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February 05 2016
Le violazioni dei diritti umani in Egitto tornano al centro dell'attenzione dopo la tragica morte, ancora senza colpevoli, dell'italiano Giulio Regeni.
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Centinaia di persone "scomparse", altre trovate morte dopo una detenzione extragiudiziale, torture e abusi: le organizzazioni per la difesa dei diritti civili, Human Rights Watch in testa, puntano il dito contro le forze di sicurezza egiziane, accusate di aver represso nella violenza ogni forma di opposizione al governo di Abdel Fattah al Sisi. Amnesty International e Hrw concordano sul fatto che dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi, nell'estate del 2013, l'Egitto "ha vissuto un drammatico deterioramento sul fronte dei diritti umani".
Le libertà negate
"Il governo ha severamente limitato la libertà di espressione, associazione e incontro. Migliaia sono stati arrestati nell'ambito di un giro di vite al dissenso, con alcuni detenuti scomparsi", scrive Amnesty International nel rapporto del 2015. E la repressione prosegue: "Le autorità continuano a limitare la libertà d'espressione aprendo indagini sulle Ong, arrestando persone sospettate di essere gay o transgender, o perseguitando giudiziariamente coloro accusati di diffamare la religione", scrive Hrw, nel suo report annuale del 2016 pubblicato il 27 gennaio scorso.
Desaparecidos
I rapporti tra l'organizzazione e le autorità egiziane sono molto tesi sin dal 2014, quando Hrw pubblicò un drammatico resoconto delle uccisioni di massa del 2013 nelle piazze di Rabaa e Nahda al Cairo, dove i seguaci dei Fratelli musulmani si erano accampati per protestare contro la destituzione di Morsi. Hrw scrive che "gli ufficiali della sicurezza sono responsabili di decine di scomparse, spesso di attivisti politici". L'organizzazione ha documentato diversi casi, compresi tre finiti in tragedia, con il ritrovamento dei cadaveri dei 'desaparecidos'.
Gli attivisti locali stimano che siano oltre 160 le persone scomparse in tre mesi, tra l'aprile e il giugno del 2015. Sempre secondo Hrw, "la polizia ricorre regolarmente alla tortura nel corso delle proprie indagini". I casi documentati sono almeno "465" nel corso di un paio di anni. Pochi giorni fa, il consiglio nazionale per i diritti umani ha chiesto al ministero dell'Interno del Cairo di poter effettuare delle ispezioni nelle carceri e nei commissariati, dopo "le crescenti denunce" sulla "brutalità degli agenti, e di molti casi di cittadini torturati a morte".
Gli arresti
Amnesty e Hrw lanciano poi l'allarme detenzioni: circa 12.000 persone sono state arrestate nel 2015 con l'accusa di terrorismo, che si vanno ad aggiungere alle oltre 22.000 finite in carcere tra l'estate del 2013 e il luglio del 2014. Diverse decine i casi di persone morte in detenzione. Nel settembre dello scorso anno, Sisi ha graziato circa 100 detenuti, compresi i giornalisti di al Jazeera Mohamed Fahmy and Baher Mohamed e alcuni attivisti in gravi condizioni di salute. Restano ancora in cella invece i fondatori del movimento 6 Aprile, Ahmed Maher e Mohamed Adel, il gruppo principale che diede la "spallata" al regime di Hosni Mubarak. (Ansa)