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Youtopia, cose dell’altro mondo – La recensione

Il mondo virtuale del regista Berardo Carboni. Con una ragazza spinta dalla crisi a vendere la sua verginità sul web e un “avatar” che (forse) la salva

Ah la crisi. Ne combina di tutti i colori. E il cinema italiano, che interpreta con legittimo slancio depressivo lo status del suo paese ispiratore,  la racconta nelle varianti più estreme. Come succede in Youtopia (nelle sale dal 25 aprile) di Berardo Carboni dove una madre e una figlia spalancano la porta all’incubo pur di fronteggiare un’indigenza che sta portando via loro anche la casa dove abitano. Elementi da favola nera con accenti di humour altrettanto nero sviluppati dalla regìa con una discreta intensità drammatica, una buona continuità d’azione, un felice ricorso ai mondi virtuali e una recitazione che le qualità degli attori rendono eccellente.

Un gioco da tavolo e l’universo di “Second Life”

Intanto il titolo. Che prende il nome da un fortunato gioco da tavolo (italiano) capace di generare storie estemporanee e imprevedibili solleticando la fantasia dei giocatori: i quali inventano e naturalmente interagiscono con gli altri nelle forme più diverse. È una introduzione al mondo virtuale che la diciottenne Matilde (Matilda De Angelis) frequenta con assiduità, costruendosi di fatto un rifugio, come fosse una capanna sull’albero, attraverso Landing, nome immaginario di un mondo virtuale elettronico/digitale molto simile a Second Life che le ha permesso di crearsi un amico-avatar e sviluppare con lui un tenero rapporto.

Figlia e madre davanti alla webcam senza troppi pudori

Ma Matilde s’è infilata pure in un'altra sfera interattiva, quella delle chat erotiche dove, per mettersi da parte qualche soldo, si propone alla webcam senza troppi pudori a beneficio di anonimi voyeur. La faccenda s’aggrava, per così dire, quando sua mamma Laura (Donatella Finocchiaro) le confessa la miseria economica nella quale, vivendo da sole con una nonna inferma (si chiama Anna, è Lina Bernardi), versano; sicché, per fronteggiare la sciagura, la ragazza convince la madre a seguirla nelle esibizioni in chat, cosa che avviene – tra l’altro nell’ovvio, goffo e un po’ comico  imbarazzo che il personaggio reclama – senza peraltro produrre vistosi incrementi di denaro; almeno non quanto basterebbe a colmare quei trentamila euro di mutuo arretrato.

L’orco e la farmacista, l’altra faccia della miseria

Poi c’è l’altra metà della mela nelle forme di una vicenda parallela, nei fatti e nella regolarità del montaggio, che s’ambienta nel mondo degli agiati, dove se mai la miseria è morale: con Ernesto (Alessandro Haber), malato di sesso, sposato con la dolce paziente Fausta (Pamela Villoresi), farmacista proprietaria dell’attività cui si devono evidentemente le fortune di famiglia. E alla quale, come si può dedurre, il lercio e patetico marito infligge i più bassi tradimenti da lei intuiti, sorbiti e tollerati.

L'annuncio-choc nella sfera del web ?sommerso?

Meno incisiva dell'altra ma a quella assai funzionale, la storia dei ?ricchi? - ricomponendo l'unità del frutto ?" combacia con quella dei ?poveri? quando, ormai di fronte alla definitiva resa economica, Matilde alza il tiro con un annuncio scioccante nel cosiddetto Deep Web, la rete sommersa del proibito, mettendo all'asta la sua verginità di giovane ninfa (testuale), roba che avrebbe fatto impallidire la Stefania Rocca dello scandaloso (a suo tempo, 1998) Viol@ di Donatella Maiorca. Per Ernesto, che naturalmente il web sommerso ha imparato a frequentare, è un'esca irresistibile, tanto da fargli affrontare il viaggio da una città all'altra e planare vischioso in casa di Matilde con una valigetta carica di banconote e il sembiante dell'orco.

La risposta giusta? Può darla il tuo alter ego digitale

L'esito dell'incontro non è certo da raccontare. Vale però la pena di suggerire che gli alter ego digitali di Landing potrebbero offrire quelle risposte che a volte gli umani, nell'esercizio delle loro attività materiali e quotidiane, non riescono a darsi. In un confronto che le tecniche di ripresa e le immagini dell'universo virtuale messe in campo dalla regìa (e già sperimentate in toto da Carboni nel suo precedente Volavola, 2010) in alternanza con quelle convenzionali, sostengono armonicamente nell'intero costrutto tratteggiato in modo semplice e deciso ?" si perdoni qualche piccola défaillance -  dalla sceneggiatura (dello stesso Carboni con Aliosha Massine, Marco Berardi, Marco Greganti, Dino Giarrusso). Grazie anche ad una fotografia (di Alberto Marchiori) dalle tonalità abbastanza aspre e bruciate da accordare al racconto una sua (iper)realistica dimensione.

Il talento cristallino di Matilda De Angelis

Molto merito, come detto, lo si deve agli attori. Tra i quali brilla il talento ancora acerbo ma cristallino di Matilda De Angelis, cui il cinema italiano deve guardare come una certezza; accanto a lei le certezze di un cast affidabile e solidissimo, con ampia perizia di pratiche teatrali: da Finocchiaro trepida e dolente alla sorpresa di un Haber pallido, capelluto e macerato, al garbo e alla classe di Villoresi, alla pacata esperienza di Bernardi.

Per saperne di più

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Koch Media distribuzione, ufficio stampa Koch Media Paola Menzaghi, Cristina Clarizia
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Claudio Trionfera

Giornalista, critico cinematografico, operatore culturale, autore di libri e saggi sul cinema, è stato responsabile di comunicazione per Medusa Film e per la Mostra del cinema di Venezia

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