Voluntary Disclosure, più che uno scudo uno scudetto. Invece serve uno shock svizzero
La tecnica è conosciuta. Campagna politica e mediatica per far credere che veramente stavolta i paradisi fiscali abbiano le ore contate, per spaventare chi abbia soldi all’estero mai dichiarati nel modello RW del modello unico/730 per poi proporgli una soluzione …Leggi tutto
La tecnica è conosciuta.
Campagna politica e mediatica per far credere che veramente stavolta i paradisi fiscali abbiano le ore contate, per spaventare chi abbia soldi all’estero mai dichiarati nel modello RW del modello unico/730 per poi proporgli una soluzione amichevole, last minute, sotto forma di condono o scudo fiscale.
E’ già successo in passato, con lo scudo Tremonti, che produsse un discreto risultato di adesione volontaria a cui però non seguì alcun oscuramento dei paradisi fiscali (se non per il caso di San Marino): oggi ci riprova il governo Letta che spera di far rientrare almeno 50 miliardi di euro dei 200 che Bankitalia stima essere il Tesoro dei pirati fiscali italiani oltre frontiera. Viene da giorni annunciato come imminente un mega accordo di scambio informazioni con la Svizzera, il paradiso numero uno per l’Italia ma poche ore fa è stata anche lanciata l’ultima ciambella di salvataggio con la “voluntary disclosure” approvata in un decreto governativo.
Perché stavolta lo scudo è differente?
Perché stavolta, complice più la determinazione e la strada tracciata da paesi quali USA e Germania che non la blanda volontà italiana, forse un accordo con la Svizzera è davvero imminente e già da mesi sembra tirare un’aria nuova, magari più per le vie informali (oggi se un cittadino italiano porta una borsa di contanti in una banca a Lugano o Chiasso verrà cortesemente invitato a fare un bonifico in chiaro dalla sua banca in Italia, a meno che le borse diventino valigie, supponiamo…) che non necessariamente per le ratifiche formali tra parlamenti; e poi perché rispetto al regalo scandaloso di Tremonti che chiedeva solo una modesta tassazione degli interessi maturati sui capitali ma niente sull’imponibile sottratto al fisco, questa volta lo Stato Italiano chiederà indietro tutte le imposte non pagate sul 100% del capitale evaso, limitandosi a fare uno sconto sulle sanzioni amministrative e penali ma pretendendo tutta l’IRPEF non pagata quando i capitali si sono formati in Italia prima di essere trasportati clandestinamente all’estero. Quindi non parliamo di un vero e proprio condono e nemmeno di un grande scudo, diciamo che si tratta di uno “scudetto”.
Enrico Letta ha detto di aspettarsi una spontanea dichiarazione di almeno 1/4 dei capitali detenuti all’estero, piu o meno 50 miliardi di dichiarazione da cui potremmo aspettarci qualcosa tipo 15-20 miliardi di imposte arretrate.
Mah.
Considerando che su ogni proponimento di un politico vada fatta una tara del 50% (potremmo attestarci su 25 dichiarati con 10 di imposte recuperate?) dovremmo anche considerare la scarsa appetibilità di questa voluntary disclosure che funzionerebbe solo essendo la minaccia sull’accordo con la Svizzera abbastanza credibile, anche perché il “pentimento” chiesto all’evasore non è un pentimento anonimo (come quello di Tremonti) ma un pentimento esplicito, rivelatore della propria identità di evasore, con un costo elevato non solo economico (l’imposta evasa) ma anche, per così dire, morale, con una lunga gogna dolorosa dovuta all’affidamento del fascicolo alla Guardia di Finanza e a una lunga e penosa ricostruzione delle malefatte con tanto di documentazione, di ricostruzione e in alcuni casi di svelamento di veri e propri percorsi e trucchi segreti non più replicabili in futuro.
Quanti preferiranno restare nell’anonimato e puntare tutto sull’ennesimo bluff sui paradisi fiscali? Magari nel frattempo spostando tutto dalla Svizzera a posti più sicuri tipo Singapore?
Non so, diciamo che ci ricaveremo 5 miliardi da tutto questo? A essere molto ottimisti? Certo, meglio che niente (è più o meno la cifra che balla sull’IMU abbonata nel 2013 sulla prima casa, torniamo sempre lì) ma ci cambia la vita?
No.
Il punto è anche un altro, più pratico, che rende poco interessante questo affondo di quello che rimane della Grosse Koalition italiana: i capitali sanati potrebbero anche rimanere all’estero e i benefici per l’economia italiana sarebbero nulli se per il risicato recupero di imposta di cui sopra, nulla di epocale su un debito complessivo di 2mila miliardi e rotti e la necessità di farcene prestare quasi 350 nel 2014 per sostituire il debito pubblico in scadenza. Mentre sappiamo che all’Italia servono grossi shock positivi per far ripartire una macchina insabbiata tra recessione e fiscal compact.
Supponiamo di far prevalere la ragion di Stato e che quindi, dopo anni di lassismo totale sull’evasione all’estero, invece di ambire ridicolmente (come è tipico della nostra trasformista morale pubblica) a diventare il più rigoroso dei guardiani di frontiera del mondo conosciuto ci accontentassimo, date le oggettive difficoltà della nostra economia, a far rimpatriare una volta per tutte quel denaro senza “punire” eccessivamente gli evasori, al solo scopo di finanziare TUTTO il fabbisogno di nuovi BTP del 2014, senza bisogno di andare sul mercato delle aste per scovare almeno 150 miliardi di debito che va a scadenza e deve essere rifinanziato (nel 2014 ne chiederemo almeno 350 ma 200 saranno BOT a breve scadenza e a bassi tassi). Non sarebbe una bomba? Finalmente si metterebbe la disastrata nave Italia in un hangar, almeno per 12 mesi, scaricando il rischio spread-paese sugli evasori fiscali ma senza perseguirli per mandarli in galera e senza chiedere loro di rimborsare le tasse in cambio, però, dell’obbligo di tenere in piedi la baracca per alcuni anni? Accettando di lasciarli anonimi .- come dei benefattori in incognito, dei samaritani – dando questa volta sì, l’idea che si tratti dell’unica finestra, imperdibile per farla franca, provocando un’adesione di massima a quello che sareabbe, a tutti gli effetti, un prestito forzoso di fascistissima memoria?
Supponiamo di creare in Svizzera (tanto stanno tutti lì) un Fondo di Investimento Salva Italia in consorzio tra le principali banche svizzere (UBS, Credit Suisse etc.) e che a questo Fondo siano riservate delle emissioni speciali di BTP ventennali italiani (scadenza 2035) con un rendimento a spread “teorico” nullo sul bund tedesco, con una cedola del 2% annuo. A questo Fondo potrebbero aderire tutti i cittadini italiani che abbiano conti anonimi presso le banche svizzere, senza che i loro nominativi vengano mai comunicati al Fisco Italiano. Le quote di questo Fondo una volta sottoscritte potrebbero poi essere tranquillamente vendute sul mercato ad altri investitori non anonimi, istituzioni o privati, sui mercati regolati, in questo modo l’evasore fiscale liquiderebbe la posizione ottenendo fondi puliti, cioè che non sarebbero più perseguibili, potendo ottenere un rimborso del Fondo direttamente su una banca italiana, ma senza alcun accertamento, semmai un’alzata di sopracciglio da parte del cassiere.
Riciclaggio tramite prestito forzoso BTP? Sì, esatto, si tratta proprio di un riciclaggio ma a fin di bene. Allo scopo di produrre uno shock positivo alla nostra economia, molto più utile di una guerra di princìpi in un Paese che ne fa generalmente a meno.
Se questo fondo raccogliesse almeno 150 miliardi di euro significa che per un intero anno lo Stato italiano non dovrebbe richiedere fondi a lungo termine e questo avrebbe sullo spread un impatto clamoroso tale da farlo scendere dagli attuali 200 a forse 100 punti o addirittura di più, per il beneficio di aver spalmato su 20 anni una parte consistente del rischio default del paese.
Quel rischio-spread oggi sta in carico ai contribuenti onesti, perché dovranno rimborsare le cedole dei BTP decennali al 4% tramite le loro tasse presenti e future. Inoltre i sottoscrittori di BTP oggi sono soprattutto le banche e questo crea un intreccio sistemico pericoloso perché Stato e Banche rischiano di fallire insieme. Quelle banche, si sa, che sottoscrivono i BTP finanziandosi allo 0,5% della BCE e che quindi lucrano una specie di tassa a loro favore da parte dei contribuenti italiani, pari almeno a 3 punti percentuali sugli stock lunghi per un totale di 400 miliardi di titoli, oltre 10 miliardi teorici di soldi che vanno dai contribuenti agli azionisti bancari (inclusa la disastrata MPS).
Una tassa odiosa e inutile, che potrebbe finire in parte in capo agli evasori fiscali svizzeri che accettassero di sottoscrivere BTP a prezzi più alti del mercato (e rendimenti più bassi, 2% invece di 4-5 punti chiesti sui ventennali). Inoltre i loro capitali, una volta riciclati e liquidati tramite il Fondo, potrebbero tornare tranquillamente in Italia con possibile reinvestimento nell’economia locale, realizzando una specie di doppio ritorno dei capitali (includendo il mancato nuovo indebitamento dello Stato). Per vendere senza perderci i BTP ventennali al 2% gli evasori dovrebbero ovviamente aspettare la convergenza dello spread a 0 rispetto alla Germania, così essendo concorrenziali con i BTP già emessi, ma se anche ci perdessero qualcosa chi se ne frega, sarebbe un danno collaterale, un costo del riciclaggio, per loro perfettamente sostenibile.
Ipotesi shock? Immorale? Sicuro
Ma nulla come come una “botta” da 150 miliardi ci rimetterebbe sulla strada dell’annullamento dello spread, dell’abbassamento possibile delle tasse, del rilancio di occupazione e investimenti nel nostro Paese.
Whatever it takes (cit.)
Poi quel confine con la Svizzera potremmo chiuderlo davvero, senza più ripensamenti e con le torrette di mitragliatrici puntate sul Canton Ticino.
PS: dopo aver scritto questo post mi accorgo di aver scritto qualcosa di molto simile qualche mese fa. La coerenza a volte è solo una forma di dimenticanza. E questo ovviamente è disdicevole