
Un Marine della compagnia Alpha, 1st Marines sotto il fuoco nemico nella città vecchia di Hue. Febbraio 1968.

Vietcong nella giungla nei pressi du Hue durante l’offensiva del Tet. 31 gennaio 1968.

Artiglieria pesante campale in azione durante l’offensiva nordvietnamita del Tet. Gennaio-febbraio 1968

Una giovane Vietcong con un ‘arma anticarro durante l’offensiva del Tet. 31 gennaio 1968.

Marines del 1st Battaillon durante la battaglia di Hue, gennaio-febbraio 1968.

Lo sguardo di un Marine in una postazione avanzata nei giorni dell’offensiva del Tet.

Marines in un avamposto a Hue durante i giorni dell’offensiva nordvietnamita. Febbraio 1968

Hue, gennaio-febbraio 1968. Assalto nordvietnamita ad un carro armato americano.

Coperti dal fuoco di una mitragliatrice pesante, soldati dell’esercito nordvietnamita attaccano durante l’offensiva del 31 gennaio 1968.

Marines della Compagnia Alpha 1st Battalion di fronte al rudere di una chiesa nel centro di Hue

Un nucleo di Marines si inoltra nelle rovine del centro di Hue dopo l’offensiva del gennaio-febbraio 1968

Un Marine coperto dal fusto di un albero risponde al fuoco nordvietnamita durante la battaglia di Hue

Un CH-47 dei Marines scarica munizioni durante l’offensiva del Tet. Gennaio-febbraio 1968

Un Marine si fa scudo del portone di una chiesa durante la battaglia nel centro di Hue. gennaio-febbraio 1968

Un Marine passa di fianco al corpo di un civile dopo la furiosa battaglia di Hue del gennaio-febbraio 1968

Soldati americani e profughi al ritorno a Hue dopo la battaglia del gennaio-febbraio 1968

Il Presidente Usa Lyndon Johnson con il generale William Westmoreland all’inizio del 1968

Manifestazione contro la guerra del Vietnam di fronte al 10 di Downing Street. Londra, febbraio 1968

Soldati nordvietnamiti lungo il sentiero di Ho Chi Minh nel 1968
Alla fine del gennaio 1968, per ordine del generale nordvietnamita Vo Nguyen Giap, si scatenò una azione coordinata contro più di 100 città e paesi del Vietnam del Sud. L’intenzione del comandante militare dell’esercito di Ho Chi Minh era quello di fomentare la ribellione di militari e civili nel Sud del Paese e di convincere gli Americani a considerare il disimpegno dal Vietnam dopo l’escalation degli anni precedenti.
UNA FESTA DI SANGUE
L’offensiva dell’esercito nordvietnamita e dei Vietcong del Sud fu fissata in coincidenza con la celebrazione del nuovo anno lunare, chiamata in Vietnam la festa del Tet. Era il 31 gennaio 1968 quando oltre 70.000 uomini ai comandi del generale Giap sferrarono l’attacco lungo un estesissimo fronte che comprendeva importanti centri abitati e postazioni militari presidiate dagli Americani e dall’esercito sudvietnamita (ARVN). L’attacco di fine gennaio seguì di pochi giorni quello diversivo contro la base dei Marines di Khe Sanh, al confine con il Laos.
UNA TREGUA TRADITA
Gli Americani furono colti di sorpresa quando vennero attaccati nei giorni di festa considerati informalmente un periodo di tregua tra i combattenti. Molte postazioni e città caddero nelle mani del Nord comunista. Non fu risparmiata neppure la capitale Saigon, sede del governo e dei comandi militari. Fece particolarmente impressione l’assalto compiuto da un manipolo di Vietcong all’Ambasciata degli Stati Uniti, che riuscirono a penetrare all’interno dell’edificio prima di essere neutralizzati dai militari americani.
IL MASSACRO DI HUE
L’occupazione nordvietnamita delle postazioni strappate agli Americani non durò che pochi giorni, prima di essere respinte dal fuoco superiore degli avversari subendo perdite consistenti. In particolare nella città antica di Hue si tennero combattimenti particolarmente cruenti, dal momento in cui le forze comuniste occuparono la città vecchia procedendo al rastrellamento e all’esecuzione dei collaborazionisti. Quasi 3.000 corpi saranno trovati dagli Americani in fosse comuni, mentre altrettanti saranno i cittadini di Hue scomparsi. La battaglia costerà ai Marines 150 morti, 400 all’ARVN e oltre 5.000 alle forze del Nord Vietnam.
LA VITTORIA NON È PIU’ CERTA
L’impatto dell’offensiva del Tet sull’opinione pubblica americana e mondiale fu grandissimo. Dal gennaio 1968 fu chiaro che la guerra in Vietnam non era nè vinta nè tantomeno vicina al termine. Al prezzo di di molte perdite, il generale Giap centrò l’obiettivo: indebolire il morale americano, spaventare i Sudvietnamiti, convincere il mondo che gli Usa non erano più i vincitori per antonomasia. L’esito dell’offensiva del Tet spinse il generale William Westmoreland a richiedere altri 200.000 soldati, incrinando ancora di più il fronte interno. Pochi mesi dopo il Presidente Lyndon Johnson dichiarò la sospensione dei bombardamenti su gran parte del Vietnam del Nord, aprendo la strada ai futuri negoziati di pace. Poco dopo gli attacchi del gennaio-febbraio 1968 il Presidente Usa dichiererà alla stampa di rinunciare alla propria candidatura per le future elezioni.