Economia
May 31 2017
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, nelle Considerazioni finali presentate mercoledì 31 maggio dice che al paese serve uno "sforzo eccezionale" per superare la crisi.
La ripresa c'è ma è "debole" e le sfide che abbiamo davanti "restano impegnative".
Alla politica Visco manda un forte richiamo: "il consenso va ricercato con la definizione di programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà", servono politiche economiche non di corto raggio ma di "veduta lunga".
Questione cruciale è il mercato lavoro. I numeri sono ben lontani da quelli di gran parte dei paesi europei. La disoccupazione, "l'eredità più dolorosa della crisi", bisogna subito recuperare il differenziale di produttività e colmare il ritardo nell'adozione delle nuove tecnologie.
Altro fattore di debolezza, debito pubblico e i crediti deteriorati: rendono vulnerabile l'economia alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche". Il debito dunque deve scendere in modo tangibile, senza ritardi e senza ripetere gli errori del passato. Bisogna poi andare avanti sulle riforme su cui sono stati fatti alcuni passi ma abbiamo davanti un sentiero ancora lungo.
E a chi pensa che l'uscita dall'euro sia una soluzione, Visco dice che causerebbe instabilità".
L'impegno nell'azione di vigilanza svolta da Bankitalia sulle crisi delle banche è stato massimo. Sono state segnalate tempestivamente le ipotesi di reato, lavorando con l'autorità giudiziaria.
Visco dice no ai banchieri che "sfruttano la propria intoccabilità per abusi e favoritismi" che in poco tempo possono portare al dissesto: se gli azionisti non agiscono "si dovrà intervenire con tempestività e decisione". Bisogna agire subito per evitare la sfiducia dei clienti delle banche.
Ecco, con maggiori dettagli, cosa ha detto Visco:
In Italia l'espansione dell'economia, ancorché debole, dura da più di due anni. La crescita interessa anche le regioni meridionali ma bisogna rimuovere in modo decisivo gli ostacoli che frenano il recupero del Sud.
Agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima meta' del prossimo decennio. Al di là degli eventi congiunturali, lo sviluppo economico del nostro Paese è frenato dalla rigidità del contesto in cui operano le imprese, dalla debole dinamica della produttività, dall'insufficiente tasso di occupazione.
Il consenso alla politica da parte dei cittadini va ricercato con la definizione e la comunicazione di programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà. Interventi di sostegno alla domanda potranno lenire i costi economici e sociali della transizione, ma le politiche economiche devono avere una veduta lunga, mettere in evidenza i benefici per l'intero paese.
Nel mercato del lavoro vediamo l'eredità più dolorosa della crisi. La questione del lavoro è centrale: riguarda l'integrazione sociale e la stessa identità personale.
Sul piano economico non va vista solo come un problema congiunturale: il potenziale di crescita dell'economia dipende dalla quantità e dalla qualità della forza lavoro e dalla capacità del sistema produttivo di darle un impiego adeguato. Sono peggiorati gli standard di vita delle famiglie, soprattutto di quelle più disagiate.
L'alto livello del debito costituisce un elemento di vulnerabilità e di freno per l'economia "ed espone il Paese alla sfiducia dei mercati e a fenomeni di contagio. In dieci anni il debito potrebbe calare sotto la quota del 100%, con un tasso di crescita annuo intorno all'1%, l'inflazione al 2 e con l'onere medio in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi.
C'è una massa di 20 miliardi di sofferenze che alcune banche in difficoltà potrebbero essere costrette a cedere in tempi rapidi. Nel caso la vendita avvenisse ai prezzi attuali, le conseguenti rettifiche aggiuntive in bilancio ammonterebbero a 10 miliardi di euro.
Il sistema economico italiano, molta parte del quale è in grave ritardo nell'adozione delle nuove tecnologie, soffre da ben prima della crisi di una dinamica della produttività totale dei fattori troppo lenta.
Colmare questo ritardo e partecipare alla rivoluzione digitale in atto è necessario per evitare effetti negativi sugli standard di vita degli italiani. L'economia italiana appare vulnerabile ai processi di automazione, ma la politica economica deve tenere conto dei rischi e delle opportunità che discendono da queste tendenze di lungo periodo, perseguendo l'obiettivo, non più derogabile, di allineare l'economia italiana alle dinamiche mondiali.
A fronte di gravi mancanze abbiamo irrogato sanzioni nella misura massima prevista dall'ordinamento. Nei casi di mala gestione le ipotesi di reato sono state segnalate all'autorità giudiziaria con temepestività, avviando la collaborazione con la magistratura nel corso degli accertamenti ispettivi.
Quando si consolidano posizioni di dominio assoluto aumenta il rischio che si sfrutti la propria intoccabilità per abusi e favoritismi.
Questo può portare in un arco di tempo più o meno breve a situazioni di dissesto. Se ci si accorgerà che gli azionisti, dopo essere stati messi sull'avviso, ritardano a prendere i provvedimenti necessari si dovrà intervenire con tempestività e decisione.
Sia i livelli di istruzione formale sia le competenze di lettura e comprensione, logiche e analitiche sono in Italia distanti da quelli degli altri paesi avanzati, anche tra i giovani.
Ci sono carenze diffuse nel sistema scolastico e di istruzione superiore, così come restano tra i più bassi nel confronto internazionale i finanziamenti pubblici e privati alla ricerca e alla formazione terziaria.
(AGI)