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Tecnologia

WhatsApp sul pc anche da iPhone, ecco come funziona

I possessori dello smartphone della Apple possono ora usare il popolare servizio di messaggistica dal computer. Le istruzioni per utilizzarlo

Siamo messaggiatori ossessivi, ipertrofici, multimediali (nel senso che, oltre a testi, scambiamo foto, video e monologhi vocali). La tastiera virtuale del telefonino non ci basta, ci rallenta, frena la nostra smania di comunicare. Da qui la decisione di WhatsApp, la principale arena delle nostre ciarle virtuali, di uscire dal recinto in verità enorme degli smartphone e spalancare le porte ai computer. Per interagire con i nostri contatti nella massima comodità domestica o in ufficio. Mentre siamo seduti a una scrivania o abbiamo un notebook a portata di dita. La funzione era disponibile da mesi per Android, BlackBerry, Windows Phone, Nokia S40 e S60. Ora si aggiungono anche gli iPhone. Ecco come fare per sfruttare WhatsApp Web da tutti gli smartphone, inclusi quelli della mela.

Come procedere

Bisogna avere l’ultima versione del software installata. Se siete rimasti indietro, aggiornatela prima di procedere. Occorre collegarsi a questa pagina dal browser sul pc e, dalla app sul telefonino, connessi a una rete Wi-Fi o con i dati attivati, scegliere il menu «WhatsApp Web». Lo trovate nelle impostazioni, è la terza voce. Dopo «Info» e «Dillo a un amico». Toccatelo. A quel punto, se non lo avete ancora fatto, vi sarà chiesto di abilitare il programma all'accesso alla fotocamera. Operazione semplice, si apre un menu e dovrete sfiorare il piccolo interruttore accanto alla parola fotocamera che diventerà verde. Fatto ciò dovrete fotografare dal telefonino, inquadrando lo schermo del pc, un Qr Code generato in una pagina identica a quella che vedete sotto. Poiché WhatsApp non usa username e password, ma il numero di telefono degli utenti, è questo il modo scelto dagli sviluppatori per mettere in comunicazione il servizio con il computer che intendete usare. Per garantire al sistema che il titolare dell’account, cioè voi, siate realmente interessati all’utilizzo del servizio.

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Cosa succede

L’aggiornamento è graduale, come è stato per le spunte blu. Potrebbe non funzionare subito a tutti. Comunque, di fatto, si crea un «mirroring». Banalizzando, una sorta di specchio sul computer dei messaggi che risiedono sul telefono. Se tutto va per il verso giusto, si apre una pagina web con l'equivalente delle chat sul telefono. Dunque vedrete elenco dei contatti, testi, immagini, audio e video, proprio come se fossimo sullo smartphone. E ovviamente potrete rispondere a chi ci scrive in modo veloce grazie alla tastiera fisica. Una nuova riga di testo inviata dal pc, apparirà sul cellulare. E viceversa. Possiamo anche iniziare una conversazione dalla scrivania e alzarci e proseguirla alla macchinetta del caffè, sul divano, in bagno. Una modalità non blocca l’altra. Sono complementari. Vogliamo fare un selfie? Basta autorizzare una volta per sempre la webcam che troneggia sul o nel monitor e il gioco è fatto. E possiamo naturalmente allegare foto.

Cosa c’è in più su desktop

Si possono abilitare notifiche sonore, così il pc ci può dire in ogni istante se qualcuno ci ha scritto. Ed è naturalmente possibile spegnerle, disattivarle. Se qualcuno in casa sta dormendo e non vogliamo disturbarlo o abbiamo attivato il servizio su un notebook e ci troviamo nel mezzo di una riunione. Si possono scaricare le immagini e gli altri contenuti che ci inviano i nostri contatti. Possiamo persino cancellare e archiviare le chat, funzione in un primo momento non disponibile.

I rischi per la privacy e i possibili rimedi

È un punto con cui gli utilizzatori di Continuity della Apple hanno già imparato a fare i conti. È vero, è bellissimo avere a disposizione un servizio che permette di velocizzare la comunicazione, di trovare e ritrovare i messaggi su più dispositivi, ma di fatto si raddoppia, si moltiplica il rischio che vengano notati, spiati, letti dal collega indiscreto o dalla fidanzata gelosa. O peggio ancora, che avvenga quello che qualcuno ha già ribattezzato «WhatsRape», lo stupro di WhatsApp. Termine forte e sgradevole, vero, ma che rende l’idea. Fotografa la spiacevole situazione in cui qualcuno si mette a digitare, a rispondere al nostro posto. Per scherzo o cattiveria pura e gratuita, a seconda dei casi.

Senza drammatizzare, o estremizzare, è evidente che il rischio ci sia. Sebbene, a differenza di quanto faccia la Apple, WhatsApp non memorizza una copia fisica dei messaggi sul computer. Nel momento in cui viene meno il mirroring di cui parlavamo prima, svanisce questa traccia sul desktop. Per esserne certi, come per un account qualsiasi di posta elettronica, cliccate su «disconnetti» prima di allontanarvi dalla scrivania: lo trovate nel menu a tendina con i tre puntini uno sull'altro in verticale. Oppure, quando inquadrate il Qr, lasciate in bianco la spunta «Resta connesso». Dopo qualche minuto il servizio vi disconnetterà in automatico. Cosa che invece non avverrà se vi limiterete a chiudere la pagina del browser. Voi stessi, o qualcun altro, riaprendola ritroverà tutti i messaggi. Anche dopo il riavvio del sistema. Per capirci: esattamente come quando non uscite da Gmail sul vostro computer e qualcuno, o voi stessi, scrive Gmail.com nel browser.

Ma non temete. C’è una cautela in più a proteggervi. Se avete lasciato il computer alla vostra fidanzata, a un collega, a un amico impiccione senza uscire da WhatsApp sul computer, magari con le notifiche dei nuovi messaggi inserite, potete disconnettervi direttamente dallo smartphone. Nella app, nel menu da dove avete attivato il servizio fotografando il Qr Code, troverete l’opzione «Disconnetti da tutti i computer». Un’ottima scappatoia se state chattando con chi non dovreste o chi potrebbe mettervi in imbarazzo. Magari un amico abbonato a rispondere con immagini un po’ troppo spinte o trivialità assortite.  

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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