archeologia industriale ed ex complesso minerario, a un chilometro dall'omonimo borgo medievale, la cui storia è legata alla miniera di rame di Caporciano attiva fino al 1907, narra la storia degli uomini e della loro laboriosità.
In Sardegna tra le ex miniere ora struttura museale c'è il Museo del Carbone, a Carbonia, frutto di un recupero a fini didattici dell'ex sito minerario carbonifero di Serbariu, attivo fino al 1964, che ha caratterizzato l'economia del Sulcis. Nel grande libro delle miniere museo italiche trovano posto anche le Miniere di Capoliveri, sul promontorio del Monte Calaminata, nel versante orientale dell'Isola d'Elba e i parchi minerari in Sicilia, legati pure alle miniere di zolfo ora in disuso, come il Parco minerario Floristella-Grottacalda nel territorio di Enna, museo «a cielo aperto» che accorpa i due omonimi siti dismessi.
Ogni luogo, ogni oggetto, anche nelle miniere museo, ha una sua biografia. E tantissime cose da raccontare. Perché le idee, e le storie, camminano sulle gambe degli uomini. Anzi, dei minatori.