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January 18 2016
Donne pedinate, accerchiate, strattonate, rapinate, picchiate, violentate. Un uomo ha provato a difendere una ragazza ed è finito in ospedale con una coltellata alla schiena. Tra le vittime perfino una bambina di 11 anni, scesa in piazza con i familiari per festeggiare l’arrivo del nuovo anno e molestata da un immigrato marocchino senza documento di identità, che prima di farsi arrestare con l’accusa di violenza sessuale ha preso a calci i carabinieri.
Bentornati in Italia. Smaltita l’indignazione per lo stupro di massa inferto alla nostra civiltà nella notte di Colonia (qui la cronaca di quanto è successo) in cui branchi di stranieri, tra i quali anche richiedenti asilo e migranti, si sono avventati come lupi contro giovani prede colpevoli di andare in giro da sole, è arrivato il momento di guardare cosa è successo sotto i nostri campanili nelle ore in cui si festeggiava il capodanno.
Quelle che seguono sono notizie diramate dalle nostre forze di polizia, come la disavventura capitata alla bambina di Albenga. Una studentessa americana è stata aggredita a calci e pugni da un uomo che le ha sottratto anche la borsa. Siamo a Firenze, dove un’altra ragazza, uscita da un ristorante di via Panzani per fumare una sigaretta, è stata strattonata da un marocchino che ha provato a scipparla ma è stato bloccato da un amico della donna e arrestato subito dopo. Altra rapina, a Sanremo, vittima una ragazza che stava andando a riprendere il motorino parcheggiato in piazza: un maghrebino si è materializzato nell’oscurità, le ha strappato la collana e gli orecchini e si è portato via anche lo scooter.
Nelle stesse ore, a Sorrento, una ragazza di 20 anni, uscita da un locale del centro dove aveva fatto festa con gli amici, è stata bloccata mentre saliva in auto da un uomo di 32 anni, di origini afghane, che ha iniziato a molestarla. La donna è riuscita a scappare, a chiedere aiuto e lui è stato arrestato. Ancora a Sanremo: un ragazzo è finito in ospedale dopo che è stato aggredito da tre nordafricani per un apprezzamento di troppo rivolto a una donna. Stessa sorte toccata a un uomo di 24 anni in piazza Nettuno a Bologna: ha difeso una ragazza dall’invadenza di alcuni stranieri ed è stato accoltellato.
Arriviamo a San Cataldo, in Sicilia, dove una consigliera comunale del partito democratico ha raccontato su Facebook l’esperienza vissuta con la famiglia all’uscita dal cinema: «Sono stata accerchiata, inseguita e tampinata da un gruppo di extracomunitari, alcuni ubriachi, altri perfettamente lucidi. Sono indignata e sconvolta come donna, mamma, cittadino, per aver vissuto sulla mia pelle la paura e il senso di impotenza, la sensazione di vivere un coprifuoco a casa nostra, e di sentirmi estranea nella mia città: vergognoso, umiliante, triste. Da fare tanta rabbia, da far crollare le certezze personali per me che lotto ogni giorno per l’accoglienza».
Nelle parole di Marianna Guttilla c’è tutto: le nostre buone intenzioni nei confronti dei migranti, le belle parole, il sonno della ragione, la cruda realtà che ci sbatte in faccia le pericolose conseguenze che produce il nostro buonismo sciocco.
La cronaca dei fatti di capodanno può andare avanti a oltranza, con il marocchino in teoria espulso ma di fatto in piazza a Bolzano a minacciare con un coltello la gente in piazza, con l’extracomunitario che si è messo a sparare con due pistole per far festa tra la folla di Como in preda al panico, con il perugino morso alla mano da un africano che l’ha mandato in ospedale con 40 giorni di prognosi, con il ventiduenne albanese che ha accoltellato due persone a Città di Castello, e con i tunisini e rumeni che si sono dati appuntamento in piazza a Imperia e si sono fatti gli auguri a colpi di cinghia e bastoni.
Ma ci fermiamo qui, perché vogliamo tornare alle violenze contro le donne perpetrate da uomini ospitati nelle nostre città a nostre spese. I fatti di seguito riportati sono soltanto quelli registrati negli ultimi mesi, chissà quanti ne troveremmo se andassimo ancora più indietro. Ci bastano questi per capire che gli accadimenti di fine anno non sono scatenati dalla particolarità del momento, dall’alcol che impasta la solitudine e la malinconia, ma sono figli di culture maschiliste, chiuse, fanatiche, illiberali, che considerano inconcepibile, peccaminosa e perversa la libertà delle donne europee.
Un richiedente asilo nigeriano, alloggiato in un albergo della provincia di Caserta, ha importunato a lungo la psicologa del centro di accoglienza, fino a quando l’ha bloccata, l’ha molestata ed è finito in carcere. Altra operatrice violentata in un centro per rifugiati a Fiuggi, dove tre egiziani minorenni sono stati arrestati per violenza sessuale di gruppo. Ancora violenza a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, dove sono finiti in manette due profughi del Gambia. A Firenze una donna di 29 anni il 9 gennaio è stata seguita, immobilizzata, piccchiata e molestata nelle parti intime da un pakistano di 32 anni che è stato bloccato da un coraggioso tassista che ha fatto scattare l’allarme.
Di nuovo rifugiati alloggiati in una struttura del Lago di Garda: salgono su un autobus di linea diretto a Verona e molestano due ragazze minorenni: l’accusa è di violenza sessuale aggravata. Arresto anche per un etiope, beccato con i pantaloni abbassati intento a masturbarsi davanti a una scuola con numerosi bambini a Roma, e per un profugo trentenne del Bangladesh che ha palpeggiato tre donne, due minorenni, in una piscina comunale nel savonese. Altro esibizionista, a Pontedera: un migrante prima tenta di molestare due ragazzine poi si spoglia in pubblico durante la festa dei vigili del fuoco.
Senza distinzioni d’età. Una signora di 48 anni è stata aggredita a Mezzolara di Budrio, nel bolognese, da un senegalese di 22 anni richiedente asilo che ha cercato di strapparle i vestiti di dosso e l’ha molestata. A Milano, una donna di 41 anni ha ordinato la pizza a domicilio, è arrivato un fattorino diverso dal solito, egiziano, e l’ha stuprata. Aveva 70 anni, Mercedes, violentata e uccisa insieme con il marito a Palagonia, in Sicilia, dal profugo ivoriano accomodato nel Cara di Mineo. Chiudiamo con una ragazza giovane e piena di ideali, accampata per settimane sugli scogli di Ventimiglia per assistere i rifugiati e violentata da uno di loro. La giovane ha accusato i gestori italiani del presidio di averla scongiurata a tacere per paura di danneggiare la causa.
Forse è il caso di guardare in faccia la realtà, perché qui non si tratta di percezione di sicurezza, ma di una vera emergenza criminalità. Lo dicono chiaro e tondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno elaborati dal Censis. Nel 2014 sono stati denunciati 980.854 reati in tutto il territorio nazionale. Di questi, il 31,4 per cento, ovvero 307.978, sono stati commessi da stranieri. Ma gli immigrati rappresentano soltanto l’8 per cento circa della popolazione.
«C’è una evidente presenza di stranieri superiore agli italiani sulle scene del crimine» ammette con prudenza Anna Italia, ricercatrice del Censis. «Ma nella maggior parte dei casi si tratta di irregolari, perché chi sta in Italia da tempo è portato a non delinquere». Se è così, la situazione appare ancora più grave. Perché significa che i circa 420 mila immigrati senza identità accertata che si aggirano per le nostre strade hanno un livello di criminalità elevatissimo. E che le polemiche governative sull’abolizione del reato di clandestinità contengono qualche ambiguità. Del resto, il 12 gennaio lo stesso Matteo Renzi ha confermato che quel reato sarà presto cancellato, ma ha aggiunto che «vanno comunque resi più veloci i processi d’espulsione e bisogna essere più duri verso chi delinque»: un’implicita ammissione che i due problemi esistono, e che il governo non li ha certo risolti.
Tra i reati, i furti in abitazione commessi da immigrati nel 2014 sono stati 8.904, con un aumento del 138 per cento rispetto al 2010. Le denunce hanno attribuito loro 1.588 violenze sessuali: il 38,7 per cento del totale. Quelle per produzione e traffico di stupefacenti sono state 24.241, il 3,1 per cento in più. Il campo criminale dove gli stranieri hanno il monopolio è lo sfruttamento della prostituzione: con 2.417 denunciati, sono il 74,3 per cento del totale e sono aumentati del 4,4 per cento rispetto al 2010.
Anche in carcere fanno sentire il loro peso: su un totale di 52.164 detenuti al 31 dicembre 2015, ben 17.340 (33,2 per cento) sono stranieri.
Molti ci finiscono per spaccio di stupefacenti, attività che conducono di giorno nelle piazze per poi andare a dormire nei centri per rifugiati dove ricevono pure una paghetta. È il caso di 5 pregiudicati africani arrestati all’inizio dell’anno in piazza Bellini a Napoli. O dei richiedenti asilo del Gambia fermati nel rione San Berillo Vecchio di Catania. Stessa provenienza del profugo spacciatore alla stazione di Brescia ospitato all’hotel Solferino della città. Era invece alloggiato a Collegno il senegalese rapinatore seriale di piazza Bernini a Torino.
C’è chi invece si è presentato davanti alla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale raccontando di essere fra le vittime di un attentato avvenuto in Nigeria il 14 aprile 2014: la famosa strage nella stazione degli autobus, 71 morti 124 feriti per mano dei terroristi di Boko Haram. Peccato che lui in quel periodo vivesse a Benin City, nel sud del paese. Lo hanno scoperto i poliziotti di Padova quando lo hanno arrestato per sfruttamento della prostituzione: dall’interno del centro di accoglienza mandava avanti una tratta di schiave.
Già, i poliziotti. Li prendono, li arrestano, ma sanno benissimo che se li ritroveranno in strada, ancora più baldanzosi di prima. «L’ultimo dell’anno piazza Maggiore a Bologna era piena di immigrati ubriachi e molesti, appena ti avvicinavi ti prendevano in giro: andiamo in prigione?» sbotta un agente di polizia che non vuole svelare la sua identità. «Sono tutto tranne che ingenui o stupidi. Conoscono le procedure e i modi per aggirarle. Fermi uno per spaccio di droga con una montagna di precedenti e una decina di alias, lo porti in questura e il giorno dopo scopri che ti ha denunciato per violenze e percosse mentre tu ti sei preso sputi e calci e non hai alzato un dito. Tanti colleghi vanno in giro con una telecamera attaccata addosso per paura di finire nei guai. Il clima è pesante: una volta ti facevi quasi raccomandare per lavorare nelle volanti, era il posto più ambito, oggi non ci vuole andare nessuno».
Possiamo continuare a tenere gli occhi chiusi di fronte all’evidenza, ma finiremo per pagare le conseguenze a caro prezzo. La campana è suonata nei giorni scorsi al rione Matierno di Salerno, dove una folla armata di pietre, e pare anche di pistole, ha preso d’assalto il centro di accoglienza per dare la caccia a un richiedente asilo che avrebbe molestato una ragazza di 14 anni.
Messaggio forte e chiaro, continuando di questo passo si andrà allo scontro, di civiltà e di inciviltà.