27 giugno 1980: la strage di Ustica | foto

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Recupero dei rottami del DC-9 Itavia
Il DC 9 marche I-TIGI che la sera del 27 giugno 1980 si trovava in servizio da Bologna a Palermo
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I-TIGI in fase di decollo in una foto d'archivio
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Isola d'Elba 14 ottobre 1960. I resti del De Havilland I-AOMU dell'Itavia precipitato sulle alture dell'isola. La compagnia aveva avuto diversi incidenti prima del 27 giugno 1980
Un F-104 Starfigter dell'Aeronautica Militare Italiana come quello dal quale partì l'allarme dei piloti Revelli e Nutarelli la sera della strage di Ustica
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Il relitto dell'aereo di linea DC9 della compagnia aerea italiana Itavia (precipitato vicino all'isola di Ustica, il 27 giugno 1980, facendo 81 vittime) ricostruito nell'hangar di Pratica Di Mare.
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L'incidente di Ramstein del 1988 dove persero la vita i piloti italiani Revelli e Nutarelli, in volo addestrativo la sera del 27 giugno 1980
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Il maresciallo Franco Parisi. Di servizio la sera della strage, si è suicidato nel 1995.

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La portaerei americana USS Saratoga, nelle acque del Tirreno il 27 giugno 1980.
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Il Generale dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci. Imputato e quindi assolto nel processo per depistaggio.

Quella sera d'estate due eventi, molto diversi tra loro, si incrociarono.

Alle 20,59 del 27 giugno 1980 a Milano, sotto il cielo dello stadio di S.Siro Bob Marley ipnotizzava il pubblico attaccando con le note di "Jah Rastafari". A più di mille chilometri a Sud, sopra l'Isola di Ustica, un DC-9 della compagnia Itavia in servizio da Bologna a Palermo scompariva improvvisamente dai tracciati radar.

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A bordo del velivolo c'erano 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio, inghiottiti dal Mar Tirreno. Iniziava così la storia di una dei più famosi misteri dell'Italia repubblicana, tutt'oggi priva di responsabili accertati. In oltre un trentennio di indagini si sono alternate ipotesi disparate, incongruenze, presunti depistaggi.

Inizialmente fu dato credito al cedimento strutturale del vecchio DC-9, attribuendo la responsabilità all'Itavia, una compagnia aerea dalla gestione discussa con alle spalle una lista di incidenti importanti in passato. Tuttavia poco dopo la prima tesi fu sopravanzata dall'ipotesi di un missile, di una bomba a bordo o di una collisione con un jet militare, in uno scenario che faceva pensare ad un attività di guerra aerea la sera del 27 giugno.

Effettivamente in quel periodo dell'anno furono svolte numerose esercitazioni militari da parte dei paesi Nato, ed un intensa attività aerea fu registrata nell'area del Tiirreno meridionale. La seconda ipotesi, quella dell'esplosione di un ordigno a bordo, fu messa in dubbio dal ritrovamento di alcuni oblò ripescati dal mare, che apparivano integri e quindi non compatibili con una deflagrazione interna. L'ultima tesi che si fece concreta nei mesi successivi fu quella dell'azione di un missile sparato durante una vera e propria azione di guerra tra caccia che avrebbe coinvolto il DC-9 Itavia. A supporto di questa ipotesi le comunicazioni radio di due piloti dell'Aeronautica Militare Italiana, Mario Naldini e Ivo Nutarelli che incrociarono in volo il jet civile lanciando contestualmente un allarme di "sicurezza aerea", aspetto mai approfondito in seguito dagli inquirenti.

I due piloti moriranno entrambi nel 1988 durante un'esibizione della Pattuglia Acrobatica Nazionale sopra la base tedesca di Ramstein. Altre morti misteriose coinvolsero gli operatori dei radar in servizio quella sera, dal 1980 alla metà degli anni '90. Tutte morti per suicidio o dovute a incidenti dalla dinamica spesso dubbia. Ad aggiungere mistero al mistero e ad avvalorare la tesi del combattimento aereo fu il ritrovamento il 18 luglio 1980 dei rottami di un caccia Mig-23 libico precipitato sulle alture della Sila, indizio che avrebbe fatto pensare ad un azione militare diretta contro il colonnello Muhammar Gheddafi.

Un'altra incongruenza apparve poi sull'esame autoptico del pilota libico, che fu fatta coincidere con il giorno del ritrovamento ma che alcuni elementi in seguito corretti o omessi avrebbero indicato la data dello schianto come coincidente con l'incidente del DC-9, supportata anche dalla testimonianza di alcuni militari presenti in zona che avrebbero dichiarato di essere stati inviati a piantonare il relitto la mattina del 28 giugno 1980.

Nessuna di queste dichiarazioni fu ripresa dal verbale conclusivo dell'Aeronautica Militare, mentre la salma veniva rimpatriata.

In 36 anni, non si può dire che vi sia stato un vero processo contro i presunti responsabili della strage, nonostante gli oltre 2 milioni di pagine scritte durante le inchieste giudiziarie e nelle rogatorie internazionali ora verso gli Stati Uniti, la Francia o la Libia.

Nessun responsabile è stato accertato neppure nei processi paralleli per depistaggio delle indagini Le famiglie delle vittime sono state risarcite soltanto nel 2011 a carico dei ministeri della Difesa e dei Trasporti per non aver garantito la sicurezza nei cieli quella sera di 36 anni fa. Ma la verità si trova ancora sul fondo di quelle acque scure e fonde del Tirreno, che inghiottì i resti di uno dei più grandi misteri della storia italiana.

[Questo articolo sull'anniversario della strage di Ustica è stato pubblicato per la prima volta il 27 giugno 2016]

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