Il successo contro il Belgio ha completato il percorso quasi netto della nazionale di Luciano Spalletti nella Nations League post Europeo. Vittoria meritata, più larga del singolo gol di Tonali che l’ha decisa. Soprattutto Vittoria che ha confermato il processo di crescita impetuosa di un gruppo uscito con le ossa rotte dall’esperienza dell’europeo in Germania e che ha trovato improvvisamente punti di riferimento che gli parevano preclusi.

Una metamorfosi frutto del lavoro del commissario tecnico, della sua capacità di correggere i propri errori e della disponibilità di materiale umano: non siamo la Francia che ha due squadre in grado di stare tra le prime al mondo, ma non siamo nemmeno così male come ci siamo dipinti per troppo tempo.

Vedere l’Italia dominare a Bruxelles per oltre un tempo, soffrire compatta quando i belgi hanno alzato il baricentro e colpire continuamente con pericolosità ha alimentato il grande rimpianto per quello che è stato: giocando così, cosa poteva essere l’estate pallonata del del nostro calcio? Non è un esercizio sterile, ma un monito per il futuro.

È vero che rispetto all’europeo la proposta di Spalletti si è arricchita di alcuni ingredienti che non c’erano, da Retegui centravanti completo grazie anche al lavoro di Gasperini (e grazie a Mancini per averlo pescato in Argentina) a Tonali che in Germania era squalificato. però ad essere cambiato è tutto l’impasto di cui è fatta questa nazionale. Giochiamo a un calcio moderno, che pare mandato a memoria e che prende il meglio dalle esperienze dei calciatori nei rispettivi club. Potevamo, anzi dovevamo, farlo anche in Germania e questo è stato l’errore capitale di Spalletti.

A futura memoria deve rimanere la necessità di dare alla nazionale un vestito tattico certo, senza indugiare in eccessivi esperimenti. La qualificazione ai quarti di finale della Nations league è un traguardo da applaudire ma non festeggiare, nel cuore di tutti rimane il cammino che ci deve obbligatoriamente portare al mondiale del 2026. È quello il vero obiettivo di questa Italia, guai a bucare per la terza volta di fila la partecipazione alla massima competizione mondiale. Per questo si va avanti spediti su questa strada, senza indugiare. Abbiamo già pagato un prezzo altissimo in Germania, sarebbe inaccettabile ricadere nello stesso errore.


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